di Marco Andreini
Vedo con immenso piacere che Mauro è riuscito a rimettere in piedi una nuova iniziativa editoriale. Del resto il suo Avanti, più che un giornale di partito, era di fatto una vera agora politica e negli ultimi anni era diventato di fatto un partito nel partito.Una voce che disperatamente cercava di mettere in guardia un Psi, che giorno dopo giorno vedeva scomparire tutta quella autonomia politica, organizzativa e di proposta che tutti insieme avevamo conquistato.
Onestamente in questi quattro anni abbiamo accumulato errori su errori, ma soprattutto abbiamo disperso tutto quello che avevamo seminato sul terreno del riformismo.
Purtroppo la “delenda cartago” non è partita dal 25 settembre, ma molto prima.
A mio parere tutto parte dal giorno della Leopolda in cui Renzi lanciò Italia viva. Noi avevamo creato il gruppo insieme in Senato e Nencini era il vicepresidente, per la prima volta dopo venti anni vedevamo la scritta Psi in Parlamento. Invece di continuare su quel terreno, e conseguire un maggior rapporto anche organizzativo con il nuovo partito, il gruppo dirigente del Psi, inspiegabilmente ha preferito recitare il ruolo da stampella del PD che in piena crisi identitaria, ha di fatto sposato la politica assistenzialista e populista dei Cinque stelle.
Questa linea non poteva che entrare continuamente in collisione con chi, come Riccardo in parlamento con il gruppo, e con chi, come Mauro con la sua linea editoriale sull’Avanti, continuava a pensare che il percorso politico del partito non poteva essere quello di Conte.
Sono d’accordo con Riccardo. Questo Psi avrebbe votato con il PCI sul referendum della scala mobile dell’85.
Va anche detto che il referendum si tenne sull’accordo di San Valentino e quella grande e inaspettata vittoria (eravamo alla sede della Uilm a Genova ed eravamo quasi convinti di perdere) ci ripagò di tutto quello che CISL, UIL e socialisti della CGIL avevano dovuto subire dai comunisti nelle fabbriche.
E lo dico con grande tristezza.
Marco Andreini