C’è un bambino, ha solo dodici anni qualcuno lo insegue, lo raggiunge e, brutalmente lo uccide. I carabinieri arrestano un uomo, trovato in flagranza di reato. L’uomo dichiara di essere innocente, non ha nulla a che fare con quel delitto, il bambino era già morto.
Un infantile gioco erotico, finito in tragedia. Il responsabile del crimine decide di fare tutto il possibile per ricondurre la giustizia a sé: lascia eclatanti tracce, si fa notare in ogni modo, ma sa bene di essere un intoccabile, al di sopra di ogni possibile incriminazione e lo vuole dimostrare. L’uomo sa di essere espressione del potere: più lui si autodenuncia più coloro, che dovrebbero assicurarlo alla giustizia e alle patrie galere, non riconoscono l’attendibilità della confessione.
Vi sembrerà strano ma non sto parlando di Marco Fassoni Accetti (MFA), ma di Andrea Martelli e del Dottore. Le righe qui sopra non le scrivo io, le scrivono Wikipedia e Wikiwand. Se i nomi di Andrea Martelli e Dottore non vi dicono molto, probabilmente vi diranno qualcosa in più quelli di Tomas Millian e Gianmaria Volontè; rispettivamente protagonisti dei film Non si sevizia un paperino, un torbido giallo diretto nel 1972 da Lucio Fulci e Indagine su un cittadino al di sopra di ogni sospetto, prodotto nel 1970 per la regia di Elio Petri.

Proprio come nel film, grazie a patrimonio, lignaggio e potere, il nostro eroe è in libertà, nonostante lui stesso ammetta che altrove, per i reati da lui rivendicati, gli avrebbero comminato l’ergastolo.
Per chi non conoscesse molto la vicenda, MFA il 20/12/83 travolge ed uccide il piccolo Josè Garramon 12 anni, figlio di un funzionario uruguaiano di un settore della FAO. MFA affronta il processo ed è condannato per omicidio colposo e omissione di soccorso, con formula dubitativa. I giudici stessi non sono soddisfatti, e lo dimostrano le parole scritte nella sentenza. Il caso rimane tutt’oggi ricco di punti da chiarire, potrà essere riaperto solo nei confronti del complice, dal momento che Accetti non può più essere processato secondo il principio del ne bis in idem. MFA si è anche autodenunciato, dichiarando di essere il sequestratore di Emanuela Orlandi, Mirella Gregori, nonché di essere a conoscenza di dettagli sull’omicidio, e successivo trafugamento della bara di Katty Skerl (21/01/84) e sulla scomparsa, il 23 luglio del 1994, di Alessia Rosati
Il caso di Emanuela Orlandi, chiede verità e tiene gli italiani in bilico da quarant’anni, è oggi nuovamente al vaglio degli inquirenti che stanno esaminando le piste possibili. Una di queste è legata al mondo del cinema Trash degli anni ‘70-‘80, che ho approfondito con il collega Gian Paolo Pelizzaro nell’articolo Caso Orlandi, il regista Bruno Mattei e quelle presenze aliene a Sant’Apollinare.
Una vicenda inquietante ma anche grottesca, soprattutto quando si realizza che non poche vicende caratterizzanti l’affare Emanuela Orlandi e Mirella Gregori presentano elementi, situazioni e personaggi che sembrano avere un omologo in produzioni cinematografiche dell’epoca o precedenti.
Un plausibile esempio è la protagonista femminile del film drammatico La ragazza di Via Veneto, pellicola di Marino Girolami del 1955, che narra le vicende di Anita e del compagno Spartaco. La protagonista è una giovane che, stanca della monotonia della sua vita, sogna di entrare nel mondo dello spettacolo, fare cinema e aiutare il proprio padre. Il sogno di diventare una celebrità, la avvicinano ad ambienti e persone dalla dubbia onestà, come il suo pseudo-produttore.
