Game over. Alla fine ha vinto lei, l’outsider, il corpo estraneo, quella che avrebbe comportato una crisi di rigetto, almeno secondo il parere della nomenklatura Dem. Bonaccini secondo una delle più classiche prassi americane ha riconosciuto la sconfitta e ha reso inutili le ultime operazioni di scrutinio.
Demiurgo e al contempo boiardo della ortodossia del PD lo Stefano emiliano ha perso contro tutte le previsioni e su questo qualche domanda bisogna farsela. La vigilia delle primarie era stata contrassegnata da cori da stadio e le truppe regolari del PD festeggiavano cantando “Forza Stefano olè olè”.
E invece è stato come il 5 maggio dell’Inter. Il vincente ha straperso. “Colpa dello staff tecnico”, dirà qualcuno, “le primarie non sono state governate a dovere”. Ma forse le primarie non sono governabili per natura, specie se fatte così come il PD le organizza, nel senso che può andare a votare chi cacchio gli pare. Sta storia delle primarie aperte in effetti fa un po’ ridere, segue quella moda un po’ obsoleta di voler sembrare per forza democratici a tutti i costi anche a quello di un assemblearismo ingovernabile. Cazzarola ma se una consultazione deve eleggere il segretario di un partito che siano ammessi a votare solo gli iscritti di quel partito. O no? È come se alle nostre elezioni politiche facessimo votare anche tutti i turisti stranieri presenti in quei giorni in Italia. Da ridere.
Ma dietro la questione della ingovernabilità dell’elettorato c’é più di qualche ombra che relega la questione della poca organizzazione al mesto rango di alibi di maniera. E già perché non è che niente niente dall’altra parte, parlo di quella che ha messo la bandiera su palazzo Chigi per intenderci, non si sono organizzati a dovere e non hanno mandato gente a votare contro Bonaccini? In fondo sarebbe logico. A destra si scelgono il segretario Democratico che più gli fa comodo. Se così fosse sarebbe da ridere davvero per tutta una serie di motivi.
Il primo è che evidentemente il PD, che avrebbe dovuto ereditare la capacità organizzativa di quello che era stato il partito più e meglio organizzato d’Italia e forse d’Europa ovvero il P.C.I., ha dilapidato quella tradizione e quella capacità in malo modo. E non bisogna andare a scomodare Marx che, teorizzando la dinamica politica pefetta, parlava di teoria e praxis, di dottrina e azione, per ricordarci che un partito senza organizzazione è una corrazzata senza cannoni o una portaerei senza aerei.
La seconda riflessione è che anche l’unica ragione di vanto, che dal Nazareno possono ostentare e con la quale possono consolarsi, e cioè la partecipazione di circa un milione di elettori sarebbe un risultato camuffo perché drogato dalle truppe cammellate meloniane.
Del resto è difficile dare altre spiegazioni alla vittoria della Schlein. E non ci pare sia quella di guardare alle legittime aspirazioni di cambiamento sorte da una base stanca del vecchio modo di interpretare la sinistra.
E comunque da domani, nel più grande partito della sinistra italiana, si parlerà sempre più un linguaggio di sinistra-sinistra mentre la parola “centro” scivolerà sempre di più fuori la finestra con le molliche sgrullate dalla tovaglia del pranzo della domenica fuori dal balcone.
E si apriranno così degli spazi. Inevitabilmente. Perché ci sarà un mondo, che non è di destra, ma non é neanche di sinistra-sinistra, che crede nel riformismo, che si identifica in posizioni moderate e che forse inconsapevolmente sente nostalgia di idee socialdemicratiche. E soprattutto ha le balle piene del bipolarismo.
È ora di ascoltare queste voci e dar loro delle risposte.
Grazie Elly.
P.S. chissà cosa ne penseranno dalle parti del Pantheon.
4 commenti
Bella riflessione sopratutto veritiera per una politica ormai senza più regole e soeranze
Per quanto la dottoressa Schlein mi faccia simpatia con la sua faccia irregolare e le mani sproporzionate che agita in continuazione, credo che il suo personaggio sia la perfetta trasfigurazione della sinistra immaginaria (un po’ come il Cavaliere inesistente di Calvino). Il suo essere donna, apertamente bisex, con curriculum “internazionale” e triple cittadinanze, non la rende automaticamente idonea a fronteggiare la congiuntura più drammatica del dopoguerra. Anzi. Appare talmente sideralmente distante dal “sentiment” di una parte maggioritaria del Paese che a destra, alla notizia (come anche tu accortamente ipotizzi) i tappi di champagne sono esplosi a dozzine. Non è con la fuffa sardiniana che puoi rianimare la sinistra e il Paese e l’impressione che la neo segretaria avrà una navigazione difficile è molto forte.
Semplicemente perfetto. Le primarie del pd fanno davvero ridere (per non piangere).. grazie dott. Carugno
Io credo che alla fine della fiera il PD è de facto retto da un piccolo think tank ulivista della prima ora ovvero Romano Prodi e i suoi accoliti.
Nell’ambito della competizione politica ho come l’impressione che la segreteria ufficiale si occupa prevalentemente di tattica (con risultati poco soddisfacenti ma almeno alcune volte comici) mentre la strategia più ampia è il frutto della riflessione dei rarefatti e appartati circoli intellettuali dossettiani/ulivisti/prodiani che si trovano specialmente nel mondo universitario.
Ovviamente nulla di male che sia così: si tratta di persone intelligenti e di lunghissima esperienza, sono voci ascoltate, esprimono concetti ben limati, sono personaggi di rilievo dell’establishment ed è logico che abbiano un forte ascendente.
Certamente sono circoli esclusivi e piuttosto impermeabili (se non imperscrutabili a volte…) ma ci mancherebbe che i temi politici del riformismo fossero trattati anche da sinistra con il metodo dei proclami in mutande del Bagno Papeete Beach di Milano Marittima o sciorinando la genealogia della famiglia di Hosni Mubarak, anche no grazie!
Più che altro ci sarebbe da ridire sulla forma di questi processi decisionali ulivisti che cercano sempre di accreditarsi come aperti, democratici, quasi spontanei (si direbbe) e che sorgono da una ampia base di consenso quando in vero si tratta di processi di selezione velatamente eterodiretti.
Per essere chiari: per come sono strutturate le primarie del PD essere iscritto o meno non fa sostanzialmente una grande differenza e su questo varrebbe la pena di riflettere: che senso ha l’appartenenza e la militanza politica oggi?
Può essere che dalle parti di Nomisma e della facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Bologna abbiano comunque individuato la persona giusta e la giusta strategia; personalmente me lo auguro ma ho ancora dei dubbi al riguardo, vedremo col passare del tempo.