Premessa
Prima di addentrarmi nel secondo, di quella che si prefigura diventare una lunga serie di articoli sul Caso Orlandi che, forse come per Aldo Moro, sarebbe meglio chiamarlo “affare Orlandi”, una precisazione:”.
Naturalmente un’idea generale me la sono fatta anch’io. Più che un’idea la definirei una linea. Ritengo che per il caso di Emanuela, causa depistaggi e zone morte, non convenga analizzare tutti gli elementi per poi cercare di risalire, il rischio è quello di perdersi. Più produttivo è fare l’esatto contrario e da lì scendere..
Dopo la “pista parentale – amicale -sessuale” perseguita dalla dr. Margherita Gerunda, seguirà con l’arrivo di Sica quella “internazionale” per passare dunque a quella legata alla Banda della Magliana, legata alle ormai note dichiarazioni dell’ex amante di Enrico De Pedis, Sabrina Minardi. Oggi vi racconto lo sfondo su cui verrà impiantata la pista legata alla malavita organizzata.
Le zone grigie del Vaticano
Rispetto alla mafia, qualora mai avesse un senso questa ipotesi, non escludo che ci sia stata una compresenza delle tre associazioni principali, ovvero Cosa Nostra, Ndrangheta e Camorra, con le quali il Vaticano intreccia rapporti diversi e su diversi livelli. Cosa Nostra, almeno fino alle stragi del 1992, rappresenta il trait d’union con le alte sfere della politica, insieme alle quali mantengono i rapporti con le logge massoniche esterne allo Stato Vaticano e i servizi segreti nazionali e non. A questo riguardo è bene ricordare che Monsignor Paul Marcinkus americano di origini lituane, al tempo dei fatti, era presidente dello IOR (fino al 1989) e membro della CIA, almeno questo è quanto è sostenuto nella documentazione prodotta dalla Seconda Commissione di Inchiesta parlamentare in riferimento all’affare Aldo Moro.
Nei medesimi documenti viene messa in evidenza la particolarità che, mentre nel resto del pianeta imperversava la guerra fredda, in Italia CIA e KGB collaborano per eliminare il “problema” Aldo Moro e le possibili conseguenze geopolitiche che il Compromesso storico avrebbe potuto determinare.
Anche la scomparsa di Emanuela Orlandi va a collocarsi in un momento di particolare tensione tra i blocchi, determinata anche dall’elezione di un Papa polacco, sostenitore dei Solidarnosc, sindacato libero e in opposizione con il regime comunista del paese, alle strette dipendenze di Mosca..
I tre principali “casi” che colpiscono il Vaticano tra la seconda metà degli anni ’70 e la prima metà degli anni ’80 sono l’omicidio di Mino Pecorelli, il giornalista della rivista d’inchiesta OP, il sequestro e l’uccisione del leader democristiano Aldo Moro e, ovviamente, l’affare Emanuela Orlandi. I tre casi sono collegati non solo per la vicinanza al contesto Vaticano ma anche per gli alti prelati con cui tutti e tre entrano in contatto.
Faccio solo alcuni nomi, ma ne analizzeremo altri nel corso degli articoli: il cardinale Ugo Poletti, colui che permetterà la sepoltura di De Pedis a Sant’Apollinare, mons. Piero Vegari, Rettore della Basilica di Sant’Apollinare, mons. Paul Marcinkus, mons. Agostino Casaroli.
Gli anni che vanno dal ’75 al 2000 sono quelli in cui a San Pietro si verificherà la definitiva penetrazione delle mafie, della massoneria e dei servizi segreti “deviati”. Tentativo di bloccare la deriva iniziata sotto il pontificato del pontefice Paolo VI e degenerata durante il pontificato di Giovanni Paolo II, era intenzione di Papa Luciani, deceduto dopo solo 33 giorni. Dalle recenti dichiarazioni rilasciate da Rosita Pecorelli, sorella di Mino Pecorelli, ucciso il 20 marzo del 1979 Roma, a bordo della sua auto, hanno causato forte clamore. La donna afferma infatti di aver mandato la lista dei prelati corrotti a Papa Luciani. Quella stessa notte, il 27 settembre 1979, il Papa morì. La versione ancora ufficiale oggigiorno, al di là delle chiacchiere, è che abbia avuto un malore. Questione che non sapremo mai, salvo qualcuno si degni di parlare.
