Premessa
Con l’attivazione della Commissione parlamentare d’inchiesta per i casi di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, e con l’apertura delle indagini da parte della Santa Sede, per far luce sulla scomparsa della cittadina vaticana, a distanza di quarant’anni dai fatti, l’attenzione dei media riporta alla luce i dati impietosi sul numero di persone che ogni anno scompaiono nel nulla.
Nelle settimane passate ho cominciato a ripercorrere le fasi iniziali dei due casi, che continuerò ad analizzare con voi. Addentrandomi nella storia meno nota di Mirella Gregori, e appurandone l’estraneità dall’affare Orlandi, non ho potuto che convenire con quanti hanno lamentato e lamentano una penuria di documentazione, determinata dal ritardo che le forze dell’ordine mostrarono nel conferire al caso la giusta attenzione. La faccenda Gregori, infatti, assunse interesse solo quando accostato alla sparizione di Emanuela.
Non è possibile negare l’effettiva preminenza del caso Orlandi rispetto al caso Gregori. D’altro canto bisogna ammettere che è proprio grazie all’avvicinamento di Mirella ad Emanuela, che il caso Gregori non è caduto nell’oblio. Un oblio che ha invece investito tutte le altre ragazze scomparse nel nulla, nella stessa città e nello stesso periodo.
Scavando alla ricerca di informazioni sono entrata in contatto con un mondo sommerso di persone dimenticate e famiglie abbandonate al loro dolore, a cui mai nessuno ha dato voce e, molto spesso, giusta dignità e giusto rispetto.
Panorama
È il 1° agosto del 1983, la prima volta che vedremo affiancate le fotografie di Mirella ed Emanuela, la testata è Panorama. Il settimanale propone un’inchiesta dal titolo Emanuela e le altre. Il pezzo, a firma di Marilena Bussoletti e Bruno Ruggiero, riportava i numeri di tutti gli scomparsi in territorio italiano, dall’inizio del 1983, numeri preoccupanti, soprattutto se si tiene conto della percentuale di giovanissimi. Questa mappa, estrapolata dall’articolo, riporta i numeri divisi per regione. La casella bianca indica il numero totale, la nera riguarda gli scomparsi minorenni.

Il pezzo muove dal rapimento Orlandi e da confronto con Richard Roth, uno dei più noti anchorman statunitensi, in quei giorni di stanza a Roma come corrispondente dall’Italia; fulgida dimostrazione della risonanza che il sequestro della cittadina vaticana, andava riscuotendo a livello mondiale.
È poi riportata un’intervista concessa dalla signora Maria Vittoria Arzenton. La nota di maggior interesse è quella dove la madre di Mirella afferma di aver ricercato, e successivamente contattato, altre famiglie che stanno affrontando il medesimo dramma.
Desta curiosità, il caso di una ragazza delle Marche. A quanto afferma la signora Gregori, sparita nel nulla, attirata fuori casa con la scusa di un compagno di classe che le ha citofonato. Proprio come accaduto a Mirella.
La tratta delle bianche – Le origini
È proprio l’inchiesta condotta dal settimanale del gruppo Mondadori a reintrodurre nella storia recente, la tematica della tratta delle bianche.
La tratta delle bianche fu un fenomeno che conobbe un certo sviluppo sul finire del XIX e l’inizio del XX secolo, in Europa, in concerto con la diffusione del mercato della prostituzione su scala globale.
Impregnato di moralismo, questo fenomeno mobilitò l’opinione pubblica sulla questione del sesso a pagamento. Fece riferimento al suo sviluppo all’interno delle colonie e nei paesi caratterizzati dall’arrivo di importanti flussi migratori. Animate da un sentimento non scevro di una buona dose di ben radicato razzismo, le azioni di contrasto al fenomeno si risolsero per lo più con politiche improntate sul controllo della mobilità femminile.
Nell’immaginario collettivo, il termine Tratta delle bianche si pensa rivolto allo sfruttamento della prostituzione di donne occidentali in paesi arabi ed orientali. In realtà la tratta interessò soprattutto donne italiane ed europee indigenti, attirate con l’illusione di grandi guadagni, nel territorio nord americano.