Emanuela, come tutte le ragazze, sembrava mostrare interesse per il mondo dello spettacolo. Se ci soffermiamo e contestualizziamo il momento storico, possiamo facilmente comprendere l’entusiasmo che pervase molti giovani dell’epoca: gli anni di piombo avevano mostrato il loro lato peggiore e, finalmente, si poteva tornare ad una vita meno pervasa dal terrore, l’economia era in risalita, l’affermazione del Made in Italy, della moda milanese e l’ingresso delle TV private sembra aprire nuovi spiragli e possibilità.
Come accade sempre, la contropartita attendeva dietro l’angolo: adescatori, profittatori e mascalzoni di ogni genere. Consiglio la lettura dell’articolo Mirella Gregori e l’articolo da cui ripartire del giornalista Pierdomenico Conte Ruggiero sulla rivista Il Sudest, che ben analizza il riferimento a Barbarella e alla città di Venezia.
alle prime telefonate a casa Orlandi: Mario, riferendosi alla cittadina vaticana, la chiama Barbarella. Il rimando al noto film futuristico del 1968 con Jane Fonda, film dai molti richiami alla sessualità. Di particolare interesse, è la trama della pellicola del 1983 girato da Derek Ford: La casa delle orchidee:
In apertura del film veniamo informati che esistono nel mondo certe cliniche specializzate nelle tecniche di far affiorare dal profondo dell’essere umano le tendenze intime sessuali ai fini di liberazione dai tabù moralistici borghesi. Queste istituzioni terapeutiche prendono il nome eufemistico di “case delle orchidee”, che è un acrostico per indicare la loro finalità “scientifica”
Questa produzione presenta molteplici riferimenti agli eventi del 1983: i fatti si svolgono a Venezia, città da cui il “telefonista Mario” sostiene i la ragazza “Barbarella” e il capoluogo che Mirella Gregori avrebbe voluto visitare, essendo la città originaria della mamma, Vittoria Arzenton. Sappiamo che la ragazza aveva chiesto di potersi unire alla gita organizzata da un’altra sezione della scuola, ma a cui non poté partecipare, a causa delle spese che la famiglia stava già sostenendo per la ristrutturazione del bar di famiglia. I punti di contatto con questo film non sono esauriti: è presentato il tema del grande inganno e della complicità nell’adescamento di un personaggio di sesso femminile, che si finge amico:
Una formosa adescatrice si interessa particolarmente d’una di esse e ne sceglie la protagonista al ruolo di sua amica prediletta, naturalmente a scopo terapeutico! Questa alla fine si rende conto d’essere stata plagiata e schiavizzata, moralmente costretta ad abbandonare il padre morente.
Dai risvolti più inquietanti sono due pellicole del regista Bruno Mattei, soprattutto alla luce delle ultime rivelazioni circa la frequentazione da parte del regista del complesso di Sant’Apollinare, dove ha sede la scuola di musica Tommaso Ludovico da Victoria, frequentata da Emanuela Orlandi. Confidando si tratti solo di mera casualità è possibile notare che, nella sua lunga filmografia Bruno Mattei, con una scadenza regolare di decennio in decennio, propone al pubblico due film dalla tematica inquietante, lo snuff movie, ovvero Attrazione Pericolosa del 1993 e Snuff Killer – la morte in diretta del 2003.
Katty Skerl
La ragazza che, suo malgrado ha però più punti di contatto con l’universo cinematografico è Catherine Skerl, vigliaccamente assassinata la sera del 21 gennaio 1984 e rinvenuta l’indomani mattina tra i filari di una vigna nel comune di Grottaferrata, in via Rocca di Papa, dal giovane figlio di Aldo Urbinelli, proprietario del vigneto adiacente.
Katty, come erano soliti chiamarla amici e famigliari, incontra una morte per soffocamento. Il suo assassino, che quasi certamente conosceva, la uccide strangolandola con la tracolla del borsone che la ragazza aveva con sé e, imprimendole il ginocchio sulla schiena, gliela frattura insieme alle costole che andranno a perforare alcuni organi. Il viso della ragazza è poi compresso nel terreno, ultimo gesto di vergognoso disprezzo.
