di Francesco Ruvinetti.
Il primo incontro dell’associazione socialista liberale che, tra l’altro, ha registrato dalla sua formazione ad oggi più di mille aderenti (un risultato ben al di sopra delle mie aspettative), ha evidenziato i limiti imposti dall’ambiguità della sua costituzione che vede soci iscritti sia all’associazione che al PSI. Il dibattito, infatti, più che sul futuro dei socialisti, come recitava il titolo del convegno, si è incentrato sul rapporto tra l’associazione e l’ancora esistente (almeno formalmente) PSI. Il fatto è che non si può, per molto tempo ancora, mantenere questa ambiguità che rappresenta una vera e propria palla al piede sul futuro dell’associazione e del socialismo liberale (più che dei socialisti che spesso non meritano quel glorioso appellativo).
Ora una cosa dopo 30 anni ci dobbiamo chiedere, ma quando un partito deve dichiararsi morto? La risposta è: quando ha esaurito la sua funzione nella società; quando tra partito e società non c’è più alcun legame. Ma come si fa a stabilire se esiste o non esiste quel legame? Semplice: dal consenso che un
partito conquista alle elezioni, Se ottiene voti e rappresentanza nelle istituzioni democratiche allora ha ragione di esistere, se non li ottiene deve dichiararsi sconfitto e cessare di esistere e di riunire organi che non fanno altro che vedere conflitti sempre più accesi tra ì suoi appartenenti, un pò come i polli di Renzo, nella totale indifferenza del resto della società.
Ora nel 2008 il PSI ottenne lo 0,9% dei voti e negli anni successivi è, addirittura calato ulteriormente allo 0,6% con un deputato eletto, mentre alle ultime elezioni non ha ottenuto nemmeno il deputato (rappresentanza zero). E oggi? Mauro del Bue ieri parlava di un accredito dello 0,1%. Qui non interessa cercare responsabilità, ma Santo Iddio, dovremo pure convenire che quel partito ha esaurito la sua funzione e deve dichiararsi morto! Cosa altro deve succedere per convincerci di questo dato che non ammette repliche perchè è matematico?
Nessuno ha pensato che la nascita dell’associazione socialista liberale, alla quale io ho aderito dopo essermi dimesso dal PSI, avesse un qualche legame con questo esaurimento storico? E’ morto per questo il socialismo? Forse morirà anche lui, ma almeno per ora in Europa esiste ancora e Filippo Turati, a Livorno nel 1921, disse che il socialismo era “immortale” e che prima o poi (e qui si sbagliò) anche icomunisti l’avrebbero capito (invece non l’hanno capito mai). Non è ora, aggiungo io, di cercare un’altra strada per l’affermazione del socialismo? (e, ripeto, non dei socialisti, Dio ce ne liberi. Anche Turati lo diceva e ne aveva ben donde).
Ecco l’associazione socialista liberale dove servire a questo: a trovare un’altra strada per imboccare la via maestra del socialismo riformista e liberale. Nel breve periodo e nel contesto politico dell’oggi cosa significa per noi questo? Significa lavorare alla creazione di una terza forza che unisca socialisti, riformisti e liberali. Una forza che si distingua dal trio Schlein- Conte-Fratoianni e da quello Meloni-Salvini-Taiani. Non sarà il massimo, ma Bettino Craxi non c’è più da 23 anni e faccio fatica a vederlo oggi in uno di questi due schieramenti.