La rete magistralmente tesa, in cui ingenue giovani cadevano, e che ne determinò l’inumano sfruttamento sessuale, era sovente opera di connazionali senza scrupoli. Duole sottolineare che, a quanto risulta da documenti e testimonianze dell’epoca, gli italiani si distinsero particolarmente in questo campo.
Riporto dal quotidiano di simpatie socialiste La Giovine Calabria del marzo 1911: “Due sinistri figuri incettano donne per le Americhe […] inviare sul mercato nord americano povere donne, illuse da miraggi di gran denaro facilmente accumulabile o addirittura di probabili matrimoni […]. Uno sfruttamento per di più compiuto in case equivoche impresa di emigranti italiani che, partiti onesti lavoratori, si erano pervertiti al contatto con la civiltà americana [..] l’autorità di P.S. sappia con sollecitudine indagare e mettere al sicuro i due mercanti di carne umana”.
La Tratta delle bianche – fenomeno mondiale
La tratta delle bianche divenne un caso mondiale negli anni ottanta del XIX secolo. La gloriosa Inghilterra vittoriana vide la pubblicazione a puntate -tecnica editoriale ampiamente diffusa all’epoca, anche nel settore della narrativa- di una cruda inchiesta sociale sulla Pall Mall Gazette. L’eloquente titolo “The Maiden Tribute” sbatté in faccia al popolo della Belle Epoque tutta l’ipocrisia di una società borghese, snob e perbenista.
Nella prima puntata, datata 6 luglio 1885 intitolata The Maiden Tribute of Modern Babylon I: the Report of our Secret Commission, possiamo leggere: «Sono davvero fanciulle, non solo perché ciascuna è una virgo intatta in senso fisico, ma come ragazze caste che non sono parti consenzienti? Sembrava sorpreso dalla mia domanda, e poi ha risposto con enfasi: “Certo che raramente sono disposte, e di regola non sanno per cosa vengono”.
Ma, dissi stupito, “allora vuoi dirmi che in verità a Londra vengono continuamente perpetrati veri e propri stupri […] su vergini riluttanti, fornite e procurate a uomini ricchi? […] “Certo», disse, «non c’è dubbio» “[…] Ma le ragazze gridano? “Certo che lo fanno. Ma a che serve urlare in una camera da letto tranquilla? Ricorda, il limite massimo di ululati o urla eccessivamente violente, come farebbe un uomo o una donna se si tentasse un vero omicidio, è di soli due minuti […] Una volta che una ragazza entra in una casa del genere, è quasi indifesa e può essere violentata con relativa sicurezza»
Per non allontanarmi eccessivamente dalla questione oggi trattata, non approfondirò oltre. Per chi fosse interessato il tema presenta una consistente bibliografia. Consiglio come partenza lo studio di La tratta delle bianche in Italia tra paure sociali e pratiche di polizia (XIX-XX secolo) della dottoressa Laura Schettini.
Una realtà taciuta
Ho ritenuto importante sottoporvi la digressione sul dramma del fenomeno della Tratta delle bianche che, è bene sottolineare, fu un fenomeno che riguardò prevalentemente minorenni. “Fu” non è forse il verbo più adeguato, questi fenomeni di inganno-adescamento-sfruttamento sono una realtà, e non riguarda solo paesi poveri e realtà degradate o in stato di guerra, come le ultime e tragiche notizie sul tema giunte da Irpin, in Ucraina.
Negli anni queste tragedie si sono consumate anche negli ambienti più prestigiosi e all’interno di comunità di persone altolocate. Cito a livello di esempio due casi che sono assurti alle cronache mondiali: il caso di Jaques Bouthier, imprenditore plurimilionario e fondatore di Assu, società che opera in campo assicurativo.
Il magnate è arrestato nel maggio del 2022 con l’accusa di «tratta di esseri umani nei confronti di minori» e «violenza e aggressione sessuale su minori». Il settantaseienne per anni ha abusato di ragazzine tra i 14 e i 16 anni.
Le sue vittime venivano sequestrate e mantenute all’interno di un appartamento, dove andava regolarmente a far loro “visita”. Le stesse vittime venivano poi cacciate una volta raggiunta la maggior età, e quindi non più “appetibili”.