Katty non sarà ritrovata in quella posizione e, ad oggi, causa una serie di errori e leggerezze commesse dalle forze dell’ordine, non solo non conosciamo ancora l’identità del o degli assassini, ma non sappiamo nemmeno se la ragazza trovò altrove la morte e lì venne solo depositata. Intorno al corpo della ragazza, sistemato tra i filari in posizione supina, con il volto è stato cosparso di terra e foglie, è sparpagliato il contenuto della sua borsetta; cercavano qualcosa o tentavano di far credere che la giovane stesse correndo?
Una scena simile, a livello cinematografico, la troviamo nel film di Dario Argento, del 1971. Bianca, uno dei personaggi della pellicola, viene uccisa dal killer. La ragazza scoperto il nome dell’assassino grazie ad un biglietto, ripone lo stesso nel doppio fondo del ciondolo che porta al collo. L’assassino però l’ha seguita e la strangola con una corda, una volta che la donna è atterrata, è finita con la pressione esercitata dal corpo dell’uomo che strattonando la corda le fa ripetutamente sbattere il volto sulla moquette. Prima di andarsene l’assassino, in cerca del biglietto, svuota completamente la borsa della donna. La bara della donna verrà poi trafugata alla ricerca della prova definitiva. [Per le trame dei film mi sono avvalsa del sito www.ibdm.com]
Bruno Mattei e Virgilio Mattei
Al fine di non cadere in forvianti equivoci, è bene ribadire che Bruno Mattei e Virgilio Mattei non risulta fossero nulla più che meri conoscenti. I due registi non hanno mai collaborato ad una produzione ma si incrociano unicamente sul set di un amico in comune: Gianni Martucci. Come riporta il sito Nocturno Cinema entrambi i Mattei erano soliti frequentare la Villa dell’attore Giorgio Ardisson, il noto My Club, trasmutato in discoteca e sala da gioco d’azzardo. La villa, utilizzata anche come set per numerosi film, tra cui Asso di picche operazione controspionaggio, Rimini Rimini, La casa stregata e molti altri. Il My Club era atteso da noti esponenti della criminalità romana, tra cui Giuseppe Scimone, proprietario di una villa a pochi chilometri di distanza
Sono molte le informazioni che Martucci fornisce su Virgilio Mattei nella nota intervista Io e il mio amico Peter Skerl. Sembra quindi disvelato il “mistero” di Peter Skerl che altro non è che lo stesso Virgilio Mattei – come sostenuto da anni dalla maggioranza degli scritti a lui dedicati- pseudonimo che utilizzerà dalla fine degli anni ’60. Chi vi scrive ha voluto cercare di fugare più dubbi possibili sulla questione e incrociando una serie di ricerche ha ottenuto questi sette indizi, laddove sappiamo ne basterebbero tre per fare una prova:
- Dal documento anagrafico messo in risalto dal giornalista Fabrizio Peronaci sul Corriere della Sera, nell’articolo Emanuela Orlandi e i gialli collegati, spunta il caso Moro: la nonna di Katy Skerl fu testimone in via Fani, possiamo evincere che Petro (Peter) Skerl nasce il 28-03-1940 a Belgrado, ai tempi già Jugoslavia. Il padre è Marjan (Mariano) Skerl, nato il 18-0-1908 a Trieste (ai tempi parte dell’Impero Austriaco); la madre è Eleonora Petko, nata in Moldavia nel 1919, naturalizzata austriaca dopo il matrimonio con Mariano, avvenuto il 18-07-1937. Dal matrimonio nascerà anche una figlia, Elisabetta Skerl, 20-01-1942.

