di Alessandro Perelli
Stiamo entrando in una fase ancora più pericolosa della guerra in Ucraina? Gli Stati Uniti e gli alleati Paesi che aderiscono alla NATO pensano a interventi militari diretti contro Mosca? Cominciamo dall’ attualità..Le richieste di Zelensky di maggiori e più potenti aiuti militari ,dopo i tentennamenti di Olaf Scholz, sono state accolte. Fondamentale a questo proposito la decisione di Joe Biden di inviare a Kiev i carri armati Abrams, la qual cosa ha sbloccato quelli tedeschi Leopard in realtà, se sul piano squisitamente militare ciò ha comportato un miglioramento qualitativo delle possibilità difensive di Kiev, da quello politico non ha cambiato un granché della situazione. A quasi un anno di distanza dall’ attacco di Putin all’ Ucraina, definito dallo stesso “operazione speciale”, con una terminologia che ormai agli occhi di tutti appare come strumentale, occorre riferirsi rigorosamente a fatti. È un fatto accertato che in seguito alla scelta dell’ indipendenza da Mosca, voluta nel 1991 democraticamente, Vladimir Putin ha inviato il 21 febbraio 2022 le truppe russe ad invadere l’Ucraina scagliandosi contro il sacrosanto principiò della libera determinazione dei popoli. Poi si possono trovare mille spiegazioni di questo gesto che però non lo giustificano nella sua inammissibilità. La resistenza del popolo ucraino ha fatto sì che quella che il dittatore russo pensava una facile e breve vittoria militare si trasformasse in un complicato conflitto che dura tuttora con ingenti perdite umane anche tra i suoi soldati. L’ Unione Europea, alleata con gli Stati Uniti, come poteva comportarsi di fronte all’inammissibile aggressione di un Paese amico che aveva già manifestato la sua volontà di adesione? In due modi: evitando di scendere in campo direttamente con le conseguenze di una guerra mondiale dai probabili risvolti atomici o con le sanzioni e inviando aiuti militari a Kiev. È quest’ultima scelta che ha fatto. Tutti i dubbi legittimi su queste misure prese per aiutare l’Ucraina, ma anche per preservarsi da possibili future mosse del dittatore russo, hanno in realtà solo portato vantaggi a Putin che grazie a questi tentennamenti e all’utilizzo del ricatto della mancata vendita delle sue risorse energetiche ha cercato di condizionare a suo favore gli umori e le simpatie dei governi occidentali. In questo senso hanno giocato anche alcune manifestazioni nostalgiche di stampo neonazista nonché alcuni episodi di corruzione (su cui Zelensky è intervenuto presentemente in questi giorni) avvenuti in Ucraina. Oggi non sembra corretto parlare di un aggravamento della guerra in atto. Gli Usa, la Nato e i Paesi che condannano l’aggressione di Mosca hanno semplicemente aumentato quantitativamente e qualitativamente gli aiuti militari a Kiev nella speranza che Putin si ritiri dalle zone occupate e si possa aprire una trattativa concreta e credibile tra le parti che parta dal riconoscimento dell’ indipendenza dell’ Ucraina e della sua integrità territoriale. Chiamarsi fuori da questa partita tirando in ballo ragioni utilitaristiche di convenienza significherebbe rinunciare alla difesa di quei valori democratici che hanno ispirato la nostra Costituzione e dar ragione a coloro che utilizzano la violenza e la sopraffazione come metodo di condotta. La ricerca di una soluzione pacifica è sicuramente prioritaria ma in un quadro di chiarezza e di certezza.
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