Emblematico, anche lo scandalo che ha travolto il noto disk-jockey e amato presentatore della BBC: Jimmy Savile, premiato come benefattore da Corona britannica e Vaticano, amico della Thatcher, Re Carlo e Lady D. Nonché necrofilo e pedofilo, a cui sono attribuiti oltre 400 stupri di bambini. I suoi crimini, noti sin dagli anni 60, non sono stai perseguiti fino alla sua morte.
Casi analoghi sono presenti in gran numero, senza contare tutto il sommerso e, soprattutto, tutto il noto e impunito. Questo è il potere del potere, che non ha fede, ideologia, sesso, età e colore. Il potere del potere che protegge e copre ogni crimine, ogni obbrobrio.
Il potere del potere – Anticipazioni
Il potere del potere è il requisito per farla franca. Valido a livello planetario ma particolarmente efficace nel Bel Paese, dove il suo esercizio è diffuso e conosciuto. Il potere del potere concede a criminali di varia natura una sostanziale impunità. Danilo Restivo sarà assicurato alla giustizia dai britannici, dopo un brutale omicidio che si sarebbe potuto prevenire. E’ il figlio di un pezzo grosso a Potenza: Presidente della Biblioteca Nazionale, uomo di cultura e , ovviamente, gran benefattore.
Andrea Ghira, il bravo bimbo della Roma dei Parioli, della Roma che conta. Rampollo di alto lignaggio la cella non è luogo per lui. Infatti non ne vedrà nemmeno l’ombra.
In questa storia che sto raccontando, spuntano due personaggi che potrebbero rivelarsi peggio del previsto: uno è lo sconosciuto “uomo della Ferrari”, a cui è stato dedicato un testo nel 2015, redatto dal giornalista Max Parisi e dal magistrato Otello Lupacchini. Il volume sottolinea le analogie tra una serie di omicidi, tutt’oggi impuniti, che colpirono a Roma donne più o meno giovani, tra i primi anni ’80 e i primi anni ’90.
Dalle analisi dei due autori, l’assassino seriale potrebbe essere il figlio di un’importante nome dell’imprenditoria romana. Se così fosse, ancora una volta, il potere del potere sarebbe sceso in campo. A pagarne le conseguenze, i soliti innocenti.
L’altra figura è quella che un ruolo, anche se ancora da definire, in questa storia lo ha. E’ Marco Fassoni Accetti, di cui non vedo l’ora di parlarvi. In questo scritto darò solo un piccolo anticipo ricordandovi che la voce che telefonò al bar dei Gregori, comunicando i dettagli dell’abbigliamento di Mirella, apparterrebbe proprio a lui.
Marco Fassoni Accetti è figlio di Aldo Accetti: costruttore in Libia, membro dell’Accademia del Mediterraneo. L’uomo è in stretti rapporti con Giovanni Francesco Alliata di Montereale: personaggio collegato alla P2. Il principe siciliano è coinvolto, e sempre assolto, in pagine oscure della storia d’Italia, dal Golpe Borghese, alla strage di Portella della Ginestra.
Aldo Accetti è molto vicino a Marco, e sempre pronto a “sanare” i danni provocati dal figlio. Marco è cresciuto nell’agio nella “Roma Bene” è un sedicente attivista politico, amico del trio del Circeo, che nei fatti appare più vicino al mondo della pedofilia, della tratta sessuale e dell’omicidio brutale, che non all’intrigo internazionale, come lui vorrebbe.
Questo signore, proprietario almeno fino al 2020 di un locale ad ampia fruizione di minori e il cui nome è eloquente del personaggio: Ego Club. L’Ego Club è sito al 22 di via Tripoli, nel Quartiere Africano, a 500 mt. In linea d’aria dal Viking, la discoteca pomeridiana che frequentava anche Mirella Gregori.
Il Quartiere Africano è il quartiere di Accetti; lui vive da anni in piazza Sant’Emerenziana, ci vive con il padre, fino al 1983, anno in cui Aldo Fassoni preferirà trasferirsi in zona Eur, il quartiere del piccolo Josè Garramon. Garramon è il figlio dell’ambasciatore uruguaiano che incontrerà la morte a soli 12 anni.
