Premessa
Torno ancora sugli ultimi momenti in cui Emanuela Orlandi è stata vista. Sulla grande confusione che ancora ne deriva. Confusione frutto di deposizioni discordanti tanto tra le giovani testimoni, quanto tra le persone più adulte che si trovavano in prossimità della giovane cittadina vaticana quel pomeriggio del 22 giugno 1983.
Credo che provare davvero a mettere dei punti fermi sia di fondamentale importanza, così come mettere in risalto chi, sia nel corso delle varie deposizioni, sia nelle dichiarazioni rilasciate agli organi di stampa, abbia assunto posizioni contraddittorie, e ripartire da lì. Inutile sottolineare quanto quarant’anni possano aver deteriorato, viziato e modificato i ricordi, ma tant’è: in dietro non si torna.
Ancora oggi non è chiaro il motivo per cui non si fosse proceduto con serrati confronti tra i teste principali al fine di far luce, per quanto possibile, sugli ultimi spostamenti di Emanuela o meglio, per quale ragione furono taciuti ed accantonati dettagli fondamentali, come l’identità della ragazza che per ultima fu vista alla fermata dell’autobus 70.
Tra i protagonisti che meno brillarono per trasparenza, c’è sicuramente la direttrice della scuola di musica, suor Dolores Salsano, deceduta nel 1988, portando seco molti segreti e sicuramente qualche verità sulla vicenda di Emanuela Orlandi.
La ragazza misteriosa
Scappa da ridere, quando si dovrebbe piangere, all’idea cha la ragazza misteriosa, quella bassa e riccia che fu vista alla fermata da Maria Grazia Casini, era tutt’altro che misteriosa. Suor Dolores la identificò e interrogò sempre in presenza della Casini. Di chi si trattava? Di Laura Casagrande. Senza squilli di trombe, senza urlare allo scoop, la notizia è riportata nel libro scritto a quattro mani da Ferruccio Pinotti e Giancarlo Capaldo, La ragazza che sapeva troppo. Come il caso Emanuela Orlandi è stato coperto in Vaticano per 40 anni, Solferino, 27/06/23.
Il magistrato non pare lasciare margini di dubbio, ma ricordo che durante la sua deposizione Antonio V. parlò anche di un’altra ragazza, Federica, che camminava con Emanuela e a cui si sarebbero poi unite anche Monzi e Casini. Il fatto che Casagrande sembri essere la ragazza accanto ad Emanuela alla partenza del 70, non significa nulla in particolare, soprattutto se oltre a Paolini, anche un reverendo può confermare che l’Orlandi fosse davanti a Sant’Apollinare, sola, alle 19.10.
Ritengo difficile, a questo riguardo, un errore da parte di chi, come Giancarlo Capaldo, il caso di Emanuela Orlandi, nel suo ruolo di magistrato, l’ha affrontato direttamente. D’altra parte l’affidabilità di suor Dolores deve essere ancora stabilita. A questo riguardo riporto fedelmente:
«Maria Grazia Casini non conosceva il nome della ragazza mora ed è normale, essendo il Da Victoria frequentato da oltre settecento iscritti. Suor Dolores la individuò in Laura Casagrande, ma quest’ultima ha negato di aver percorso con Emanuela corso Rinascimento. E, stranamente, la reverenda, nelle deposizioni del 5 e del 10 luglio 1983, non menzionerà quell’allieva mora[…]»
Non possiamo soprassedere da alcune osservazioni o meglio, da alcuni interrogativi:
- Per quale motivo Suor Dolores decide di non voler menzionare Laura Casagrande? Trovo difficile che si possa sostenere qualsiasi forma di tutela e riguardo, data la giovane età, davanti ad un fatto della gravità tale, quale la scomparsa di una ragazza. Inoltre come altre coetanee fu comunque ascoltata.
- Se è comprensibile, dato il numero di studenti, che Maria Grazia Casini, ma anche Raffaella Monzi, non conoscessero al momento il nome della ragazza mora, è possibile che non se ne sia sincerate in un secondo momento?
- Per quale motivo, anche in questo caso, non fu fatta una comparazione e un successivo confronto sulle discrepanze?
