di Lucia Abbatantuono.
Al Nord i lavoratori dipendenti di società private lavorano due mesi in più rispetto agli omologhi del Sud. Guadagnando anche molto di più.
Che simili notizie debbano essere divulgate tra sabato e domenica, quando il possibile pubblico è naturalmente inferiore a quello feriale (poi è estate, chi vuoi che segua certe notizie al mare, in montagna o davanti a un buon aperitivo?), è difficile e imbarazzante da giustificare. A meno che non si veda, anche in questa tempistica, il disegno preciso di un governo che manovra egregiamente anche i mezzi di comunicazione. E non solo quelli.
La notizia che si vorrebbe far passare sotto silenzio è sconcertante: la Confartigianato di Mestre ha appena pubblicato un dossier in base al quale i lavoratori dipendenti del settore privato del Nord Italia lavorano in media quasi due mesi in più rispetto a quelli del Meridione.
Ne consegue, per loro, una retribuzione giornaliera superiore del 34% rispetto a quella dei lavoratori del Sud.
L’INPS riporta che il numero medio delle giornate retribuite al Nord è pari a 247; al Sud, invece, le giornate scendono a 211. Pertanto, nel settentrione un ipotetico operaio lavora 36 giorni in più, che corrispondono a quasi 2 mesi lavorativi “aggiuntivi” rispetto a un collega meridionale. Margine notevole anche nella retribuzione media giornaliera lorda, che nel Nord si attesta intorno ai 100 euro e in meridione ai 75.
Nel comunicato si legge: “È la diffusione del sommerso a rendere l’occupazione del Mezzogiorno fragile e povera“. Un comunicato che doveva essere diramato proprio quando gli italiani se ne stanno gli ombrelloni o in baita, così da cercare di smussarne la gravità: “Se non cominciamo a contrastare efficacemente il lavoro irregolare” continua la Cgia – “il divario Nord-Sud è destinato ad aumentare, danneggiando tutto il Paese“.
Parole che non suonano come una novità, e la cosa diventa quindi ancora più urticante: non è che al Sud si lavori di meno, ma di certo sono ben inferiori le giornate lavorate non in nero. Infatti i dati mostrano che a parità di ore lavorate è la forte presenza di attività irregolari e sommerse a rendere impossibile sia la conoscenza certa del flusso economico sottostante sia la certezza dei dati raccolti.
Nel 2021 si è palesata una marcata differenza nel numero di giorni lavorativi tra le province italiane: quell col maggior numero di giornate lavorate (e denunciate) sono state Lecco, Vicenza e Treviso. Al contrario, a Nuoro, Messina e Vibo Valentia i lavoratori sono stati in fabbrica o in ufficio fino alla metà del tempo. Come è possibile? Semplice: lo studio conteggia solo i giorni lavorativi dichiarati, cioè denunciati all’INPS e quindi tassati, mentre non può tener conto di tutti quelli che, al Sud, restano a nero.
Lo studio riporta pure che “Il mercato del lavoro è caratterizzato da tanti precari, molti lavoratori intermittenti, soprattutto nei servizi, e tantissimi stagionali legati al mondo del turismo“. Se ciò non bastasse, “A Sud si fa meno ricerca, e si apporta quindi meno innovazione; inoltre, il numero dei laureati che lavorano nel Sud è minimo. La combinazione di questi elementi fa in modo che gli stipendi percepiti dai lavoratori regolari siano statisticamente più bassi della media nazionale“.
Sappiamo che il livello salariale di un territorio è strettamente legato alla qualità del sistema imprenditoriale e occupazionale presente, e per questo è un ottimo indicatore della produttività locale, misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e le ore lavorate. Ed è proprio questo dato ad evidenziare differenze territoriali molto marcate. In particolare, a Nord il valore medio della produttività nel 2019 si attestava sui 40 euro circa, mentre nel Mezzogiorno arrivava a stento ai 30 euro. Un divario tra Nord e Sud quantificabile con un 33% di differenza tra le due aree geografiche.
I dati evidenziano la presenza di forti differenze territoriali anche nel livello retributivo e nella durata media dell’orario di lavoro in Italia. Nel 2021 la provincia di Milano ha registrato la retribuzione media giornaliera più elevata d’Italia per i lavoratori dipendenti del settore privato, con un importo di circa 124 euro al giorno. Seguono Bolzano (104,8 euro), Parma, Bologna, Modena, Roma (101,3 euro), Reggio Emilia, Genova, Trieste e Torino (98,5 euro). All’opposto, i dipendenti del settore privato che hanno percepito gli stipendi giornalieri più bassi sono stati quelli di Trapani (67,1 euro), Cosenza, Vibo Valentia e Ragusa (66,5 euro).