È Accetti a porre fine alla sua vita; si dice omicidio colposo. Era sera, Accetti andava di fretta e quel bimbo in pineta non se lo aspettava davvero. Ma davvero? Il piccolo Josè, che ha poteri paranormali e si sposta come Flash, doveva aver avuto un gran bisogno di sgranchirsi le gambe, per aver percorso più di 17 Km.
Se escludiamo Josè Garramon, morto nel dicembre di quel dannato 1983, le scomparse di minori maschi più sospette risalgono alla prima metà degli anni ’90. I bambini di cui abbiamo perso ogni traccia, curiosamente simili nella fisionomia, sono : Pasquale Porfida, 8 anni, avvistato l’ultima volta in via Marcianese; Domenico Nicitra, 10 anni, zona Primavalle, era il 1993; Bruno Romano, sparito nel nulla in viale Somalia, Quartiere Africano, nel 1995, a soli 12 anni.
La tratta delle Bianche – La leggenda metropolitana
Sappiamo che nei giorni immediatamente successivi la scomparsa di Mirella Gregori, le forze dell’ordine oltre ad ipotizzare l’allontanamento volontario, comunicarono alla signora Vittoria Arzenton che la ragazza sarebbe stata probabilmente sequestrata e imprigionata nella rete della Tratta delle Bianche.
Non ci è dato sapere su che base i carabinieri arrivarono a questa conclusione, che venne comunicata alla famiglia e che resterà un doloroso chiodo fisso nella mente della signora Arzenton, fino alla fine dei suoi giorni. Affermazione davvero infelice, dal momento che già all’epoca la Criminalpol si pronunciò sull’argomento negandone totalmente l’esistenza.
La tratta a cui fanno riferimento le forze dell’ordine e che viene spiegata ai Gregori riguarderebbe giovani ragazze adescate, rapite e poi impiegate nella prostituzione in paesi arabi. Come sopra dimostrato la Tratta, con questo schema e destinazione, se mai è avvenuta, è stato un fenomeno raro, limitato e circoscritto al periodo coloniale. Va da sé che anche in quel caso, la tratta non è imputabile alle popolazioni locali, i cui ricchi e nobili rivestivano il solo ruolo di avventori, ma di europei senza scrupoli.
A sostegno di suddetta e inesistente pista mediorientale, negli anni ’80 si diffuse un creepypasta proprio su questo argomento. La leggenda metropolitana, a cui molti credettero, voleva che in un famoso negozio d’abbigliamento sito in Via del Corso ci fosse un “camerino della morte”. Le ragazze vi entravano per provare i vestiti, e… Apriti Sesamo!..una botola si spalancava sotto i loro piedi e fiuuu, .. sparite in direzione Arabia o Turchia ad alimentare le fila della Tratta delle bianche.
Il documento
L’eco internazionale del sequestro di Emanuela Orlandi, a cui venne presto affiancata anche la figura di Mirella Gregori, indusse la Polizia giudiziaria della Questura di Roma, probabilmente su richiesta degli organi inquirenti, a stilare un documento dettagliato volto ad indagare il fenomeno della scomparsa di minorenni sul territorio capitolino.
Il documento informa i giudici istruttori all’epoca incaricarti del caso: Domenico Sica, Rosario Priore e Ferdinando Imposimato che, tra il 1982 e il 1983, nella città di Roma e nella relativa periferia, erano scomparsi 321 minori, prevalentemente di sesso femminile. I 321 ragazzi erano così divisi: 144 maschi e 177 femmine.
Le 177 ragazze scomparse dalla capitale, hanno tutte un’età compresa tra i 13 e i 18 anni. Sappiamo che un buon numero fece ritorno a casa, ma restano più di venti le ragazze mai ritrovate. Dodici sono quelle morte assassinate.
Scomparsi nel nulla
La giurisdizione sulla privacy, la non informatizzazione dell’epoca e i ritardi attuali nella digitalizzazione di molti archivi istituzionali, rendono particolarmente ostica la ricerca delle ragazze scomparse e di minori spariti nel nulla, a Roma tra il 1982 e il 1984, mai ritrovati. Il numero si alza vertiginosamente se si analizza l’intero decennio.