Vaticano e Cosa Nostra
I rapporti della Santa Sede con Cosa Nostra diventano particolarmente evidenti dopo il fallimento del Banco Ambrosiano, una delle principali banche private cattoliche
È con il crack di 1.200 miliardi di lire che Cosa Nostra, nella figura di Giuseppe “Pippo” Calò, cassiere della mafia siciliana, pretende dal Vaticano la restituzione di una cifra che oscilla tra i 130 e 140 miliardi di lire, consegnati a Mons. Paul Marcinkus per essere ripuliti, ma andati persi quando lo IOR viene trascinato nel disastro economico provocato dalle speculazioni messe in atto con Calvi. Queste notizie si possono rintracciare nella sentenza depositata il 7 maggio 2010, frutto degli sforzi del pm Tescaroli. Questa è l’ipotesi che si legge più di frequente, io continuo ad essere convinta che l’organizzazione che perse i soldi a causa del crack dell’ambrosiana non fu Cosa Nostra, bensì la ndrangheta.
Roberto Calvi, noto come il “banchiere di Dio” è membro della P2 di Licio Gelli e presidente del Banco Ambrosiano. Il suo corpo sarà ritrovato con una corda al collo e due mattoni in tasca, nel 1982, impiccato sotto l’alto Ponte dei Frati Neri a Londra. La causa della morte verrà sbrigativamente indicata nel suicidio. Questa soluzione resiste per circa sei anni, dopo di che si procede con un processo per omicidio che non troverà mai un colpevole. La morte di Calvi presenta diversi aspetti singolari, a partire dalle lettere inviate dalla Garfagnana, nello specifico dal Ponte del Diavolo.
A Cosa Nostra, questa volta nel suo ramo italo-americano rappresentato dalla famiglia dei Gambino, rimanda un’altra bancarotta fraudolenta legata all’Istituto di Credito Vaticano e a Mons. Marcinkus. Il responsabile è Michele Sindona, coinvolto anche nell’affare Calvi e condannato come mandante dell’omicidio di Giorgio Ambrosoli. Anche Sindona morirà, appena entrato in carcere, per avvelenamento da cianuro. Si scoprirà che una pastiglia gli venne sciolta nel caffè.
Il Vaticano e la Camorra
Negli anni indicati anche la camorra svolge un ruolo, sebben più marginale, a San Pietro. Sono gli anni dello strapotere di Raffele Cutolo. La Camorra svolge “servizi secondari”, soprattutto in relazione a politici locali che investono e versano a mons. Marcinkus. Oltre al noto caso dell’intervento per la liberazione dell’assessore regionale campano Ciro Cirillo, rapito dalle BR Cutolo, tre anni prima, era riuscito ad individuare il nascondiglio di Aldo Moro a cui, però, altre forze non vollero dare seguito. Cutolo era infatti in buoni rapporti con Enrico De Pedis, con cui intrattiene molteplici relazioni, che si allargano al resto della Banda. La camorra e il personaggio di Cutolo in particolare, hanno regolari rapporti con Michele Sindona e quindi con le finanze vaticane.
Il Vaticano e la Ndrangheta
Relazioni più stabili, i vertici della Santa Sede li intrecciano con la ndrangheta, che sviluppa stretti legami con logge massoniche e servizi segreti. La mafia calabrese ha infatti avuto un ruolo importante sia nell’affare Moro, sia nel sequestro Orlandi. Va ricordato che i primi anni ’80 sono gli anni della faida siciliana, quella che sceglierà la linea del sangue e della violenza, quella che porterà al potere i corleonesi e che costerà cara a Cosa Nostra che, dai primi anni ’90 si vedrà sempre più ridimensionata. Al ridimensionamento di Cosa Nostra corrisponde la definitiva ascesa della ndrangheta, più sanguinaria e crudele ma capace di mantenere un basso profilo, di essere prediletta dai cartelli della droga sudamericani, e di produrre un numero molto basso di pentiti.
La precisione e l’attenzione che la ndrangheta riserva alle sue azioni, può far propendere per una sua regia, alle spalle della Banda della Magliana, utilizzata come “agenzia di recupero crediti” nel sequestro Orlandi.
Sia che si optasse per l’opzione di una Emanuela in vita, sia si propendesse per l’ipotesi del maniaco, le azioni successive e la qualità dei depistaggi, potrebbero essere dimostrazione della sua presenza, probabilmente sostenuta o da logge massoniche e dal mondo della politica, oppure da una cooperazione con i servizi segreti.
