E così ti ritrovi, alla mia veneranda età e quando pensavi di avere del vocabolario italiano una certa dimestichezza, a fare i conti con parole nuove di cui neanche sapevi l’esistenza.
Armocromia, o armocromista, è senza dubbio la più gettonata. In un paese in cui una ricetta stravagante raccoglie più like di un pensiero di Leopardi, i social sono pieni di commenti, battute, ironie di avventurose donne che dicono la loro o si offrono alla Schlein per darle suggerimenti sull’outfit, chiedendo ovviamente lo stesso compenso che percepisce la consulente che assiste la neo segretaria dem.
Come se questa storia del look cambiasse le sorti del paese. Ma, tant’è, il livello è questo e poi, quando io dico:”Umberto Eco santo subito”, non ho ragione.
Indubbiamente la Elly Schlein aveva dato una immagine di sé come di una donna più essenziale e meno, anzi, affatto incline alle civetterie, una donna tutta sostanza e pochissima forma, una rivoluzionaria minimalista, e quindi la notizia che si sia dotata di una armocromista fa scalpore. Magari se si fosse trattato della panterona nazionale, Daniela Santanché, sarebbe passato tutto sotto silenzio.
Che poi stà consulenza quando gli viene data, ogni mattina? La armocromista dorme sul ballatoio della Schlein? O fanno un breafing prima di andare a letto?
Sai che palle, svegliarsi ogni mattina, con il chiodo fisso che devi chiamare la armocromista per sapere se devi indossare un verde vomito o un marroncino cacarella.
Mi viene l’angoscia solo a pensarci.
Ma poi alla fine saranno pure fatti suoi e francamente è più interessante e importante conoscere le sue posizioni sui temi di politica generale che queste frivolezze.
Ma in questi giorni c’è un altro termine che comincia a circolare nel paese e, senza dubbio, si tratta di roba ben più pesante.
Da pochissimi giorni il Garante della Privacy ha dato il via libera a OpenAI e alla introduzione della nuovissima ChatGPT.
No, non è un nuovo social per adulti.
Si tratta della Intelligenza Artificiale che è stata aperta al pubblico anche in forma free, ma limitatamente a 3 accessi al giorno.
Ma di cosa si tratta effettivamente? Vi risparmio dettagli e approfondimenti tecnici, che potrete leggere autonomamente in diversi articoli e recensioni ma, nella sostanza, la A.I. alla semplice immissione di un input, di una frase o di una query ti genera un testo più o meno lungo o complesso.
Anche un libro, un trattato o un saggio.
La questione è pesante perché, sino ad oggi, i chip prodotti nella Silycon Valley avevano svolto una funzione di semplice supporto all’opera dell’uomo, a cominciare dai semplici calcoli aritmetici delle prime calcolatrici per finire alla vasta applicazione dell’informatica nel vivere quotidiano e alla quale non sappiamo più fare a meno; pensate al GPS che sostituisce le vecchie e ingombranti cartine che quando le aprivi diventavano un lenzuolo sul cruscotto.
Con A.I., invece, c’è una vera e propria rivoluzione perché, per la prima volta, un sistema si sostituisce all’uomo in quella che era rimasta l’unica vera prerogativa dell’intelligenza umana e cioè: l’attività creativa.
Tra un po’, per scrivere questo articolo, non dovró più spannicarmi arrabattandomi alla ricerca di vocaboli, al controllo della punteggiatura o della sintassi, o a congeniare battute e ironie gustose.
Mi basterà scrivere quattro parole sulla stringa e voilà, il gioco è fatto.
Quanta tristezza nel pensare a cosa diventerà l’umanità, eternamente pigra, che rinuncerà alla sua facoltà più bella, la genialità.
Non so quando accadrà, ma Dan Brown, nel romanzo Origin, ipotizzò proprio questo: un mondo in cui la tecnologia si sostituirà sempre più all’uomo prendendone il sopravvento a relegandolo a una vita semi-vegetale.
Quando avverrà non so ma, considerando che dal primo elaboratore, l’Eniac (1943) un computer che occupava una superficie di 180 metri quadrati e che pesava 30 tonnellate, sono passati appena 80 anni, posso immaginare che le accelerazioni dei tempi saranno vertiginose.
Un futuro cupo, verso livelli ancor piú bassi di oggi, specie se consideriamo che la gente si sta interessando più alla armocromista della Schlein che all’avvento della ChatGPT.
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.
2 commenti
Personalmente, ritengo che la notizia sull’ armocromista della Schlein evidenzi la mancanza di buon gusto di una politica che si impegna per il reddito di cittadinanza ma certamente non è un argomento socialmente rilevante. È più facile per tutti comprendere e commentare notizie di questo tipo piuttosto che il grave pericolo insito nell’ uso delle nuove e sofisticate tecnologie, di cui è sicuramente urgente discutere, come ben evidenziato nell’ articolo.
La domanda sorge spontanea: l’intelligenza artificiale sostituirà il suffragio universale? Non è che vista la situazione forse forse del tutto sbagliato non sarebbe? Inserisci nel prompt le caratteristiche dei candidati e i problemi da risolvere e in tre secondi hai la risposta.