di Giovanni Franco Orlando
Il 9 febbraio di 174 anni fa, nel lontano 1849, ci ricordano oggi gli amici dell’Associazione Mazziniana Italiana, venne proclamata la Repubblica Romana, uno Stato repubblicano sorto in Italia durante il nostro Risorgimento a seguito di una rivolta interna allo Stato Pontificio che portò alla fuga del Papa Pio IX a Gaeta e l’instaurazione del governo guidato da un triumvirato con importanti figure della nostra storia patria come Giuseppe Mazzini, Carlo Armellini e Aurelio Saffi.
La Repubblica Romana, come ricorderete, ebbe vita breve in quanto pochi mesi dopo (il 4 luglio del 1849) venne soffocata “manu militari” dall’intervento della Francia di Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, chiamato in soccorso dal Papa e che ristabilì l’ordinamento pontificio.
È importante ricordare questo anniversario per vari motivi.
Intanto, fatto a volte dimenticato, essa fu un’esperienza tra le più significative nella storia dell’unificazione italiana perché cercava di dare forza e concretezza alla realizzazione di uno stato unitario repubblicano
In secondo luogo, fu il primo vero banco di prova per dare attuazione concreta alle nuove idee democratiche, ispirate principalmente al pensiero di Giuseppe Mazzini che portarono ad una Costituzione che, tra le altre cose, prevedeva il suffragio universale maschile, l’abolizione della pena di morte e la libertà di culto.
Inoltre, in quella occasione ci fu l’incontro e il confronto di molte figure di primo piano del Risorgimento, tra queste lo stesso Giuseppe Garibaldi, che avrebbero poi dato il loro contributo decisivo per l’unificazione dell’Italia.
Per ricordare questo importante anniversario i Mazziniani italiani ed europei hanno divulgato un manifesto in cui ricordano “il sacrificio di tanti giovani che caddero per la realizzazione di un’Italia unita e repubblicana” e ricordano anche che “quel progetto, tracciato nella Costituzione della Repubblica Romana e ritenuto sprezzantemente un’utopia dai governi dell’epoca, è stato poi portato a compimento con la Costituzione italiana del 1948”.
Certamente la storia dell’unificazione del nostro Paese sarebbe stata diversa se quell’esperienza fosse andato in porto e avesse acceso, come auspicavano i repubblicani romani e i loro ispiratori e condottieri, un processo simile in tutte le diverse capitali dei tanti Stati in cui era suddivisa l’Italia.
Ma quello che ci dovrebbe interessare ancor di più oggi, a parte le importanti reminiscenze storiche, è quanto sia importante tenere alta l’attenzione sui valori e sui principi della nostra Costituzione.
Principi e valori che vengono da tanto lontano, che hanno visto il sacrificio di tante persone, che rappresentano il filo conduttore di una storia bellissima che ha traghettato l’Italia da un passato fatto di diritti negati e di sudditanze antidemocratiche ad un Paese libero, indipendente, democratico.
L’altra sera nella serata di apertura della festa della canzone italiana a Sanremo, Roberto Benigni, davanti ad un commosso Presidente della Repubblica, ha saputo, con i suoi impareggiabili modi di geniale comico toscanaccio, sottolineare la grandezza di principi così alti che con parole semplici, comprensibili a tutte e tutti, sono stasi scolpiti nella nostra Carta Costituzionale e hanno reso il nostro Paese uno tra i Paesi più civili ed avanzati del mondo.
Certamente il nostro Paese ha bisogno di riforme che dovranno toccare anche la nostra Costituzione. Su questo le forze laiche, socialiste e liberali hanno aperto un confronto da anni e in tempi non sospetti. Sono però riforme che vanno fatte all’interno di un quadro di principi, quelli contenuti in particolare nella prima parte della nostra Costituzione, che non sono negoziabili e che si riconnettono a quella storia che viene da tanto lontano e che non dobbiamo dimenticare e che anzi dobbiamo far conoscere ai nostri figli e nipoti sempre meglio.