I luoghi di Emanuela
Quello che subito non convince, rispetto all’atteggiamento del Vaticano, è la reticenza, per non definirla ostruzione nell’agevolare la ricostruzione degli avvenimenti delle primissime ore. Sappiamo dai resoconti di Pietro e delle sorelle che l’indagine si aprì in Italia, perché il fatto delittuoso era avvenuto sul territorio nazionale; sappiamo anche, d’altro canto, che esisteva una reale necessità di indagare anche l’ambiente abituale e di vita della ragazza, che si trovava oltre le mura di San Pietro. Questa oggettività non fu mai accolta dallo Stato Vaticano che ha impedito ogni genere di indagine sul suo territorio.
Questa circostanza è riscontrata e resa pubblica anche dal giornalista Corrado Augias che durante la trasmissione Telefono Giallo del 1989, dichiara che la chiesa gli ha vietato di fare riprese all’interno dell’accademia di musica, che sarebbe stato utile per ripercorrere gli ultimi attimi di Emanuela libera.
Circostanza che va a cozzare con la repentinità con cui dal Vaticano avviseranno, la sera stessa della scomparsa, quindi quando ancora di scomparsa non si può parlare, il Santo Padre che si trova in pellegrinaggio a Varsavia. Così come stridente fu l’appello che Karol Wojtyla fece ai rapitori dalla finestra sopra il colonnato, il 3 luglio 1983. Fu il momento in cui tutti si chiesero come facesse a sapere che si trattava di un rapimento.
A rispondere è nel 2016 Pietro Orlandi che afferma, e qui è necessario scegliere se accordare o meno fiducia dal momento che non ne possiedo riferimento documentale: “Noi in quel momento non sapevamo che cosa fosse successo a Emanuela mentre in Vaticano già sapevano che c’era stata questa chiamata e l’hanno nascosto fino ad oggi. Questo fa capire anche perché Giovanni Paolo II nell’appello del 3 luglio parlò subito di ‘responsabili’ e fece riferimento ai rapitori, perché già avevano avuto contatti la sera stessa”.
Un altro luogo che merita attenzione è l’edificio della Scuola di Musica. Innanzi tutto va detto che si tratta di un edificio molto grade che ospitava molteplici realtà. Allo stesso piano dell’Accademia di Musica frequentata da Emanuela, era presente l’ufficio di Oscar Luigi Scalfaro, ai tempi molto amico sia di Don Vergari sia di mons. Poletti.
Pare sia andata perduta, ma anche a tal riguardo non abbiamo documentazione provante, una deposizione rilasciata alla Digos di Roma da un compagno dell’Accademia di musica Tommaso Ludovico da Victoria. Il ragazzo, che ha chiesto alla famiglia di mantenere l’anonimato, si è detto stupito che le sue dichiarazioni non siano mai state citate. Nel mese di agosto, insieme ad un’altra persona, una ragazza anch’essa allieva dell’accademia, la persona in questione si è recata alla Digos per verbalizzare un episodio. I due, un maschio ed una femmina, condividevano l’appartamento della ragazza essendo il ragazzo fuori sede. Particolare è che solo uno dei due verbali è rintracciabile. Il verbale della ragazza denuncia la presenza di due individui sotto casa. Sul documento vi si può leggere che la stessa si reca presso gli uffici della Digos unitamente ad un altro ragazzo di cui sono indicate le generalità. Non risulta invece il verbale rilasciato dal ragazzo, ovvero quello che denunciava la presenza di De Pedis all’interno della scuola. Il ragazzo verbalizzava che lo stesso De Pedis era molto amico di Suor Dolores, di mons. Vergari e dello stesso Oscar Luigi Scalfaro.
La curiosità mi ha portato a guardare la struttura dell’edificio con google.maps, in modalità street view. Ho notato che alcune finestre dell’edificio sono offuscate, anche se l’accademia di musica oggi si trova in altra posizione. La stessa cosa è avvenuta quando sono andata a vedere la sede di Telepace, il luogo a cui corrisponde l’utenza telefonica di cui ho parlato nell’articolo precedente.
Ho poi scoperto che con google.maps è oggi possibile andare indietro nel tempo, purtroppo, ovviamente, non agli anni ottanta. Allora non era disponibile questa tecnologia. Curioso è che l’offuscamento è successivo al 2016, ovvero all’anno in cui viene pubblicato il libro di Tommaso Nelli in cui si parla di questa utenza.
Perchè la sfocatura? A questa domanda mi ha risposto lo stesso google:
Google adotta una serie di misure per proteggere la privacy delle persone quando le immagini di Street View vengono pubblicate su Google Maps.
