Premessa
Qualche tempo fa scrissi un pezzo completamente dedicato a Marco Accetti, un articolo che sostanzialmente confermerei. Una persona fatta di luci e molte ombre che da dieci anni si è fatto attore del caso di Emanuela Orlandi. Inizialmente l’ho pensato un millantatore tout court.
Ho poi cominciato a studiarlo, aggiungendo passo passo, sulla mia mappa, ogni luogo, ogni sua proprietà, ogni sua frequentazione e, realizzando progressivamente che ogni luogo avesse conosciuto la sua presenza, contava di rimando qualche assenza. La certezza: è un seriale. L’euforia di poter vestire i panni di una novella Clarice Starlin, ha presto iniziato ad infrangersi sul muro delle ovvietà.
Il cerchio si è chiuso, ricongiungendosi: è un gran bugiardo, uno di quelli che ha passato il limite della patologia da un pezzo, ma lo fa scientemente e ci si diverte anche. Alcune menzogne se le è ripetute a tal punto, da averle assimilate quali episodi realmente accaduti.
Molte persone, la maggioranza delle quali non si è mai interfacciata con MFA, mi invitavano a non perdere tempo con lui, le ringrazio ma, confermo che non ne ho perso. Al contrario, invito tutte le persone che sono realmente interessate al caso Orlandi, a perdercene un po’. Lui sa molto e non vi dirà mai niente. E questo è già un elemento da tenere in grande considerazione. Non trovate?
Coloro che ritengono che sia un elemento inutile, così come ritengono lo siano le mappe, facilmente si troveranno impantanate nelle loro, convinzioni personali. Dopotutto è pur sempre il telefonista, e su questo potete scommetterci. Vi basterebbe avere un paio di conversazioni telefoniche e vi si dipanerebbe ogni dubbio. Anche per che due telefonate con MFA sono praticamente un Master di terzo livello dal momento che durano da un minimo di 90 minuti alle 4 ore abbondanti.
Il telefonista
Non esiste un telefonista fase 1 e un telefonista fase 2, la dimostrazione è il suo pluri-quarantennale catarro. Al di là del timbro, MFA ha, nelle sue maniere affettate, un modo di esprimersi unico, con dei tempi e con il prolungamento delle vocali, che permangono anche se imita un turco.
Starete tutti pensando che dunque lui ha avuto un ruolo, forse ha pedinato, oppure si è occupato unicamente del sequestro, consegnando poi la/le ragazze a qualcun altro. No, non ha fatto niente di tutto ciò, non credo abbia mai nemmeno visto l’Orlandi e se l’ha fatto, in un occasione fortuita.
Con Mirella Gregori è sicuramente più plausibile l’incontro, ma per prossimità topografica. Potrebbe anche averci chiacchierato e aver frequentato il suo bar, come ha spiegato anche lui, sopra i 13 anni non ravvisa grandi differenze.
Il Pifferaio Tragico
Nel pieno declino della pista Minardi, la scomparsa della cittadina vaticana torna alla ribalta con la comparsa dell’Uomo del Piffero; siamo nel 2013, a trent’anni esatti dalla scomparsa di Emanuela Orlandi, al colpo di gong della prescrizione quando un uomo con la papalina nera fa ritrovare il flauto della ragazza scomparsa. Quello che potrebbe essere il flauto, e molto probabilmente lo è. Con queste quattro righe, si conclude il momento verità di Marco Accetti. Poi, letteralmente, il cinema.
Prima si accusa di essere il sequestratore di Emanuela e Mirella; per non lasciare, raddoppia: in partita ora anche la giovane 17enne assassinata brutalmente il 21 gennaio del 1984, Catherine Skerl, e un’altra scomparsa di rilievo, Alessia Rosati. A pensar male verrebbe da immaginare un accordo a due, a tavolino, ma è fantascienza. Nessuno potrebbe escogitare una baracconata simile, nessuno arriverebbe mai, a calpestare e danneggiare a tal punto il diritto alla giustizia e alla verità delle vittime e dei loro affetti più cari.
I cari delle vittime -di altri-, sono il suo bersaglio preferito. Forse pensa di alleviare le loro sofferenze perseguitandoli, inviando lettere con ciuffi di capelli, trucioli di bara e richiesta di liberazione di prigionieri. Ci pensate che ha fatto tutto da solo, con l’ausilio della sventurata di turno. Se non fosse atroce, sarebbe geniale. Ha tenuto in scacco il Vaticano e il Quirinale con qualche giro di telefonate. Una nazione con il fiato sospeso, ma lui non è soddisfatto, e allora si riaprono le danze: Turkesh, lettere da Boston e Phoenix, si anche Phoenix, tranne in quell’occasione in cui l’hanno minacciato di diventare parte dell’amato sottosuolo. Non posso metterci la mano sul fuoco ma punterei su Gangi, oppure uno degli altri: questo Accetti è una mina vagante.