Sappiamo che il livello salariale di un territorio è strettamente legato alla qualità del sistema imprenditoriale e occupazionale presente, e per questo è un ottimo indicatore della produttività locale, misurata dal rapporto tra il valore aggiunto e le ore lavorate. Ed è proprio questo dato ad evidenziare differenze territoriali molto marcate. In particolare, a Nord il valore medio della produttività nel 2019 si attestava sui 40 euro circa, mentre nel Mezzogiorno arrivava a stento ai 30 euro. Un divario tra Nord e Sud quantificabile con un 33% di differenza tra le due aree geografiche.
I dati evidenziano la presenza di forti differenze territoriali anche nel livello retributivo e nella durata media dell’orario di lavoro in Italia. Nel 2021 la provincia di Milano ha registrato la retribuzione media giornaliera più elevata d’Italia per i lavoratori dipendenti del settore privato, con un importo di circa 124 euro al giorno. Seguono Bolzano (104,8 euro), Parma, Bologna, Modena, Roma (101,3 euro), Reggio Emilia, Genova, Trieste e Torino (98,5 euro). All’opposto, i dipendenti del settore privato che hanno percepito gli stipendi giornalieri più bassi sono stati quelli di Trapani (67,1 euro), Cosenza, Vibo Valentia e Ragusa (66,5 euro).
Nello stesso anno, i settori che hanno offerto le retribuzioni più elevate in Italia sono stati quelli del ramo creditizio-finanziario-assicurativo (170 euro lordi), dell’estrattivo (163,5 euro), del comparto energia elettrica-gas (161,3 euro), dell‘informazione-comunicazione (126,4 euro) e del manifatturiero (107,2 euro). Al contrario, i lavoratori meno pagati hanno lavorato nel settore noleggio-agenzie di viaggio e servizi alle imprese (68,2 euro), o nel settore ricettivo e della ristorazione (56 euro).
Altra criticità? I lavoratori in posizioni apicali hanno percepito un emolumento giornaliero superiore del 577% rispetto a quello degli operai: se ai dirigenti è stata corrisposta una paga lorda di 500 euro per 291 giorni di lavoro all’anno, ai manovali è stata erogata una retribuzione che si avvicina ai 74 euro per un totale di 219 giorni lavorativi. Gli impiegati, invece, hanno ricevuto una paga media di 97,5 euro al giorno e i quadri circa 219 euro giornalieri.
Altra criticità? I lavoratori in posizioni apicali hanno percepito un emolumento giornaliero superiore del 577% rispetto a quello degli operai: se ai dirigenti è stata corrisposta una paga lorda di 500 euro per 291 giorni di lavoro all’anno, ai manovali è stata erogata una retribuzione che si avvicina ai 74 euro per un totale di 219 giorni lavorativi. Gli impiegati, invece, hanno ricevuto una paga media di 97,5 euro al giorno e i quadri circa 219 euro giornalieri.
Lo scorso aprile il governo Meloni ha istituito, con due decreti ministeriali volti a contrastare il lavoro nero (e la cui divulgazione, ancora una volta, è stata debole o del tutto assente), il Comitato Nazionale per la Prevenzione e il Contrasto del Lavoro Sommerso. Un nome roboante per designare un organismo il cui compito sarebbe quello di coordinare e monitorare la realizzazione delle attività programmate nel Piano nazionale per la prevenzione e il contrasto del lavoro sommerso. Presieduto dal ministro del lavoro, al tavolo dovrebbero presenziare anche Salvini, come Ministro delle Infrastrutture, e i presidenti di INPS, INAIL, Banca d’Italia e Agenzia delle Entrate, affiancati dai vertici militari di Guardia di Finanza e Carabinieri, corroborati da ben 10 rappresentanti delle organizzazioni sindacali e datoriali più rappresentative a livello nazionale. Qualcuno ha notizie di questo supermassiccio Comitato? La cui composizione sembra degna dei film Marvel con tutti i supereroi chiamati a raccolta per debellare il Male dall’universo?
Intanto, a sguazzare nel mare del lavoro nero ci restano tutti i lavoratori. Allora bandiere nere (altrochè blu) su tutte le coste, a quanto pare.