Abbiamo sviluppato un’innovativa tecnologia di sfocatura per non rendere riconoscibili i volti e le targhe automobilistiche identificabili nelle immagini di Street View raccolte da Google. Se ritieni che il tuo volto o la tua targa debbano essere ulteriormente sfocati o se vuoi che la tua auto, la tua casa o il tuo corpo siano interamente sfocati, inviaci una richiesta mediante lo strumento per segnalare un problema
Questo significa che è stata fatta richiesta ufficiale. Ho fatto il medesimo esperimento con la sede della Rai e Palazzo Madama. Non c’è nulla di offuscato.
Ci tengo a precisare che l’interesse che nutro per la sede di Telepace nulla ha a che fare con le conclusioni a cui è giunto Nelli e con cui, sostanzialmente non concordo.
Qui sotto le immagini di google.maps.
To be continued….
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1 commento
Qualche nota rapida su ciò che lei, cara dottoressa, espone in maniera intelligente in questa seria di articoli “di riflessione” sull’affare Emanuela Orlandi, che è un “centro nodale” molto importante per capire i fatti e gli scandali che hanno sconvolto l’opinione pubblica italiana in particolare, ma anche a livello internazionale, il mondo cattolico e non, perché è apparso evidente a tutti il fondo abissale della corruzione nella gerarchia del Vaticano. Io questi fatti li ho vissuti da adulto e le assicuro che hanno cambiato, dopo attenta analisi, la mia opinione sulla struttura ecclesiale, in quanto struttura di Stato. Lei però deve ammettere che non è la posizione d’osservazione dell’ateo, dell’agnostico materialista, quella che razionalmente dà il migliore punto di osservazione etico-morale a riguardo, anche se sembra “una reazione coerente”.
La critica a questa corruzione viene non solo da parte delle chiese evangeliche e protestanti, ma anche dall’interno del mondo cattolico. Il problema etico-filosofico essenziale, voglio dire, si può riscontrare nel fatto, che per denunciare la totale opacità da parte del Vaticano e lo sfruttamento bieco delle masse dei fedeli, non è che si debba diventari dei “reazionari” di sinistra e predicare l’ateismo; mi scusi l’obiezione a quanto lei “premette” a tinte salienti a preambolo del suo giusto discorso di denuncia. Questi sono questioni di coscienza personale.
Si può tuttavia essere obiettivi e si deve condannare la corruzione, l’abuso, l’ipocrisia della Chiesa romana, soprattutto nello stato di corruzione morale e finanziaria da cui le gerarchie sembrano non sapere o peggio non volere liberarsi, è un atto dovuto ancor più da credenti e da cristiani di fronte alla FRODE morale che le masse dei fedeli subiscono. Questa certo è una via scomoda e rivoluzionaria, ma è praticabile (a costo di farsi scomunicare e ciò nonostante).
L’intellettuale Martine Sevegrand, per fare un esempio, una specialista in storia del cristianesimo francese nel XX secolo, membro del Gruppo “Società, Religioni, Laicità” associato al Centro Nazionale della Ricerca Scientifica in Francia (GSRL-CNRS), si definisce cattolica, ma socialista-progressista. Le cito questa persona, perchè in una pagina del suo blog, titola “Giovanni Paolo I è stato avvelenato?” e analizzando i fatti e un documentario in particolare, è convinta di sì. Anch’io ne sono assolutamente convinto, perché è uno dei tasselli principali nella ricostruzione del ruolo centrale di Paul Marcinkus e del complotto CIA-“Massoneria Oscura” per la presa del potere in Vaticano.
Infatti risposi alla scrittrice riportando, appunto, le mie congetture e analisi sull’affare Emanuela Orlandi (che lei non conosceva!) e i fatti correlati. Non mi dilungo, lascio ai lettori più curiosi la lettura della pagine (testo in francese) dal blog della Sevegrand, autrice fra l’altro di saggi storici.
http://www.martinesevegrand.fr/jean-paul-ier-a-t-il-ete-empoisonne/
(23 febbraio 2014)
Questo non vuol dire che condivida poi le scelte politiche successive di lei (mia discordanza totale per esempio di fronte all’islam politico nella sfera repubblicana, in particolare le attività della Fratellanza musulmana o Ikhwan, che personalmente condanno comme opera costante di sedizione antidemocratica).
E difatti, la scrittice tolse la mia risposta, già da tempo pubblicata sul suo Blog …
(Se mi scrive via E-mail , le invierò la copia della pagina web, con le mie risposte in data aprile-maggio 2014)
Cordialmente, seguirò le sue pubblicazioni della serie.