Il diritto alla menzogna
Per il quarantesimo anniversario senza Emanuele e Mirella, Marco ha rivisitato quasi tutte le versioni. Io penso che si sia annoiato a furia di ripetere a solita solfa, poi va snellita perchè la memoria con l’età tentenna. Non è più la novità, c’è molta carne al fuoco, oltre a Orlandi e, nel caso di Commissione parlamentare d’inchiesta, c’è anche Mirella Gregori, in fase di indagine anche il caso Skerl, che ha conosciuto l’ingresso di un personaggio inedito: Francesco Morini.
Morini è il fidanzatino conosciuto a S. Silvestro e con il quale si frequenterà solo venti giorni, sufficienti per il volume che debutterà il prossimo ottobre. Il libro, secondo quanto afferma l’autore in un’intervista web, sulla morte della Skerl sposa la teoria del complotto internazionale. Questo a riprova che la formula Accetti non è ancora superata.
Il restyling di MFA prevede uno smantellamento del sistema di decodifica dei codici criptati. A proposito di cripte, è bene ricordare che Marco Accetti è indagato per il reato di trafugamento della bara di Catherine Skerl e non per il Caso di Emanuela Orlandi, di cui continua a parlare durante la audizione con il PM Amelio ma, mi confida, resta inascoltato. Non oso immaginare i livelli di esasperazione del magistrato.
È convinto che a breve verrà sentito. Si sarebbe fatta avanti anche la ragazza che accettò di effettuare una delle telefonate, nell’estate del 1983. Siamo tutti nella trepidante attesa di scoprire cosa le raccontò per convincere quella che, ai tempi, altro non era che una ragazzina. Personalmente restringerei il campo a due ipotesi: un provino, oppure una questione di vita o di morte costruita intorno alla trama di qualche noto film, forse la guerra dei mondi.
L’audio delle sevizie
Intorno a questo aspetto abbiamo avuto un confronto proprio un paio di giorni fa, quando ho tentato di far comprendere all’Accetti la crudeltà gratuita, indirizzata ad una famiglia già sufficientemente straziata dal dolore. Ne ho parlato anche con il collega Pierdomenico Corte, con cui spesso mi confronto e, mantenendo sempre un margine di incertezza, è improbabile che l’audio sia autentico. Se sulle telefonate metterei la mano sul fuoco e, previo consenso di Accetti potrei anche pubblicare qualche secondo delle telefonate dell’epoca e altrettanti della dimostrazione, logica mi suggerisce che l’attività epistolare abbia la medesima origine
Personalmente propendere per l’opzione dell’audio contraffatto, mi rasserena, ma fino ad un certo punto. Tuttavia si tratta di un atto di estrema crudeltà, una crudeltà gratuita nei confronti dei familiari di Emanuela Orlandi. Potrebbero anche esserci delle spiegazioni sul metodo utilizzato per il montaggio.
Mi sono rivolta per un parere a un tecnico del suono, il quale mi ha spiegato che, per creare quel genere di risultato, tenendo presente il tipo di tecnologia e di strumentazione disponibile all’epoca, si poteva procedere in più modi, con soluzioni più o meno amatoriali, più o meno costose.
Il metodo per ottenere il risultato migliore era possibile ottenerlo con uno strumento che permetteva la sovrapposizione di bobine con le tracce selezione che andavano poi a registrare su un’altra bobina con nastro vergine.
Il 20 dicembre di quello stesso 1983, Marco Accetti travolge, uccidendolo, il piccolo Josè Garramon, di cui parlerò nei prossimi giorni. Il veicolo è confiscato dalle forze dell’ordine, per essere messo successivamente a disposizione degli inquirenti. Il Ford Transit guidato da Marco Accetti è fotografato da varie angolazioni. Nella fotografia qui riproposta , si può chiaramente notare la presenza di una grossa scatola, recante la scritta FBT- Elettronica, oggi come allora, importante azienda nel campo della produzione di tecnologia audio. Potrebbe essere lo strumento giusto per realizzare quella che è diventata la nota “registrazione delle torture“.
Come il prezzemolo
Potrebbe esserci una spiegazione anche al contenuto sia per la registrazione delle torture, sia per la traccia precedente, quella in cui si Emanuela parla della scuola e su cui tutti concordiamo, nel ritenerla molto simile a quello che si dice generalmente in un provino.
Per settimane ho chiesto ad Accetti se conoscesse Felix, data la comunanza di interessi : l’uomo aveva avuto una parte nel film Catacombs (per conoscere meglio il personaggio di Felix , qui); MFA mi risponde negativamente e anche un po’ scocciato tutte le volte che gli rinnovo la domanda. Questo fino a due giorni fa: Accetti è un “uomo del Novecento“, come dice lui quando entra nel mood “ora faccio l’aristocratico”, non riesce ad aprire file (con le tombe va fortissimo cit.), e non ha capito come si scarica un documento. Essendo io parte dell’universo femminile, mi ha ovviamente preso per la sua segretaria. A me sta bene: gli mostro lo screen della pagina di suo interesse, naturalmente oscurata, do ut des...