- Maria Grazia Casini, da sempre ritenuta la teste più affidabile, è presente al momento dell’“interrogatorio” a cui suor Dolores sottopone la Casagrande. Ha dunque modo di osservarla con attenzione e, oltretutto, in quel frangente l’amica Emanuela è già scomparsa. Siamo perciò in giorni estremamente delicati e di tensione, il cui ricordo immagino, è restato indelebile nella memoria.
- Successivamente queste ragazze vengono ascoltate più volte tanto dagli inquirenti quanto intervistate dalla stampa. Anni dopo Laura Casagrande è raggiunta e intervistata anche dalla trasmissione Rai, Telefono Giallo. È possibile che la Casini non ricordi ancora il nome? Negli interrogatori successivi è andata ad indicare Laura Casagrande come l’ultima persona ad aver visto Emanuela? Ne ha dato notizia almeno alla famiglia?
- Domanda spontanea e consequenziale è, qualora non avesse mai riferito questa notizia, il motivo. È stata suor Dolores a pregarla di non farne parole con alcuno? Ha ricevuto minacce, e se si, chi gliele ha mosse? Sono minacce arrivate dall’ambiente scolastico, dalla famiglia della compagna di scuola o da coloro che si sono resi responsabile della scomparsa di Emanuela?
Dalle deposizioni dell’epoca emerse che la Casini giunse alla fermata dell’autobus 70 di viale Rinascimento con due amici, a cui si aggiunse Raffaella Monzi; insieme presero l’autobus salutando Emanuela che era rimasta a terra con un’amica riccia e mora, leggermente più bassa. Circostanza che sostanzialmente viene confermata da Raffaella Monzi la quale, però avrebbe percorso la strada da scuola alla fermata insieme ad Emanuela, che le chiese anche consiglio rispetto l’offerta di lavoro. Laura Casagrande afferma invece di aver anticipato Emanuela perché di fretta, percorrendo viale Risorgimento in compagnia di un’altra amica, premurandosi però di voltarsi di tanto in tanto per osservare il gruppo di amici a distanza, davanti ai quali, camminava sola Emanuela.
Giunta alla fine del viale e voltandosi vide solo il gruppo ma non più la quindicenne vaticana; chiedendo notizia di Emanuela a un altro compagno di cui non ricorda il nome, lo stesso le rispondeva affermando che non ne sapeva nulla. A quel punto la Casagrande avrebbe raggiunto la sua fermata, quella del 64, in compagnia dell’amica Maria Teresa e si sarebbe diretta a casa.
Cosa dichiararono esattamente le ragazze nelle rispettive deposizioni potete leggerlo in questi due articoli (qui e qui).
È davvero insensato l’approccio che venne tenuto da chi conduceva le indagini, nei primi giorni. Non aver confrontato le deposizioni ed ascoltato altri studenti a conferma delle varie versioni raccolte, soprattutto perché contrastanti, è la causa principale della non soluzione del caso.
Le versioni di suor Dolores Salsano
A danneggiare definitivamente l’acquisizione di elementi, è l’atteggiamento poco limpido assunto dalla direttrice dell’istituto. Suor Dolores, interrogata a ridosso della scomparsa. Riporto ora quelle che furono le parole della direttrice alla famiglia Orlandi, lo stesso 22 giugno 1983, giorno della scomparsa.
Quella sera ricorda Pietro Orlandi, si decisero a chiamare, prima delle 22.00, la direttrice della scuola per aver notizie di Emanuela, forse si erano trattenuti un po’ a scuola o c’erano ancora problemi con i mezzi dati gli scioperi di quei giorni:
«Emanuela è arrivata a scuola in ritardo e ne è uscita in anticipo, verso le 18.45, vedrete che si sarà fermata con gli amici in qualche pizzeria qui nei dintorni».