- Dal sito di Wikipedia -Wikiwand si apprende che Peter Skerl sarebbe residente negli Stati Uniti, a Los Angeles, deceduto il 19 giugno del 2020. Rivolgendomi al distretto della città degli angeli, non risulta alcun Peter (o Pietro) Skerl deceduto nella città nel 2020; ho fatto l’accertamento anche per gli anni 2019 e 2021 senza risultato. Su consiglio ho controllato il registro delle cremazioni e il database dei defunti degli ospedali californiani. Il risultato è stato negativo. Anche le pagine Facebook di Virgilio Mattei e figlia non ne fanno menzione e non ne danno notizia alcuna.
- Virgilio Mattei che è presente sulla piattaforma Facebook utilizza come data di nascita quello della sorella, Elisabetta Skerl, ovvero il 20 gennaio del 1942.
- Non sono presenti foto o testimonianze che possono affermare di aver mai visto le due persone che, da evidenza, avrebbero collaborato a livello cinematografico. Non ci sono rettifiche o richieste di rettifica da parte dei soggetti coinvolti, nei confronti dei tanti articoli e siti che identificano i due soggetti in un’unica persona.
- Ilona Staller, intervistata la scorsa settimana da chi vi scrive, e presente nel cast Bestialità, conferma che non ci fu mai nessun Virgilio Mattei, e che l’opera era totalmente gestita dal regista Peter Skerl.
- In seguito allo scandalo suscitato dal film Bestialità, ci fu una sentenza per la cui pena venne fatto uso della condizionale. Anche in questo caso le persone di Peter Skerl e Virginio Mattei sono ricondotte a un unico individuo.
- Gli spostamenti fisici di Virgilio Mattei e Peter Skerl coincidono: Vienna, Svezia, Stati Uniti.
Sono dunque molteplici gli indizi, e risulta sempre antipatico ed imbarazzante scandagliare la sfera privata delle persone. Tuttavia ci troviamo davanti ad un caso di omicidio che ognuno vuole veder chiudersi con la condanna dei responsabili; perché questo sia possibile, la conoscenza della dinamica familiare, da cui sempre si parte, deve essere quanto più possibile scevra da ombre.
La famiglia di Katty Skerl
L’intero ambito familiare di Catherine Skerl è difficile da decifrare e, senza collaborazione da parte dai familiari intenzionati ad avere giustizia, si rischierà sempre di scrivere inesattezze ed allontanarsi dalla verità. Quello che sappiamo per certo è che la nonna, Eleonora Petko, era una donna di cultura, scrisse due volumi con lo pseudonimo Norina Nelper: il primo edito da Oltrecortina, nel 1959 dal titolo Dida, il secondo del 1975 è Il motivo. Quest’ultimo testo narra, in forma romanzata, l’infanzia della donna, mentre il primo libro, Dida, spiega le difficoltà che incontrò con il marito l’indomani della fine del conflitto mondiale, in una Jugoslavia dominata dai comunisti. Il regime mette a dura prova i coniugi che, in momenti diversi, vengono arrestati.
Non sappiamo in quale anno la famiglia Skerl si trasferì in Italia, nè con quali modalità. Mariano Skerl muore a Roma il 2 febbraio del 1960, le sue spoglie sono tumulate al cimitero monumentale del Verano.. Peter e la sorella Elisabetta sono già attivi nel panorama dell’arte drammatica italiana in giovane età: esordiscono al Teatro Pirandello con la propria compagnia nel 1959. Lo spettacolo è Derelitti, Peter che ne ha scritto la sceneggiatura e ne assume la direzione, ha 19 anni, la sorella Elisabetta appena 17. La compagnia da loro creata è I giovani artisti, ne fanno parte ragazzi che si ricaveranno una posizione nel mondo della recitazione.
