Ritorno nuovamente a parlare della sciagura avvenuta sulla spiaggia di Cutro dove, anche quest’oggi, il mare ha restituito altri corpi, facendo salire il bilancio delle vittime a 76.
Contestualmente, si è svolta una grande manifestazione di solidarietà, partita dal basso, per stringersi attorno alla comunità migrante. Un accorato appello affinché tragedie come queste non avvengano più e che il Mar Mediterraneo non rappresenti un cimitero a cielo aperto.
Dallo scorso 26 febbraio, Cutro è divenuta meta di pellegrinaggio per onorare la memoria delle vittime del naufragio.
L’intera comunità si è rimboccata le maniche, sin dalle prime ore, per aiutare i soccorritori e per supportare i naufraghi sopravvissuti all’immane tragedia.
L’immagine del Presidente Mattarella, visibilmente commosso, in visita alla camera ardente è emblematica e suppongo che possa racchiudere lo stato d’animo dell’intera nazione.
D’altra parte, sempre in questi giorni, abbiamo assistito – nel medesimo luogo – ad una delle passerelle più teatrali della storia politica del paese. Un Consiglio dei Ministri straordinario riunitosi a Cutro con sembianze da kermesse, uno sfoggio da Red carpet al sol vedere il vicepremier ostentare una carpetta sul “Ponte” – ovviamente, punto non all’ ordine del giorno. (Sic!)
Ancora più imbarazzante la bozza del nuovo decreto legge discussa in Consiglio. Il testo prevedrebbe una nuova programmazione dei flussi, un potenziamento dei centri di permanenza per i rimpatri ed ergastolo per i trafficanti. Come se la causa primaria delle migrazioni “forzate” dipendano dai trafficanti e non da guerra, fame, e impossibilità di sopravvivenza nei propri paesi di origine. Una bozza plastica di chi ignora totalmente il diritto all’immigrazione.
In ultimo, nessun cordoglio è stato espresso nel corso della conferenza stampa e quel che resta è la fotografia di una premier apparentemente insicura ed imprecisa in risposta ai tanti quesiti formulati dai giornalisti circa quanto accaduto in quelle ore strazianti del naufragio ed una moltitudine di gente in protesta, doppiamente indignata.
La solidarietà non è apparire ma agire contro ogni forma di ingiustizia.