La direttrice viene ascoltata ufficialmente, la prima volta, il 5 luglio del 1983 alle ore 18.30:
«[…] Si è fermata a parlare con delle amiche dicendo di non poter prendere il pullman in quanto doveva fare una telefonata alla sorella […]»
La suora rilascia in data 7 giugno 1983 una dichiarazione all’Ansa:
«La ragazza raccontò alle sue amiche di classe di essere stata avvicinata verso le 16, poco prima di entrare in Istituto, da un uomo di circa 40 anni che le aveva proposto un lavoro di volantinaggio per una sfilata di moda a palazzo Barberini offrendole per due ore la somma di 375 mila lire. All’uomo Emanuela avrebbe risposto: sono troppo piccola per decidere, devo chiedere prima il permesso ai miei genitori […]
Suor Dolores Salsano è ascoltata nuovamente il 10 luglio, alla Sezione Omicidi della Squadra mobile:
«Il 22 giugno u.sc., Emanuela è venuta regolarmente in istituto, con un po’ di ritardo come mi è stato riferito dal professore di flauto. La lezione quel giorno è terminata alle ore 18:45, ora in cui tutti gli allievo sono usciti dalla scuola, compresa Emanuela. Da allora non l’ho più veduta. Mi risulta però che è stata vista dall’usciere, Parolini Andrea alle ore 19.10 davanti alla scuola. Il predetto mi ha riferito tale circostanza e che alla sua domanda del perché si trovasse ancora lì, Emanuela si allontanò dirigendosi verso la fermata dell’autobus»
Quattro anni dopo, come anche Laura Casagrande e Raffaella Monzi, suor Dolores è intervistata dalla trasmissione condotta da Corrado Augias e Donatella Raffai, Telefono giallo, è il 1987
«Quel giorno chiese al professore di canto corale di uscire dieci minuti prima perché aveva un impegno. Abitualmente le bambine chiedono il permesso a me di uscire prima, invece questa volta non l’ha fatto Emanuela anche questo mio ha stupito moltissimo».
Le contraddizioni di suor Dolores Salsano
È necessario fermarsi ad analizzare le parole dell’adulto più autorevole che lascia testimonianza.
Alla famiglia Orlandi suor Dolores comunica che Emanuela quel giorno è arrivata in ritardo ed è uscita in anticipo, alle 18.45 e che, probabilmente, è andata a magiare una pizza con gli amici. Fin dalla prima affermazione sulla questione Emanuela, la direttrice fornisce mezze verità: Emanuela esce sì alle 18.45, ma esattamente come tutto il resto della classe perché quel giorno la lezione di canto corale di Don Miserachs termina con anticipo dal momento che il religioso deve officiare una messa per i 25 anni di matrimonio dei coniugi De Lellis.
Questo è confermato da entrambi i De Lellis, da Don Valentino Miserachs – ma in un secondo tempo dal momento che non sarà mai convocato- e da alcuni studenti, compresi i figli dei De Lellis M. e P., entrambi frequentanti il corso di canto corale. Anche se Emanuela avesse chiesto di uscire anticipatamente, come una compagna dichiara ai carabinieri, detta richiesta risulta annullata dall’uscita anticipata di tutti i ragazzi. Tra l’altro non ci sarebbe bisogno di indagare i singoli verbali perché, l’unica cosa certa è che fu vista da più persone lasciare l’istituto con i compagni.
La Salsano si spinge oltre e, “per tranquillizzare” gli Orlandi suggerisce che la ragazza, probabilmente, si è fermata con amici a mangiare una pizza. Oltre ad essere assolutamente priva di basi, la supposizione risulta dannosa perché sembra suggerire di non affannarsi in ricerche. Emanuela poco prima di lasciare l’edificio chiama a casa, dove risponde la sorella Federica, i genitori non sono ancora rientrati– anche se resistono alcuni dubbi sull’orario effettivo della telefonata-; essendo una ragazza responsabile, come comunica l’incontro avuto con “Il gentile signore dell’Avon”, avrebbe informato la famiglia anche del suo attardarsi per una pizza con gli amici; sappiamo invece che alla sorella conferma che sarebbe rincasata a breve.
Passiamo ad analizzare l’affermazione a mio avviso più grave che Lidia Salsano mette a verbale. Il 5 luglio 1983, dopo aver più volte sentito le ragazze, dopo aver identificato Laura Casagrande nell’ultima studentessa ad aver visto Emanuela, dopo aver avvertito la drammaticità della situazione perché trascorse ormai quasi due settimane, la suora riferisce una notizia completamente falsa e prima di fondamento; ovvero che Emanuela non prese l’autobus inquanto avrebbe dovuto telefonare alla sorella.
