Mentre la nostra bravissima Rossella Pera sta continuando la sua ricerca, degna di un qualificato agente di Scotland Yard, sul delitto Orlandi e Gregori e sul rapimento, l’omicidio o la sparizione di altre, troppe ragazze romane in quei mesi, e sui quali la Procura di Roma non ha sortito alcunché, i palazzi romani tremano e così pure il Vaticano che finalmente si é deciso a riaprire il caso di Emanuela Orlandi, cittadina vaticana fatta sparita a partire dal giugno del 1983. Mentre la procura di Roma ha deciso di riaprire le indagini, anche alla luce dell’episodio dell’incontro tra l’ex vice procuratore generale Giancarlo Capaldo e due emissari del Vaticano che parevano a conoscenza della fine della povera Emanuela, il Parlamento, che aveva annunciato la costituzione di una commissione di indagine sul caso Orlandi e Gregori, pare attualmente avere frenato tale proposito. Sarebbero i partiti di centro-destra a voler innestare la retromarcia dopo le affermazioni del fratello di Emanuela, Pietro, che aveva riportato le accuse a papa Giovanni Paolo II formulate da un pentito della banda della Magliana. Pietro ha poi precisato che non aveva mai pensato di tirare in ballo il pontefice divenuto santo, anche se aveva sempre sostenuto che Wojtyla doveva essere a conoscenza di molte cose che riguardavano la sorella. Oggi si ha notizia della convocazione in Senato, da parte di Fratelli d’Italia, di Laura Sgrò, avvocata della famiglia Orlandi, di Giuseppe Pignatone, già procuratore capo della Repubblica a Roma e attuale (sic) presidente del Tribunale di prima istanza della città del Vaticano, di Alessandro Diddi, promotore di giustizia della Città del Vaticano, del giornalista Andrea Purgatori e dell’attuale capo della Procura di Roma Francesco Lo Voi. Una convocazione che avrebbe dovuto essere opera della commissione viene invece lanciata da un gruppo politico. E’ questa una premessa di chiarimento per verificare la necessità o meno della commissione stessa oppure si tratta di una iniziativa sostitutiva della commissione parlamentare, di un passo indietro o a lato per non turbare i rapporti col Vaticano? Sia come sia noi vigileremo perché ancora una volta questo caso e quelli similari non vengano ancora sepolti da ignavia, imperizia o peggio evidenti complicità. Da chiarire sono molti particolari.
1) Che ci faceva il corpo del capo della banda della Magliana Enrico De Pedis in una chiesa romana, quella di Sant’Apollinare? Aveva un debito di riconoscenza il cardinal Ugo Poletti, che firmò, su richiesta del rettore della basilica Pietro Vergari, l’autorizzazione alla sepoltura? Quale?
2) Perché il procuratore di Roma Giuseppe Pignatone avocò a sé l’inchiesta condotta dal suo vice, Giancarlo Capaldo, che aveva portato all’individuazione di un canale col Vaticano attraverso una trattativa con due personaggi, Domenico Giani e Costanzo Alessandrini, sulla restituzione del corpo della ragazza in cambio dello spostamento senza clamore del corpo di De Pedis da Sant’Apollinare, per poi archiviare subito l’indagine?
3) Lo stesso Pignatone divenuto poi, a partire dal 2019, capo del Tribunale della Città del Vaticano, era stato solo poche settimane prima, fino al 9 maggio dello stesso 2019, a capo della Procura di Roma. Dunque solo cinque mesi dopo, il 3 ottobre, viene chiamato a presiedere il tribunale della Città pontificia. Una singolare coincidenza poco dopo aver chiuso il caso Orlandi in un cassetto?
4) Sono venti le ragazze uccise o sparite a Roma tra il 1982 e il 1983 a fronte di ben 177 rapimenti. Dunque non si tratta di indagare solo sul caso Orlandi e Gregori, ma di stabilire se esista un nesso che tenga insieme questi crimini o se si tratti di casi slegati tra loro. Se cioè il caso Orlandi, anche rispetto a quello di Mirella Gregori, sua coetanea, fatta sparire il mese prima, sia un unicum e cioè strettamente legata a fatti accaduti in Vaticano.
5) Resta tuttora un mistero anche la richiesta del procuratore della Repubblica di Roma Giuseppe Pignatone, nel 2015, dell’archiviazione dell’inchiesta sulle sparizioni di Emanuela Orlandi e Mirella Gregori, per le quali erano indagati cinque personaggi della banda della Magliana, alla luce delle rivelazioni di Sabrina Minardi, per dieci anni compagna di Enrico De Pedis, e di non considerare credibile la sua testimonianza relativa al rapimento dell’Orlandi che narrava della sua consegna ancora in vita a un emissario del Vaticano nell’estate del 1983.
6) Sono due le ipotesi relative al caso Orlandi: quella di un prelevamento di ingenti risorse dallo Ior, la banca vaticana gestita dal cardinal Marcinkus, consegnate a Solidarnosc, che avrebbe attinto e si dice parzialmente svuotato i conti della Banda della Magliana depositati (non si sa perché) nelle sue casse e di un possibile rapimento a scopo di ricatto della ragazza. E poi, é stato valutato quel documento (vero, falso?) rintracciato che enumera le spese sostenute dal Vaticano per il sostentamento della ragazza a Londra? Ipotesi poco credibile dal momento che a quel punto Emanuela poteva, anche se rinchiusa in una sorta di convento, dare notizie di sé alla famiglia. E inoltre rimarrebbe oscura la ragione della sua morte.
7) La seconda ipotesi, che pare quella più credibile a giudizio del fratello Pietro, riguarda il fenomeno della pedofilia che, a suo parere, nel 1983 era sopportata in Vaticano non come un reato, ma come un vizietto. Addirittura si parlava dell’esistenza di un lobbie pedofila. Fa un certo scalpore la notizia direttamente riportata da Pietro Orlandi e cioè che taluni agenti della gendarmeria vaticana, poco dopo il rapimento di Emanuela, abbiano deciso di portare la foto a un gruppo di cardinali in odore di pedofilia sentendosi rispondere: “No, questa no” (su questa linea di indagine si sta orientando anche Rossella). Nel caso del ricatto, la pista internazionale, l’esecutore e il mandante del rapimento sarebbe lo stesso e cioè la banda della Magliana, mentre nel secondo caso l’esecutore sarebbe la banda di De Pedis e il mandante il gruppo dedito alla pedofilia in Vaticano. La motivazione, nel primo caso, sarebbe un esborso bancario per ottenere finanziamenti da inviare alla resistenza polacca, evidentemente su pressione del papa polacco e col coinvolgimento del cardinale Marcinkus, che peraltro risulta tenesse un’ambigua rete di rapporti con Gelli e la P2, con Calvi e Sindona. Nel secondo caso si tratterebbe di un rapimento per fini interni al Vaticano ed eseguito dalla Magliana. In entrambi i casi resterebbe misterioso la causa della morte e l’esecutore dell’eventuale delitto.
Ora dobbiamo essere molto chiari. Qualunque passo indietro dello stato italiano, qualunque nuova eventuale reticenza da parte del Vaticano, qualunque nuova timidezza per non dire subalternità da parte della Procura saranno da noi prontamente segnalate e denunciate. Il gran lavoro di Rossella per questa testata continuerà a schiena dritta e col massimo appoggio della direzione di questo giornale.
1 commento
Ottimo pezzo Mauro. Peccato che la tua “Giustizietta” non abbia la diffusione che meriterebbe.