Ai minori e alle ragazze scomparse e non ritrovate, aggiungo una nota circa le persone morte nella capitale, che presentano analogie con le vittime dei primi anni ’80.
Rosa Silla
Rosa Silla non è mai stata trovata, e ancora oggi la sorella la sta cercando. Rosa, ma tutti la chiamavano Rosy, è nata ad Addis Abeba, in Etiopia nel 1964, da padre italiano e da madre etiope. Ha trascorso i primi anni della sua vita nel paese materno. Nel 1973, insieme a suo padre e a tre dei suoi nove fratelli e sorelle, migra in Italia a causa della guerra nel Corno d’Africa. Rosa e la sorella, Ermelinda, dopo poche settimane dall’arrivo in terra paterna, sono affidate alle cure di una comunità gestita da suore.
La ragazza vive nella comunità, continuando a frequentare e a ricevere visite dal padre e dai due fratelli: Carlo e Vittorio. La giovane italo-etiope rimase ospite delle religiose fino al 1978, anno in cui decise di raggiungere la sorella a Roma, nel frattempo divenuta maggiorenne. Nella capitale sarà accudita da una suora laica, Emanuela, che la accoglie nella sua casa.
È in questo periodo che Rosa si innamora e da inizio ad una relazione con un giovane soldato. Il ragazzo sarà poi trasferito a Firenze e, a quanto raccontato dalle persone che le erano accanto in quel periodo, la relazione si interrompe bruscamente per volontà del giovane soldato. È infatti al suo ritorno dall’ultima visita che Rosa fa al proprio fidanzato, che la giovane entrerà nel tunnel della depressione.
A dolore si somma dolore. Dopo essere stata lasciata dalla persona che amava, Rosy perde anche il padre, morto improvvisamente. Rosa non esce e non mangia più, del padre non le resta che qualche soldo d’eredità.
È il luglio del 1983, Rosa sta male e non si presenta alla prova orale dell’esame di maturità, è stanca. Prende i soldi che il padre le ha lasciato e, senza annunci e saluti, sparisce nel nulla.
Passano le settimane, nessuno ha notizie. Poi un giorno suona il telefono di Ermelinda, la sorella. E’ la polizia che la allerta: avevano trovato Rosy, ad Anzio, in stato confusionale e provata nel corpo. Rosa verrà ricoverata per anoressia nervosa. La ragazza riesce a rimettersi in sesto, vuole ripartire: si iscrive nuovamente all’ultimo anno, vuole prendere quel diploma che le aprirebbe nuove strade.
Novembre 1984, l’Italia e Roma sono ancora travolte dagli scioperi, c’è sciopero anche la mattina del 16 novembre. Rosa segue la prima ora, poi le lezioni sono sospese. Quel giorno avrebbe incontrato la sorella per fare compere ma non si presenta all’appuntamento.
Ermelinda si allarma, contatta i compagni di classe della sorella: l’hanno vista al bar vicino alla scuola, parlava con un uomo. La sorella maggiore raggiunge il locale, fa domande e il titolare del bar le dice che anche lui ricorda la ragazza, conversava con un cliente abituale di cui però non conosce il nome.
Il proprietario dice altro, un’informazione dal sapore sinistro: il cliente abituale, dal giorno della scomparsa della giovane, non è più tornato in quel bar. Vi ricorda qualcosa? Sarà una casualità ma le somiglianze con “l’uomo degli aperitivi” che si intratteneva con Sonia De Vito e Mirella Gregori, non si possono negare: nessuno ne conosce il nome, frequenta con assiduità un’attività, si intrattiene con giovani ragazze che spariscono nel nulla così, come nel nulla svanisce anche lui.
Sappiamo che furono raccolte deposizioni con descrizione fisica dell’uomo. Descrizione che, non è dato saperne il motivo, non verrà mai resa pubblica.
Gli anni passano, Rosa è caduta nell’oblio. È il 2003 e nel corso della trasmissione di servizio pubblico, Chi l’ha visto? sopraggiunge una telefonata che narra una storia di molti anni prima, del 17 novembre. In quel giorno l’autore della telefonata avrebbe visto una ragazza molto somigliante alla Silla, gettarsi nel fiume, a Ponte Sisto. L’uomo, che non svelerà il suo nome, al telefono racconta che avrebbe provato a salvarla ma la piena e la forza del Tevere, lo fecero desistere.