Nessuna delle testimonianze ha mai parlato di una telefonata successiva l’uscita da scuola. Emanuela, in ogni caso, non doveva chiamare la sorella, ma i genitori. Perché in un momento tanto importante come la relazione alle forze dell’ordine la direttrice Salsano, che aveva anche il dovere di vigilare sulle ragazze e i ragazzi, e che si affrettò ad ascoltarne le versioni, riporta un’informazione falsa?
Suor Dolores ha sempre lasciato intendere di aver visto entrare in ritardo Emanuela, nella dichiarazione Ansa, dando come orario le 16.00, lascerebbe un arco temporale molto più vasto in cui Emanuela si intrattiene fuori da scuola.
La versione della Salsano cambia radicalmente cinque giorni dopo la prima, il 10 luglio. Davanti al reparto operativo della Squadra omicidi afferma di non aver visto sopraggiungere in ritardo Emanuela, come fino a quel momento era stato fatto intendere, ma che le fu riferito. Cambia anche la versione circa l’uscita anticipata, che diventa l’uscita anticipata delle 18.45, esattamente come il resto della classe e come tutti avevano già affermato. Non è affatto chiaro come la persona responsabile dei ragazzi, fosse l’unica a non avere la situazione sotto controllo.
Infine suor Dolores comunica che, alle ore 19.10, il custode, il signor Paolini vide l’Orlandi sola davanti alla scuola, e la stessa alla domanda del perché si trovasse ancora lì, non rispose e si diresse alla fermata dell’autobus. Se questa testimonianza venisse confermata, è Andrea Paolini l’uomo che ebbe l’ultimo contatto con Emanuela Orlandi, e sposterebbe l’ultimo avvistamento da viale Rinascimento, ancora una volta, a Sant’Apollinare.
In un articolo del Corriere della Sera del 26 aprile 1984, si riporta che il custode Andrea Paolini avrebbe dichiarato di aver visto Emanuela alla fermata dell’autobus, intenta a chiacchierare con le amiche intorno alle 19.10. Come già affermato in un precedente articolo, rinnovo i miei complimenti per la vista da falco.
L’inquilina nascosta e la denuncia fantasma
Laura Casagrande non è l’unica ragazza che Dolores Salsano nasconde agli inquirenti, c’è anche Gabriella P., un’allieva della scuola di musica proveniente dalla zona di Salerno e domiciliata proprio all’interno del complesso di Sant’Apollinare. Questa notizia è rilevante dal momento che la ragazza vive quegli spazi anche al di fuori degli orari canonici.
Come riportato nel blog di Emanuela Orlandi, è in un giorno non lavorativo, una domenica quando, mentre sta effettuando una telefonata dall’apparecchio sito al terzo piano, sente dei rumori provenire dalla direzione che, non essendoci lezione è ovviamente chiusa a chiave. All’udire quei rumori si affaccia, il suo sguardo si incrocia con quello di un uomo di mezza età, brizzolato, longilineo, elegante nel suo vestito blu. L’uomo alla vista della giovane finge di cercare la direttrice pronunciando più volte il suo nome “suor Dolores!”. Evidentemente i due si conoscono. È il 22 maggio 1983, un mese esatto prima della scomparsa di Emanuela Orlandi.
Gabriella non appena l’uomo si allontana si avvicina alla porta della direzione che è visibilmente stata manomessa, come per forzarla, con un attrezzo che poteva essere un robusto cacciavite, qualcosa di non troppo voluminoso, che l’uomo avrebbe potuto facilmente nascondere nelle tasche.
Decide di recarsi a sporgere denuncia al Corpo della Gendarmeria dello Stato del Vaticano il giorno stesso. La ragazza racconta lo svolgersi dei fatti. Con lei c’è anche suor Dolores che riferisce che non ci sono soldi o oggetti di valore nell’ufficio della direzione, unicamente i fascicoli riguardanti i ragazzi iscritti ai corsi.
Tra questi ragazzi sappiamo che c’era anche l’unica cittadina dello Stato Vaticano, Emanuela Orlandi. Il fatto che Dolores Salsano non informi dell’accaduto gli inquirenti, non riferisca chi potrebbe essere quell’uomo che indubbiamente conosce, e il fatto che questa denuncia non sia mai stata esibita – ma sicuramente è ancora presente alla Gendarmeria- non può che gettare un’ombra sulla direttrice della Tommaso Ludovico Da Victoria.
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