Di Aldo Repeti
È di questi giorni la decisione della corte d’appello francese di rifiutare l’estradizione dei terroristi rossi rifugiati ormai da 30/40 anni in Francia.
Queste le motivazioni: “molti degli arrestati erano stati giudicati in Italia in loro assenza, e non avrebbero avuto la possibilità di difendersi in un nuovo processo poiché la legge italiana non offre questa garanzia.”
Poi il tribunale francese si è spinto a sottolineare che “i rifugiati vivevano in Francia da ormai 24-40 anni. Questo significava una vita nuova familiare, sociale e lavorativa rompendo qualsiasi legame con l’Italia e la vecchia vita.” Dunque per i giudici francesi la loro estradizione avrebbe provocato un danno sproporzionato al loro diritto a una vita privata e familiare.
Trovo queste motivazioni decisamente abominevoli!
- Intanto va ricordato che questi terroristi sono stati condannati da un tribunale di un Paese libero e democratico e non già di un Paese dove i diritti dell’uomo sono significativamente oppressi. Poi la loro “assenza durante i processi” non è certo imputabile ai giudici italiani, ma al fatto che hanno scelto di essere latitanti sfuggendo al giudizio dopo aver commesso i fatti per cui poi sono stati condannati. Assenza, infine, che affonda le ragioni nel fatto che questi non hanno riconosciuto le istituzioni italiane cui, a suo tempo, hanno dichiarato guerra. È condizione essenziale in uno stato di diritto non riconoscere le istituzioni e solo per questo addurre ragioni di non riconoscibilità delle sentenze emesse? È per questo che si sono volontariamente resi assenti durante i processi! Non perché qualcuno ha loro negato il diritto di difendersi!
- In secondo luogo non si tiene conto del fatto che la loro “nuova vita familiare, sociale e lavorativa” se la sono potuta costruire proprio per la scelta di fuggire dal giudizio sulle proprie azioni. Azioni da cui mai hanno preso le distanze! Si sono creati, cioè, la possibilità di cambiare vita applicando un libero arbitrio che hanno violentemente negato alle vittime delle loro azioni ed ai loro familiari.
Dunque la decisione dei giudici francesi è una doppia offesa.
Allo stato di diritto di un Paese democratico che, pur con tutti i limiti (ma quello francese è perfetto??), ha saputo uscire da una stagione di sangue e terrore perpetrato da chi voleva sovvertire la democrazia con il terrorismo colpendo a morte i suoi rappresentanti.
Offesa poi al libero arbitrio, cioè al diritto di farsi “una vita sociale, familiare e lavorativa” a tutte le vittime uccise nel nome di deliranti pensieri politici ed a quelle delle loro famiglie cui hanno privato la possibilità di crescere con accanto un figlio o un padre.
No cari francesi! Siete nel torto marcio!
Un principio indiscusso della giustizia “giusta” è la certezza della pena ed in questo caso è stato negato due volte: dalla latitanza dei terroristi e dalla tracotanza di certi giudici francesi.
Altra cosa è chiedere che la giustizia non si trasformi in accanimento e che pretenda di lasciare in carcere persone dopo 40 anni in cui effettivamente, ed a fronte di evidenze oggettive, queste persone sono altro rispetto a quelle che a suo tempo hanno compiuto gli omicidi.
Ma qui è il punto! Questi terroristi non possono certo parlare di accanimento della giustizia che vuol dare seguito alla certezza del giudizio, visto che né lo hanno mai accettato e riconosciuto e né lo hanno subito sulla propria pelle.
È un atteggiamento spocchioso, ideologico ed offensivo quello dei giudici francesi che, c’è da scommetterci, a parti invertite avrebbero fatto fuoco e fiamme contro l’italietta inaffidabile.
Cari francesi siete meritoriamente la patria di “libertè egalitè fraternitè”.
Ma avete negato la libertà di farsi una vita serena, per quanto potesse esserlo, ai familiari delle vittime contando sulla certezza della pena.
Avete negato l’uguaglianza di trattamento a chi commette omicidi e l’uguaglianza di diritti a godere del libero arbitrio di farsi una nuova vita familiare, sociale e lavorativa ai familiari delle vittime impedendo loro di ricevere giustizia.
Avete infine negato la fraternità ad un Paese amico, che condivide con voi i valori di democrazia e libertà. La fraternità che questo Paese non vi ha negato quando voi siete stati vittime del terrorismo islamico.
Cari francesi avete atrofizzato i valori in cui credete e crediamo
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