di Lidano Grassucci
Il socialismo è portare avanti tutti quelli che sono nati indietro
Pietro Nenni
Cambiare il fisco italiano? Si, serve è utile ma il nodo sul come è dentro due aspetti: quali sono le funzioni dello Stato? Chi deve pagare il conto?
Se le funzioni sono di equità sociale allora il conto lo deve pagare chi può. Se lo Stato deve stare da parte, guardare e non agire, allora il conto è di tutti e quindi paga di più chi non può.
La scelta della destra é la seconda in nome della libertà della forza nella giungla, vince chi è più forte. Ma chi è più forte non è il più generoso e non è neanche chi “spende” di più, ma chi sottrare più ricchezza al gioco in nome della sua sicurezza.
La sinistra riformista invece sceglie lo stato Robin Hood (torniamo ad usare i termini della nostra cultura politica quasi trasformato in bestemmia nel pensiero unico neoliberista)
Se ai tempi della Fiat di Vittorio Valletta un manager guadagnava trentatré volte il salario del suo operaio, oggi siamo quasi a 500 volte e un uomo non vive 500 volte di più di un altro, non ha 500 bisogni in più.
Questo non é merito premiato ma prepotenza applicata e non produce ricchezza ma rendita parassitaria.
Non vanno ridotte le aliquote ma cancellate quelle basse e moltiplicate quelle alte, quelle sulle rendite finanziarie. Herry Ford diceva “non c’è vero progresso se i cambiamenti non sono disponibili per tutti” così la ricchezza non esiste se non è patrimonio di tutti.
Noi parliamo di eguaglianza che non è certo identicità,, bisogna premiare il talento ma non disumanamente, ma rispettosamente. La riforma della destra cerca di identicizzate le posizioni dei contribuenti che invece sono diseguali in partenza, durante e al traguardo.
La sua ingiustizia non sta nei numeri ma nella scelta di fondo “lo stato minimo”, lo Stato che disturba il naturale corso delle cose. Ma se non governiamo un fiume questo inonda quando c’è la piena e non è generoso al tempo della secca, serve la ragione degli uomini che pensano al fiume nel suo intero corso e non ciascuno nel tratto davanti casa sua.
Il confronto sulla riforma fiscale è diventato tutto tecnico, non si è mai presa in considerazione l’umanità dei tassati, ma sempre i numeri e la tecnica contabile.
Una riforma fiscale è un dibattito culturale, politico, sociale è scelta nelle carne delle persone. In questo confronto si sentono, forti, le ragioni che mancano dei socialisti gli unici che hanno nel loro dna la consapevolezza dell’errore nel non tenere in piedi il bisogno rispetto al talento, ma anche il talento rispetto al bisogno. Per noi, per noi socialisti, un fisco che pensa a come incassare dalle persone e non a come mutare le condizioni delle persone è errore grave. Se chi lavora non arriva a fine mese e chi non lo fa avanza ogni mese e si crea le rendite già al prossimo mese esiste il bisogno urgente di socialisti.