Panem et circenses tuonavano dalle parti del miliarum aureum e quando sentivano gli squilli dei buccini accorrevano tutti verso il Tevere per raggiungere, in quella che era l’allora fuori porta, il Circo Massimo per assistere alle gare di bighe o ai combattimenti tra miliziani o tra gladiatori.
Giovenale ne racconta lo spirito nascondendo dietro il segreto del successo l’arte di far divertire e regalare da mangiare. E sennò Giulio Cesare come faceva a diventare Pontefice Massimo se non con elargizioni di tonnellate di frumento e con la indizione di spettacolari giochi equestri.
Ad oggi non c’è molto di diverso se non che il gioco per eccellenza, quello che è amato dall’80% della popolazione mondiale, invece di essere organizzato da qualche Console è organizzato da una associazione chiamata Lega Serie A.
Non che anche dalle parti di via Rossellini non ci siano Consoli e Proconsoli, ma sono tutti come Lotito. Biascicano un latinourum di manzoniana memoria e quando aprono bocca per parlare di qualcosa che sia diverso dall’argomento calcio fanno delle figure di M da far inorridire anche Checco Zalone.
Però calcio e caxxi propri li sanno gestire alla grande.
Orbene il caso vuole che oggi pomeriggio si riunisca l’assemblea di Lega per discutere, senti un po’, di diritti televisivi.
A far da paio ed eco a tale riunione ci sarebbe un annuncio di Sky che comunica di voler rinunciare al prossimo bando per acquisire i diritti della serie A.
Già Lotito aveva presentato un emendamento nel mille proroghe, poi fortunatamente bocciato, che avrebbe prorogato in automatico i contratti in essere, ma ora Sky gli lancia un assist degno delle migliori tattiche di De Giorgi.
Perché il nodo è molto semplice.
Al di là del “lato b” di Diletta Leotta, DAZN è lo psicodramma degli italiani.
Una sequela di incidenti di percorso, di partite che si interrompono, di blackout nella rete, di cazzi e ammennicoli vari che hanno fatto infuriare il popolo dei tifosi con il grido del trionfo pedatorio (goal) strozzato in gola perché la palla, che partiva dal piede dell’attaccante, restava a appesa a mezz’aria per il blocco delle immagini interrotte da un bug di rete. E per sapere se era goal o meno dovevi aspettare cinque minuti.
Secondo me anche Samantha Cristoforetti, da lassù, un paio di volte avrà sentito il suono di uno strano eco cosmico molto familiare: era il vaffanculo all’unisono che milioni di italiani gridavano in coro.
Ma mi domando e dico. Se il prodotto sono le immagini televisive a quale genio della stratosfera calcistica è venuto in mente di mettere tale prodotto in vendita anche a piattaforme che tutto fanno tranne che televisione e tutto sfruttano tranne che il segnale televisivo per eccellenza che si chiama satellite?
In un paese che sulla banda larga è indietro diecimila anni luce è umanamente ragionevole e intellettualmente sano affidare la diffusione delle immagini televisive a chi lo fa via internet?
Questione di soldi, dicono dalle parti della Lega.
Ma chissenefrega. Incassare qualche euro in meno a favore di chi offre un servizio migliore significa recuperarli dopo con una miriade di possibilità che l’infinito indotto calcistico offre ai patron della pedatoria nazionale.
Ma che lo diciamo a fa se poi a nulla vale la speranza che questi ragionamenti emergano quando la guida politica della vicenda dei diritti televisivi viene lasciata a Lotito che ragiona ancora con la logica del “pagare moneta vedere cammello”.
E quindi ci terremo la Leotta, DAZN, i blocchi dei flussi di rete e qualche goal del quale sapremo con dieci minuti di ritardo quando, bontà sua, il segnale sarà ripristinato.
Un po’ di sano socialismo e di sguardo a chi rischia di restare indietro nella goduria del goal non farebbe male neanche al calcio. Ma vaglielo a dire.
Altro che panem et circenses, pane e Xanax ci aspetta.