Poco, o meglio nulla sappiamo sulla madre di Caterina che, probabilmente i giornali dell’epoca confusero spesso con la nonna, attribuendole un’origine russo-polacca, ed altri con la sorella. Il suo nome era Elisa Bartolomei, ma della stessa non risulta traccia nei registri capitolini. Sembrerebbe che il ruolo di bibliotecaria a Mazzano Romano lo ricoprisse Elisabetta Skerl e non Elisa Bartolomei come hanno sempre riportato i giornali. Perché non è mai stata fatta rettifica? Non se ne esce.
Peter Skerl è noto per due opere: Ragazza che corre tutta nuda assassinata nel parco e, il più noto, Bestialità. Bestialità prevedeva una sorta di sequel dal nome Zoorastia, con la collaborazione dell’amico Gianni Martucci. Il film, che inizia le riprese in Puglia che si interrompono dopo solo 15 giorni a causa del fatto che furono rubati soldi alla produzione, come ricorda l’attore Peter Bark intervistato da Stracult il 26 luglio del 2013.
Tra il 1967 e il 1968 Skerl è a Vienna, sempre con Martucci, per realizzare un’opera, Prater Schock, che non avrà mai vista a causa dell’invasione cecoslovacca del 20-21 agosto 1968. Era infatti un produttore ceco il finanziatore dell’opera. Il film cambia poi nome e viene girato e prodotto in Spagna; sarà edito nel 1972 con il nuovo titolo di Ragazza che corre tutta nuda assassinata nel parco. Dal sodalizio con Martucci nasce l’opera forse più famosa e più attaccata dalla critica Bestialità, nel 1976. Oltre alla sopracitata Zoorastia, un’altra opera di cui è presente il canovaccio.
Curioso, e non in senso positivo è riscontrare come, con il progressivo interessamento dell’opinione pubblica e dei media, rispetto al caso Skerl, le informazioni sulla ragazza e sulla sua famiglia invece che aumentare, si sono via via ridotte in seguito a un’opera di rimozione di articoli, speciali e documentari inerenti alla questione.
La lista
Gli esempi che vi ho riportato e che, in una certa misura, rimandano ad episodi realmente accaduti, potrebbero sembrare un semplice vezzo, una nota di colore proposta da chi scrive. In realtà non mi sono divertita ad indagare registi e produzioni cercando una costante, ma ho riportato alcuni dei titoli che andavano a comporre una lista. Questa lista si trova su un’agenda del secolo passato, quando l’euro non era ancora la nostra moneta, le rubriche scritte a mano e composte di soli numeri fissi.
Quella lista mi è parsa da subito interessante, dal momento che stavamo indagando proprio la pista cinematografica. Ho passato in rassegna ogni trama e, film dopo film realizzo che non ne era presente alcuno che non avesse almeno un richiamo ad uno dei fatti di cronaca coinvolti in questa vicenda,
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4 commenti
Cambi strada, dottoressa, non segua queste piste da fotoromanzo. Emanuela è stata vittima di un conoscente. Tutto il resto sono solo fantasie.
Mi riferisco ai depistatori, che non erano spovveduti. Per un conoscente si è mosso tutto questo? Perchè?
Ne dia dimostrazione, a parole siamo bravi tutti
Una dimostrazione gliela posso dare con la logica. Emanuela quella sera non prese l’autobus, ma entrò nella macchina di una persona che conosceva bene e di cui si fidava, non sarebbe mai entrata nell’auto di uno sconosciuto. Poi, visto che cita Pierluigi, si è mai chiesta come facesse Pierluigi a enumerare una serie di informazioni su Emanuela che solo la cerchia che ruotava intorno alla famiglia Orlandi poteva conoscere? Inoltre egli usò il nome di un caro amico di Emanuela, Pierluigi Magnesio. Un ragazzo di 16 anni estraneo alla vicenda e che abitava pure lui in Vaticano. Faccia uno sforzo di immaginazioni e scoprirà che la chiave del mistero Orlandi va cercata nell’uomo che la prelevò con la macchina la sera della sparizione che, molto probabilmente, è anche il suo assassino. Tutto il resto sono narrazioni ricche di fantasie ma povere di concretezza.