Di Leonardo Raito
Nella fase congressuale del Pd non c’era settimana in cui i sondaggi non indicassero un calo di consensi potenziali al Partito Democratico arrivato, sempre nelle intenzioni di voto, sotto il 16% e superato dal Movimento Cinque Stelle, che sembrava essersi ripreso dalla lunga crisi.
Dopo le primarie conclusesi a sorpresa, con la vittoria di Elly Schlein su Bonaccini, la tendenza sembra essersi invertita, con il Pd che negli ultimi sondaggi si sarebbe già attestato ben sopra al 20%, solidamente al secondo posto nazionale dopo Fratelli d’Italia.
In compenso, tuttavia, si assisterebbe alla stabilizzazione o al calo dei grillini, dimostrando un travaso di elettori che, probabilmente, attendevano lo spostamento dell’asse del Pd a sinistra, ritornando a sostenere istanze più radicali e meno filo governative.
Pur non sapendo, di fronte a un elettorato sempre più fluttuante, dove potrà approdare questo cambio di rotta, credo che la novità interessante della prima donna alla guida del partito, e un certo movimentismo giovanile che pare aver spinto la sua elezione, possa in qualche modo rianimare un organismo troppo impantanato nelle guerre di corrente per essere capace di proiettare un dinamismo esterno necessario a riacquistare consensi.
Oggi, invece, potremmo trovarci dinnanzi a una rinnovata spinta verso un bipolarismo in grado di semplificare il quadro politico, due opzioni chiare che gli elettori potrebbero apprezzare rovesciando un paradigma al continuo calo di partecipazione che ha caratterizzato le ultime tornate elettorali.
A Elly Schlein va dato il merito di aver saputo ricreare un certo entusiasmo attorno al partito, di aver riaperto le porte della partecipazione a chi si sentiva escluso o messo all’angolo, di aver depurato gli scontri interni di scorie pericolose, con l’auspicio, certo, di saper tenere insieme le forze migliori e più costruttive delle diverse sensibilità in una logica unitaria.
L’esordio, quindi, non può che considerarsi confortante, sperando che le future mosse, anche sui territori, possano liberare energie positive valorizzando quanto di buono è rimasto nel Pd. Insomma, oltre l’iniziale scetticismo (anche personale) forse Elly Schlein ha riacceso una scintilla che sembrava sopita, ridando un’anima al partito. È giusto quindi avere e darle fiducia.