Di Alessandro Perelli
I due Premier , Golob e Plenkovic , di Slovenia e Croazia hanno abbandonato gli scontri e le contrapposizioni sui confini terrestre e non perdono occasione per confermare il loro impegno sui valori europei. La collaborazione si è fatta tra loro ancora più intensa sui temi energetici con la recente decisione di entrambi di partecipare al raddoppio della centrale nucleare di Krsko. Ma orate e branzini più le altre specie del pescato dividono ancora profondamente Lubiana e Zagabria.
La disputa ancora aperta riguarda l’ esercizio della pesca nel golfo di Pirano . Pirano e’ uno dei tre comuni sloveni ( gli altri sono Isola e Portorose) che si affacciano sul mare Adriatico prima di arrivare alla costa istriana croata. In questo spazio di mare , denominato appunto golfo di Pirano si sta svolgendo una battaglia giuridica tra pescatori e rispettivi Stati proprio per la cattura di orate e branzini che poi vengono venduti non solo in Slovenia e in Croazia ma anche nel nostro territorio e che economicamente rappresentano un grosso business oltre a dare lavoro a molte persone.
Nel 2017 un Arbitrato internazionale sembrava aver posto fine alle dispute con la decisione che due terzi del golfo erano di pertinenza slovena e un terzo croata. Il fatto e’ che Zagabria non ha mai riconosciuto questa decisione e i suoi pescatori , appellandosi all’ orientamento del Governo, si sono sentiti in diritto di svolgere la loro attività nelle acque spettanti alla Slovenia
Inevitabili sono state a questo punto le multe appioppate dagli organi di vigilanza di Lubiana alle quali si e’ risposto con dei ricorsi rigettati dalla magistratura. Ma non finisce qui. C’ è anche da dire che i due Governi , almeno ufficialmente, hanno tentato di mettersi d’accordo . Alla fine del marzo 2022 il lavoro diplomatico aveva permesso di dichiarare ai Primi Ministri ( allora Jansa e Plenkovic ) che l’ intesa era vicina attraverso una soluzione temporanea che avrebbe facilitato il lavoro dei pescatori dell’ area rimandando a tempi migliori quella definitiva con la cancellazione delle multe comminate.
Ma alla fine la questione è rimasta aperta e le salate contravvenzioni si sono ripetute da una parte e dall’altra. I pescatori sloveni, allora ,dopo aver percorso , con i loro ricorsi , tutti i gradi dell’ ordinamento giuridico di Zagabria fino alla Consulta, non avendo avuto soddisfazione hanno deciso di appellarsi alla Corte europea dei Diritti dell’ uomo. Il Governo Golob , però ha deciso di intervenire in merito schierandosi a loro fianco presso la Corte ( cosa che e’ consentita dalla normativa europea ).
La Ministra degli Esteri Tanja Fajon , dopo essersi definita soddisfatta che la Corte di Strasburgo abbia ritenuto ammissibili i ricorsi presentati dai pescatori, ha ribadito l’ appoggio dell’ Esecutivo alle loro istanze . Cioè davanti alla magistratura europea , in tutti i gradi del giudizio il Governo Golob siederà accanto ai suoi pescatori. Si attendono analoghe reazioni da parte di Zagabria con Plenkovic che, se non lo farà, subirà inevitabilmente attacchi dall’ opposizione soprattutto quella di estrema destra.
Ma attenzione, non è escluso, anche se in dimensioni minori, che la vicenda possa riguardare anche quei nostri pescatori che , dalla vicinissima Trieste abbiano , consapevolmente o meno svolto la loro attività in acque territoriali non italiane e siano stati perseguiti. Ma da chi visto il non riconoscimento dell’ Arbitrato? Un caso, quello della guerra della pesca, non semplice ormai in mano della Corte di Strasburgo il cui pronunciamento finale fara’ scuola su casi simili che si sono verificati in alcune zone costiere del territorio dell’Unione Europea. E che finalmente dovrebbe chiudere il contenzioso tra Slovenia e Croazia.