Un passo indietro rispetto agli indirizzi ed agli impegni europei. Così si può definire l’ esito delle elezioni politiche in Slovacchia tenutesi sabato 30 settembre. Il piccolo Stato nella parte centro orientale del nostro continente, senza sbocco sul mare e con poco più di cinque milioni di abitanti , e’ diventato indipendente nel 1993, dopo la separazione con la Repubblica Ceca, ed è membro dell’ Unione Europea e della Nato. Il Governo uscente ma soprattutto l’ elezione a Presidente della Repubblica di Zuzana Caputova, avvenuta nel 2019, avevano aperto le speranze a un mutamento della precedente decisione di aderire al patto di Visegrad del 1991 con Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca e cioè a quella alleanza culturale e politica sovranista e anti immigrazione che aveva pesantemente condizionato i programmi di solidarietà europei e eretto veri e propri muri contro i clandestini che cercavano di raggiungere, anche solo per transito questi territori. Ma il risultato di sabato rimette tutto in discussione e , in questo momento in cui la massima attenzione internazionale e’ rivolta sulla guerra in Ucraina, sembra un regalo a Vladimir Putin. I sondaggi, frutto anche di manovre propagandistiche , erano incerti ma il responso finale e stato netto: ha vinto lo Smert, partito che nel Parlamento di Bruxelles si colloca nel gruppo socialista, dell’ ex Primo Ministro Robert Fico con circa il 23%. Staccata la formazione europeista di Slovacchia progressista con il 18% ( da cui proveniva la Caputova). Un buon successo , con il 15% lo ha ottenuto il partito di Peter Pellegrini , Voice- SD, che si e subito congratulato con Fico, di cui condivide molti indirizzi programmatici, offrendogli la collaborazione per formare il nuovo Esecutivo. Altri sette partiti entreranno in Parlamento, con percentuali varie e minori, tra i quali anche formazioni di estrema destra come il Partito nazionale slovacco ( Sns). Il tutto con una buona affluenza alle urne di oltre il 67%, la più alta dal 2002 , segno di una grande attenzione degli elettori slovacchi per questo appuntamento. Perché un regalo a Putin? Perché e’ ben nota la posizione dello Smert, ripetuta in tutta la campagna elettorale sulla aggressione della Russia all’ Ucraina. Fico sostiene che il Paese non debba più fornire armi a Kiev ed e’ contrario alle sanzioni contro Mosca. Il suo vice Lubos Blaha afferma addirittura che la guerra e’ di responsabilità occidentale e da della ” fascista” alla Presidente della Repubblica Caputova che non e’ di questa opinione. . E l’ aiuto della Slovacchia a Zelenski , fino ad ora, era stato importante con la fornitura di sistemi di difesa aerea , costantemente in sintonia con quanto deciso in sede di Unione Europea. Ma evidentemente la propaganda di Fico ha fatti bracca nello opinione pubblica slovacca insieme all’insoddisfazione e le preoccupazioni per la situazione economica del Paese. E così Robert Fico, gia’ Premier, dimessosi nel 2018 per una brutta vicenda riguardante l’ assassino del giornalista Jan Kuciak e della sua compagna , le cui indagini, legate alla corruzione, lo avevano l’ambito. si appresta a ricevere l’ incarico per la formazione del nuovo Governo. Lo Smert non ha la maggioranza assoluta dei seggi nell’ assemblea legislativa di Bratislava, ma , sui presupposti di lasciare l’ Ucraina al suo destino,con l’ apporto di Pellegrini e dei partiti nei estrema destra la dovrebbe ottenere. Con quale coerenza rispetto al fatto che faccia parte del gruppo socialista al Parlamento europeo rimane pero’ difficile da spiegare. E Zuzana Caputova, che certamente non condivide le scene politiche di Fico ,ha gia’ fatto sapere che correttamente si atterra ‘ al responso delle urne e gli affidera’ l’ incarico. Una brutta notizia per l’ Unione Europea e la Nato. Una buona notizia per Putin ma anche per Orban e il mondo sovranista.
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Autore. Alessandro Perelli è Vice Presidente di ALDA (Associazione del Consiglio d'Europa) e membro del Consiglio di amministrazione, in rappresentanza della Regione Friuli-Venezia Giulia, Italia. Dal 1980 ha lavorato alla Regione e dal 1999 presso il Servizio Relazioni Internazionali dove si è occupato di progetti e accordi di cooperazione internazionale fino ad agosto 2017. Dal 2000, anno in cui la Regione Friuli-Venezia Giulia è entrata a far parte di ALDA, Perelli ne ha seguito la vita associativa per conto della regione , facendo parte del Consiglio Direttivo, dove ricopre dal 2016 il ruolo di Vice Presidente. È particolarmente interessato all'area del Mediterraneo e alla creazione delle nuove Agenzie della Democrazia Locale in Tunisia e Marocco. Inoltre, Perelli ha seguito le attività delle Agenzie a Verteneglio, nell'Istria croata e Gyumri in Armenia con cui è associata la Regione Friuli-Venezia Giulia e Niksic in Montenegro di cui la Regione che rappresenta è capofila. Ha partecipato ai lavori preparatori della neonata Rete Balcanica per la Democrazia Locale (BNLD) svolgendo attività di promozione di ALDA in qualità di ambasciatore organizzando convegni di cui uno a Lecce con la presenza di enti e associazioni locali e uno all'Università di Trieste insieme a l'Associazione giovanile serba. Inoltre, per conto della Regione Friuli-Venezia Giulia, è entrato a far parte della Commissione Consultiva Nazionale sulla nuova Legge di Cooperazione e del Gruppo di Lavoro Interregionale Nazionale, occupandosi in particolare del tema dell'adesione dei Paesi dei Balcani Occidentali all' Unione Europea e alla creazione di un mercato unico, proseguendo la collaborazione con la Camera di Commercio serba anche dopo il suo pensionamento. Alessandro Perelli ha inoltre svolto attività politica come segretario provinciale del Psi, assessore e consigliere comunale di Trieste. Ha collaborato scrivendo articoli di politica estera per il quotidiano Avanti! i e oggi per la Giustizia online È anche presidente dell'Associazione Culturale "Socialisti liberali triestini".