Perché il telefonista vuole restare anonimo? Perché non ha parlato prima, ma solo dopo che in un aggiornamento Chi l’ha Visto? informa dell’esistenza “dell’uomo del bar“? Perché suggerisce che uno dei due cadaveri che vennero rinvenuti poco tempo dopo, sarebbe di Rosa Silla e, nel caso non fosse con quella potenza del fiume sarebbe anche potuto sfociare in mare? Si è provato a comparare la voce dell’anonimo informatore con voci note del caso Orlandi-Gregori?
Le analisi eseguite sulle salme rinvenute nel Tevere daranno esito negativo. Nel gennaio del 2022 il Tribunale di Roma, su richiesta del fratello Paolo, procede con la dichiarazione di morte presunta.
Rosanna Minorenti
Rosanna è una giovane ragazza di 27 anni. È da poco tornata a vivere insieme alla madre, in seguito alla separazione dal marito, Bruno Bernardoni, conosciuto nel 1985. La mamma Grazia non ha mai visto di buon occhio quella relazione, sa che i fratelli di Bruno erano stati arrestati per sequestro di persona, e teme che anche il futuro genero possa essere un delinquente. Ciò nonostante non può opporsi al matrimonio.
I problemi emergono fin dal viaggio di nozze, che Bruno vuole fare a casa della propria cugina, nonostante Grazia avesse donato come regalo agli sposi due milioni e mezzo di vecchie lire, più che sufficienti per una bella luna di miele.
Arrivati a destinazione Bruno mostra la sua vera natura e comincia a picchiare la neo sposa, la colpisce al ventre e le rompe diverse costole. Rosanna dovrà recarsi all’ospedale e, nonostante quanto accaduto, decide di non sporgere denuncia.
I tentativi di far funzionare l’unione sono vani e le violenze troppe; Rosanna decide di sporgere denuncia e di chiedere la separazione che sarà accordata con l’imposizione a Bruno, con sentenza del Tribunale, di corrispondere alla ex moglie 300.000 lire mensili per gli alimenti.
La mattina del 1° ottobre del 1990 Rosanna e la madre vogliono fare un po’ di compere. La ragazza decide di passare prima dall’ex marito a prendere la quota mensile. Intorno alle 13.00 i colleghi di Bruno notano Rosanna che attende davanti al cancello del deposito Atac di Porta Maggiore. Uno di loro vede che si allontanano insieme.
La signora Grazia sta aspettando che Rosanna rientri, non succede, non la vedrà più. Grazia tappezza la città di volantini recanti il volto della figlia, e cercherà anche un riscontro dall’ex genero e dai consuocer,i ma non avrà mai modo di confrontarsi: quando la vedono arrivare scappano e si nascondono.
L’atteggiamento della famiglia Bernardoni dimostra, secondo la madre della giovane scomparsa, che sanno e e, e nascondono qualcosa. Comprende che le probabilità di abbracciare Rosanna sono sempre più remote.
Il 28 settembre del 2008, 18 anni più tardi, Grazia riceve una telefonata anonima: dall’altra parte del ricevitore una voce le riferisce qualcosa inerente al lago di Castel Gandolfo. Il dubbio che la figlia si trovi sul fondo del lago non ha ancora avuto risposta.
Andrea Catre
Riporto qui sotto, fedelmente, la scheda di questa ragazza, presente sul sito di Chi l’ha visto?: unica fonte di informazioni che parli di questa giovane rumena scomparsa a Roma. Rispetto alle altre ragazze, la data è molto più recente. Tuttavia ritengo utile ricordare anche l’esistenza di questa ragazza, risucchiata in un buco nero della capitale. Se poi a Roma si aggirasse davvero un omicida seriale, impunito e ancora vivo, non potremmo escludere che abbia perso il pelo ma non il vizio, soprattutto se si trova a portata di mano una giovane, sola, che ha in sé tutte le caratteristiche fisiche a lui gradite e che, essendo straniera, anzi rumena, non provocherà grosse reazioni nell’opinione pubblica.