Tutto sommato un po’ Felix lo conosce, ha lavorato un po’ per lui. Welner aveva una società fittizia in zona Termini, con cui frodava le ragazze e i ragazzi. Accetti mi ha riferito che l’azienda si chiamava Sidem, non ho trovato nulla, sarà il primo nome che gli è venuto in mente.
Si spacciavano per agenti e facevano provini, a pagamento, ma non c’era nessun film in cui recitare, a meno che la sventurata e già frodata di turno, vedesse un possibile sbocco professionale nel mondo della pornografia.
Il reclutamento ragazze (N.d.A) avveniva prevalentemente per le strade, dire una frase davanti ad una telecamera, se vieni fermata mentre passeggi con le amiche in Piazza Navona, appare un gioco innocente. Ma se firmi una liberatoria, stai consegnando tuoi dati sensibili, come l’indirizzo (dal quale è semplice recuperare il recapito telefonico.
Accetti si è affrettato a dirmi che non ricorda l’anno in cui ha lavorato per lui, io non avevo chiesto nulla… excusatio non petita, accusatio manifesta… Secondo me era il 1982 o il 1983. Ipotizzando che Emanuela possa essere stata fermata in piazza Navona da uno dei Talent Scout al servizio di Felix, lo stesso era in possesso di un suo video e dei suoi dati.
L’audio delle sevizie, partendo dall’assunto che sia un fake potrebbe essere, come ipotizzato dalla criminalpol, frutto di tagli di film porno o di quel genere il Nazi-exploition o brutal (qui) a cui MFA poteva avere facile accesso grazie alle sue amicizie nel mondo del cinema e dallo spettacolo.
Un’altra opzione, che spiegherebbe la non rintracciabilità di questi film, è che si tratti di porno amatoriali, porno di provenienti dall’Europa dell’est in anni in cui, tra i blocchi non vi era scambio– se ha lavorato per Felix Welner, che è polacco, potrebbe aver attinto da quelle pellicole.
Infine l’opzione che atterrisce e che proprio in quegli anni conosce la sua diffusione anche in territorio italiano: lo snuff-movie.
Grande Mago
Vado ora ad elencare alcune notizie, prevalentemente di carattere personale, da sempre inspiegabilmente note a Marco Accetti e che, proprio per questo motivo, frutto negli anni di gradi perplessità per giudici e magistrati. Ricordo che Capaldo si rifiutò di firmare la sentenza di archiviazione del 2015. (Per approfondimenti qui):
- Marche dei vestiti indossati da Mirella quel giorno
- Presenza di ciclo mestruale per Emanuela Orlandi
- Conoscenza del Ristorante dove Emanuela si era recata con la famiglia
- Il nome del cane precedente
- Il disagio nell’indossare gli occhiali e la citazione dell’Avon (notizie non riservate ma per l’epoca non di dominio pubblico)
Ora procedo con le notizie a cui non sa rispondere o risponde in maniera erronea
- Sostiene di aver seguito anche il giorno precedente la scomparsa, Emanuela fino a alla scuola di musica. La cosa risulta impossibile perché Emanuela non ha lezione tutti i giorni.
- Non è a conoscenza della tentata effrazione (che avrebbe dovuto essere lui a compiere) alla segreteria della scuola.
- Ignora che sia Marta Szepesvari, l’unica compagna della scuola di musica ad aver parlato con il “biondo riccio” e il cui identikit combacia con quello di un altro amico di Emanuela che non è tra gli allievi dell’istituto Ludovico da Victoria
- L’automobile di MFA era si verde ma si tratta di una Citroen
- La descrizione e l’identikit forniti non combaciano
- Alla richiesta di descrivere il bar della famiglia de Vito, fornisce una descrizione scorretta.
- Alla richiesta di descrivere Sonia de Vito non risponde e cambia discorso.
Ho elencato solo alcuni dei molti paradossi che disarmano e, oggettivamente, confondono. Qualora l’Accetti fosse il sequestratore, non è oggettivamente possibile che non sia a conoscenza di importanti eventi e informazioni basilari, al di là della memoria, come ad esempio ignorare di aver parlato con Marta o di aver commesso una tentata effrazione a cui è seguita regolare denuncia. Evidentemente il ragazzo biondo e riccio davanti alla scuola, la cui descrizione potrebbe combaciare con MFA non viene mai nominato e Accetti, va a collocarsi nel luogo sbagliato, con l’auto sbagliata e evidentemente con età e viso sbagliato.
Al contrario, il trovarsi in prossimità con chi è direttamente implicato determina l’acquisizione di una serie di informazioni a monte che, ad un individuo come Marco Accetti stimolano nell’immediato la fantasia.
Io me lo immagino mentre prepara trame, tranelli ed enigmi. Non so se avesse mai anche solo immaginato di provocare tutto questo con qualche telefonata e qualche lettera e un perfetto mixaggio di trame cinematografiche. Se a questa fantasia si somma la sua capacità, coadiuvato dalla complice, di intortare, affabulare e raggirare con il gioco è fatto
Resto convinta che chiunque tratti il caso Orlandi, con Marco Accetti ci deve parlare. Con mentalità.
RIPRODUZIONE RISERVATA ©