di Alessandro Perelli
Di questi tempi è già una notizia che non ci si debba occupare, per un Paese del Centro Africa, di un colpo di stato. Il Kenya, invece, che dopo la dominazione coloniale inglese agli inizi del 2000 ha raggiunto una stabilità trasformandosi in una repubblica presidenziale e raggiungendo una normalità democratica interna con lo svolgimento di libere elezioni, e’ balzato recentemente all’attenzione internazionale per due motivi: per aver ospitato il primo vertice africano sul cambiamento climatico e per le sue scelte energetiche. Nella capitale Nairobi, dal 4 al 6 settembre si sono riunite le delegazioni di tutti i 54 Stati del continente per predisporre una linea comune contro le gravi conseguenze dei mutamenti del clima anche in vista della Cop28, la conferenza dell’ONU, prevista per il mese di novembre negli Emirati Arabi Uniti. In questo appuntamento, il primo così partecipato, sono stati definiti alcuni impegni comuni. Innanzitutto lo sforzo generale e condiviso di accelerare la transazione verso un’economia a basse emissioni di carbonio; inoltre la scelta di perseguire le energie rinnovabili e pulite, e l’investimento nei mezzi di sussistenza sostenibili. Ma anche il rafforzamento delle cooperazione regionale e internazionale sui cambiamenti climatici.
Le cronache recenti sono piene di notizie riguardanti eventi atmosferici di particolare gravità che hanno colpito numerosi Stati del continente, con vittime e danni ingenti alle infrastrutture e all’agricoltura. I mutamenti del clima rischiano di peggiorare questo stato di cose con ripercussioni molto negative per l’economia, la sicurezza alimentare e la salute pubblica. Da Nairobi, a maggior ragione da un Paese come il Kenia, che fonda le sue risorse soprattutto sullagricoltura e sul turismo, l’Africa ha voluto dare un segnale importante al mondo intero su questo tema. E il Kenya ha voluto porsi all’avanguardia di queste scelte fondamentali per uno sviluppo sostenibile. Ma strettamente legato a questa storica riunione va considerata la decisione delle autorità keniote di puntare sull’energia nucleare. Infatti il Kenya ha annunciato la costruzione della prima centrale atomica a partire dal 2027. L’impianto dovrebbe sorgere nella provincia di Kilifi o in quella di Kwale non lontane da Mombasa, la seconda città del Paese, che potrebbero utilizzare il raffreddamento necessario attraverso l’acqua marina. Sono già state avviate le necessarie gare di appalto per la realizzazione dell’opera.
Nel frattempo proseguono gli studi scientifici previsti dalli Agenzia per l’ energia nucleare e sugli eventuali rischi sismici. La scelta di puntare sull’atomo sarà utilizzata per colmare il deficit energetico del Kenya associandosi alla decisione di privilegiare le energie rinnovabili provenienti da geotermico, solare ed eolico. Per quanto riguarda la costruzione sono aperte varie opzioni: potrebbe essere a carico di Cina o Russia, che gia’ sono impegnate in questo settore in alcuni Stati africani, ma anche con modulari USA. Sono infatti in un momento particolarmente favorevole le relazioni tra Nairobi e Washington: USA e Kenya hanno firmato nei giorni scorsi un accordo di cooperazione quinquennale nel settore della Difesa. L’accordo prevede l’addestramento delle forze armate di Nairobi e una collaborazione negli sforzi di sicurezza all’interno del Paese. L’intesa è stata siglata in occasione della visita del Segretario alla Difesa Usa Austin svoltasi nella capitale keniota. Gli eccellenti rapporti tra lo Stato africano e Washington sono ulteriormente dimostrati dal fatto che il Kenya guiderà una missione multinazionale per un intervento di pace ad Haiti.