Andrea Alexandra Catre, 20 anni, è arrivata in Italia dalla Romania a fine 2004 in cerca di fortuna e attratta dalla speranza di costruirsi una vita migliore. I primi mesi li ha trascorsi a casa degli zii, a Valdagno (Vicenza). Lì ha imparato l’italiano e poi, non riuscendo a trovare lavoro da quelle parti, si è trasferita a Roma. Nella capitale ha prima lavorato come badante di un’anziana signora. In seguito ha lavorato come baby sitter presso una famiglia che abitava a Monteverde. Tutte queste notizie Alexandra le ha raccontate ai suoi parenti per telefono, l’unico contatto che aveva con gli zii in Italia e con i genitori in Romania. Alla fine del 2007 però ha smesso di dare sue notizie. I suoi 3 numeri telefonici risultano tutti disabilitati e l’ultima utenza in suo possesso, da cui è partito un sms per i genitori a giugno 2008 in cui scriveva che sarebbe tornata a casa in ottobre, risulta staccato.
L’assassino seriale
Ammetto di aver acquistato solo questa mattina, con un ritardo di otto anni, il libro di Parisi e Lupacchini: Dodici donne e un solo assassino – Da Emanuela Orlandi a Simonetta Cesaroni e, leciti spoiler a parte, sono curiosa di affrontare questa lettura. Non posso quindi esprimere un parere sull’opera nel suo contenuto. Tuttavia mi sento di riconoscergli il merito di aver fatto riemergere le storie di queste donne, che conosco solo superficialmente, incontrate per caso, indagando casi di maggior risonanza.
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Storie di donne che sono state brutalmente assassinate ma non hanno avuto alcuna risonanza se non qualche trafiletto di quotidiano locale, all’epoca dei fatti.
Trafiletti spesso vergognosi, degni di quella società mediocre ma giudicante, che si erige, che insegna. Una società che chiama mostri quelli che invece sono uomini, per negarne la natura comune. Una società che si vuole convincere che non verrà stuprata, se non vestirà come una puttana, che non verrà derubata, se non frequenterà i poveracci. La società che al “come va?” se si risponde “tutto male” è famelicamente bramosa di conoscere le altrui disgrazie, ma davanti al “tutto bene” fugge infastidita.
Questa è la società che vuole giustizia per Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, Ketty Skerl, Simonetta Cesaroni e Fernanda Durante, ma che dimentica con piacere Thea Stoppa, Lucia Rosa, Giuliana Meschi, Marcella Giannitti, Cinzia Travaglia, Bruna Vettese, Rosa Martucci, Augusta Confaloni, Margarete Wilfling e Giuditta Pennino. Le dimentica con piacere perché loro sono prostitute, oppure tossiche, oppure entrambe le cose e allora se la sono cercata, allora se la sono meritata.
Tempi folli
Attraversando quegli anni e quelle storie, non possiamo che sentirci spaesati. Cos’è successo in quegli anni a Roma e limitrofi? A guardarla sembra un film dal genere è indefinibile: dalla spy-story al noir, per finire alla fantascienza. Sul territorio capitolino si muovevano killer, adescatori, pedofili, mafiosi, bande criminali, personaggi assurdi come il Lupo dell’Agro Romano o Jack Lametta, inconfessabili segreti religiosi, accordi delle istituzioni e intrighi bellico-militari.
Non è direttamente collegato con il contesto che si è dispiegato, in maniera naturale, mentre indagavo i casi di Mirella Gregori ed Emanuela Orlandi. In questo articolo, vi ho sottoposto una carrellata di eventi più o meno correlati e ammetto che negli scritti passati non ho lesinato stoccate al Vaticano e ai suoi intrighi. Ora tocca allo Stato.
Concludo con un accenno ad un storia tutta italiana, che non ha davvero nulla da invidiare ad una pellicola Hollywoodiana. E’ la storia “segreta” di Davide Cervia.
