Questa Conferenza ONU rappresenta già una pietra miliare nel potenziare gli sforzi comuni. Bisogna saper guardare la vera essenza delle nuove forme di corruzione lì dove esse si manifestano: quelle liquido-infiltrative, quelle strategico-aziendali, quelle simbiotiche, quelle geopolitiche ed infine la grand corruption, coi suoi tentacoli nella criminalità organizzata, nelle truffe economiche, nel riciclaggio di denaro sporco. Dobbiamo dotarci di strumenti per ricostruire e conoscere, piuttosto che additare o declassare. E si deve applicare al fenomeno corruttivo il metodo scientifico dello scire per causas: intervenire nel correggere le storture del sistema, proprio come un medico ripristina la salute in un organismo malato. E nel farlo non bisogna tralasciare il
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Era il 1979 quando, nel suo discorso di fine anno, Sandro Pertini ammoniva «La corruzione è nemica della Repubblica. E i corrotti devono essere colpiti senza nessuna attenuante, senza nessuna pietà». Corruzione: fenomeno globale privo di denominatore unico. Infatti ad oggi non esistono indici di misurazione oggettivi per fotografe tutte le realtà in cui esso si manifesta. Tuttavia, gli esperti utilizzano la percezione sociale della corruzione come criterio pratico per quantificarla. Lo fanno sulla base del cosiddetto paradosso del Trocadero per cui “più si combatte la corruzione, più questa viene percepita”. Approccio che però fa acqua da tutte le parti.
Allora deve apparirci molto rilevante la prima conferenza dell’ONU interamente dedicata alla misurazione della corruzione. Strano che non se ne sia parlato col dovuto clamore, ma pochi giorni fa Vienna ha ospitato questo importante meeting voluto dall’UNODC – l’Ufficio delle Nazioni Unite contro la droga e il crimine, dalla IACA – Accademia internazionale anticorruzione, e dall’OCSE – Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico. Il tema chiave era l’urgenza di sviluppare indicatori affidabili e dati comparabili per migliorare la cooperazione internazionale anti-corruzione. E non si tratta certo di una passeggiata, soprattutto per l’Italia, da troppi anni penalizzata sul piano reputazionale da indici percettivi che, invece di elogiare le nostre lotte alla corruzione, ci regalano una tremenda arma a doppio taglio.
Nella delegazione italiana a Vienna c’erano Giovanni Tartaglia Polcini (magistrato, componente del Comitato Scientifico dell’Eurispes e consigliere giuridico alla Farnesina), il presidente dell’ANAC Giuseppe Busia e la sociologa ISTAT Maria Giuseppina Muratore. L’econometria della corruzione è alla base di una ricerca che l’Eurispes conduce da tempo per verificare la fondatezza del giudizio espresso nei confronti dell’Italia dai più comuni indicatori percettivi sulla corruzione. Nell’area OCSE il nostro Paese vanta la più alta corruzione percepita dai suoi cittadini (circa il 90%) chiamati a rispondere a specifici sondaggi, oppure coinvolti in indagini curate da esperti. Ma la soggettività, lo sappiamo, è agli antipodi dell’obiettività.
Come, del resto, sostiene lo stesso Tartaglia Polcini: «Gli indici di misurazione basati sulla percezione del livello di corruzione hanno progressivamente mostrato alcuni limiti intrinseci dovuti all’analisi soggettiva del fenomeno, che può portare a risultati distorti e parziali. Inoltre, l’uso improprio degli indici di percezione ha potenziali conseguenze negative in termini di fiducia nei mercati e nelle imprese, e in termini di investimenti esteri». Quindi parliamo di un problema ben più grave di quanto non si voglia ammettere. Perciò il movimento globale Transparency International ha elaborato un Corruption Perception Index che utilizza indicatori oggettivi, di natura decisamente più complessa. Il metodo interfaccia molteplici dati estrapolati da indagini campionarie, statistiche giudiziarie e audit condotti presso le pubbliche amministrazioni.
Oltre ad approvare questo indice scientifico di rilevazione, la Conferenza di Vienna ha varato tre capisaldi operativi: 1) la misurazione è centrale; 2) và consolidato un nuovo approccio; 3) la ricerca deve essere fondamentale. Il crescente impatto della corruzione sull’economia, sullo sviluppo sostenibile, sulla democrazia e sulla tutela della libertà e dei diritti umani diventa ogni giorno sempre più evidente. Nel 2003 furono centotre i Paesi ONU a firmare la Convenzione internazionale contro la corruzione, testo che all’art.61 richiama la necessità di una ricostruzione tecnica della realtà e del fenomeno, e quindi di una “conoscenza di tutte le sue forme nonché delle circostanze in cui vengono commessi i reati di corruzione”. Venti anni dopo, gli stessi Paesi riconoscono quanto ancora c’è da fare di pratico per spuntarla contro la corruzione dilagante. E per questo il Corruption Perception Index deve essere (e sarà) il principale strumento di comparazione tra paesi, perché attribuisce rating e punteggi di affidabilità ad ogni singolo sistema nazionale. Del resto, lo scopo della ricerca è creare strumenti anticorruzione, non classifiche.

Lucia Abbatantuono
Autrice. Laurea in Scienze Politiche Economico/Internazionali, Master ISSMI. Funzionario pubblico, già ricercatrice al Centro Alti Studi per la Difesa, esperta di politica militare e diritto internazionale. Appassionata di letteratura, musica classica e studi classici, è pianista e scrittrice. Editorialista e opinionista, scrive anche per le riviste Il Chaos e L'Autiere. Socia del torinese Club di Cultura Classica e dell'Associazione Socialista Liberale.