Davide Cervia, è scomparso intorno alle 17.30 del 12 settembre 1990 a Velletri, località Contrada Colle dei Marmi. Cervia è un militare, arruolatosi a 19 anni nella Marina Militare, diventa uno dei maggiori esperti in guerra elettronica con la qualifica Ete/Ge nonché un’eccellenza nell’applicazione del servizio Teseo Otomat, volendo però stare vicino alla famiglia e crescere i propri figli, Davide Cervia si congeda nel 1984. Trova lavoro come perito elettronico all’Enertecnel sud, a circa 15 minuti da casa.
Il 12 settembre all’uscita dal lavoro i colleghi lo vedono salire sulla sua Volkswagen Golf bianca, ha fretta di rincasare perché a casa ha dei lavori da ultimare. Non varcherà mai il cancello di casa. La moglie Marisa sporge denuncia ma i carabinieri parlano di allontanamento volontario “sarà scappato con una bionda”. La moglie non prende nemmeno in considerazione l’ipotesi dell’allontanamento volontario. Le sue sensazioni sono diverse e troveranno conferma nel mese di dicembre quando un uomo che vive nel plesso adiacente, con cui il marito non parlava da anni per via di una disputa di vicinato, le chiede di incontrarsi. All’incontro l’uomo le comunica che il giorno della sparizione, intorno alle 17.30. ha assistito al rapimento di Davide che, parcheggiata l’auto davanti al cancello veniva aggredito da tre persone, poi narcotizzato e caricato su un’auto verde bottiglia, mentre la sua Golf è guidata da uno dei rapitori.
La storia è decisamente lunga e molto complessa, costellata di depistaggi, minacce, violenze e anche esplosioni. Il caso non ha nulla a che vedere con Emanuela e Mirella e nemmeno con la macchina verde. Non fate i furbi, lo so che state già cercando il complotto nel complotto, ma non esageriamo. Tra gli eventi intercorrono sette lunghi anni e non c’è altro da aggiungere.
Ho voluto scrivere questo articolo, un piccolo break prima di tornare alla consueta narrazione, pensando ai troppi dimenticati, a troppi eventi dolorosi e impuniti che urlano giustizia da ogni dove. Il caso di Davide Cervia è un simbolo. Un caso noto, ma messo a tacere. Se provate una ricerca via google, inserendo solo nome e cognome, non troverete articoli e approfondimenti, come di norma, di testate importanti e di siti accreditati. Non se ne parla, non si può,
Ma io scrivo per un giornale che si chiama La Giustizia e quest’uomo e la sua famiglia devono averne.
Tornerò sul caso di Cervia. A coloro che non sanno nulla, basterebbe sostituire Davide al personaggio di Galen Erso nello spin-off di Star Wars Rogue One, per farsene un’idea.
Se il caso di Emanuela Orlandi ci ha insegnato molto sullo Stato Vaticano, quello di Davide Cervia ci insegna altrettanto sullo Stato italiano.
E torniamo al potere del potere.
Conclusioni
Avrete notato che in questa lunga e dolorosa lista mancano all’appello Katty Skerl, barbaramente assassinata il 22 gennaio del 1984, a soli 17 anni, e Alessia Rosati, scomparsa a 21 anni il 23 luglio del 1994.
In entrambi questi casi, come per Emanuela e Mirella, c’è un personaggio che irrompe a gamba tesa, Ancora una volta si tratta di Marco Accetti. Di Accetti tratteggerò un profilo nel prossimo articolo, dove parleremo anche di Katty ed Alessia.
Per tornare a parlare di Emanuela Orlandi, con la quale Accetti non c’entra nulla o quasi, e di Mirella Gregori, caso in cui Accetti ha un ruolo sicuramente non secondario, non posso soprassedere questa narrazione.
Permettetemi di riservare un ringraziamento particolare a Matilde, la mia nipotina di 11 anni che, novella investigatrice, si è prodigata nella ricerca di foto e informazioni.
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1 commento
Grazie per questo articolo semplicemente unico, sto recuperando tutti gli articoli scritti da lei e sto decisamente apprendendo molte più informazioni di quanto fossi riuscito a fare tramite altri portali, mi chiedo se fosse possibile contattarla direttamente per reperire informazioni più precise circa i diversi casi di cui ha scritto… in qualsiasi caso grazie mille!