Eccoci qui, siamo quasi alla conclusione del panegirico creato dal Signore del Piffero. Ultima persona che viene coinvolta senza motivo nel “caso Orlandi”, addirittura ri-soprannominata “un’altra Emanuela” è la ventunenne Alessia Rosati.
Alessia Rosati è uno di quei nomi che trovate associato al caso di Emanuela e Mirella ma, con ovvia evidenza, è la ragazza che meno può vantare elementi di continuità con i fatti legati alla cittadina vaticana perché, a differenza di Mirella, Jose Garramon e Katty Skerl, Alessia con Emanuela, non condivide nemmeno l’epoca storica. Alessia scompare infatti nel 1994 e, se si esclude la città di Roma e la sfortuna di essere in qualche misura entrata in contatto con il Pifferaio, non esistono altri elementi che possano accomunare i casi.

Vi racconterò comunque la vicenda che appare decisamente complessa perché la ragazza, al momento della sua scomparsa stava vivendo un momento di conflitto con il suo ambiente familiare, in particolar modo rispetto alla figura paterna ma, evidentemente, anche la vita extrafamiliare non navigava acque tranquille: “quest’anno di merda” è la sintesi che Alessia, nella lettera di cui avremo modo di parlare, fa del suo 1994. E temo non potremmo darle torto.
Questo elemento, unito alla maggior età della ragazza, alla “lettera” recapitata all’amica del cuore, poi consegnata alla famiglia, e gli avvistamenti comunicati, faranno sì che nessuno cercherà Alessia. Siamo a 29 anni di oblio.
Chi è Alessia Rosati
Alessia Rosati è una giovane studentessa universitaria, nata sotto il segno dei pesci, il 4 marzo del 1973. Intelligente e un po’ ribelle, frequenta con profitto la facoltà di Lettere e Filosofia alla Sapienza di Roma, infuturo le piacerebbe diventare la giornalista. È membro del comitato di redazione, all’insaputa della sua famiglia, dell’opuscolo marxista-leninista “Avanzi di Scienza“.
Carattere tanto dolce quanto forte e deciso, le sue grandi passioni sono la musica dei Doors, i romanzi di Agatha Christie e la politica. Come molti giovani è trasportata da spirito incendiario e rivoluzionario, che ha però da tempo esaurito le sue migliori vibrazioni, andando ora a spegnersi rapidamente, disilluso e amareggiato. Gli ultimi colpi di coda sono animati solo da rabbia e violenza.
È in questo clima di disinganno che Alessia conduce la sua personale battaglia; una battaglia iconoclasta a cadere sono sempre i soliti idoli e, per la sinistra autonomista i feticci portano sempre una divisa e un manganello. Così inizia la personale crociata di Alessia contro ogni manifestazione di “ordine costituito”, vigili urbani compresi. Vigili urbani di cui suo padre, Antonio è un onesto componente e che, a volte, si è fasciato il capo ritenendosi responsabile dell’allontanamento della figlia. Niente di più assurdo e ridicolo. Ma i genitori sono fatti così, e così sono fatti anche i figli.
Alessia vive in una bella realtà familiare; la madre Anna lavora alle dipendenze della Regione Lazio mentre il fratello minore di tre anni, Danilo, frequenta ancora le scuole superiori. Il loro appartamento si trova nella zona di Montesacro, in via Val di Non.
Particolarmente legata alla famiglia è la zia Gianna, a cui Alessia è parecchio affezionata. Insieme fanno molte esperienze: con la zia Alessia va sulla neve e sperimenta uscite in barca. Zia Gianna, dopo la scomparsa della nipote, affiancherà i Rosati, determinata tanto a proteggere la famiglia da profittatori e venditori di sogni, quanto a scoprire la verità.
Zia Gianna è da sempre scettica quando le si paventa l’ipotesi dell’allontanamento volontario; ai microfoni di Chi l’ha visto? affermerà “Alessia era una ragazza davvero spigliata e molto intelligente, le piaceva tanto leggere e i suoi studi li ha presi decisamente a cuore. La cosa che mi ha lasciato molto perplessa nel momento in cui lei è andata via, è appunto questa cosa. Lei ci teneva tanto alla scuola e a ciò che faceva. Il fatto di aver lasciato tutto così non era da lei […] Ad oggi pensiamo di tutto e se anche Alessia non dovesse esserci più, ecco noi vorremo saperlo”
E come dare torto a zia Gianna, il cui ragionamento segue una logica perfetta. Prima di fare alcune constatazioni vediamo cosa accade nell’ultimo giorno in cui la ragazza viene vista.
Sabato 23 luglio 1994
La mattina del 23 luglio 1984 Alessia accompagna l’amica Claudia D. a sostenere l’orale dell’esame di maturità al liceo classico Orazio di Roma, in via Alberto Savinio. Claudia era la sua migliore amica, si conoscevano dai tempi delle scuole medie e insieme erano cresciute. Durante i mesi estivi, quando i Rosati si trasferivano a trascorrere le ferie nella casetta nei pressi di Spoleto, Alessia e Claudia si scambiavano moltissime lettere, un’abitudine che persisteva da anni e, a volte, si scrivevano anche durante il resto dell’anno, nonostante fossero spesso insieme.
Uscendo, alle 8.30, Alessia saluta il fratello Danilo “ci vediamo all’ora di pranzo”. La ragazza sa che non potrà attardarsi oltre le 13.30, non solo perché sarà pronto il pasto, ma soprattutto perché dopo le 15.00, ora in cui il padre finisce il turno, dovranno partire per le consuete ferie in Umbria. Alessia non è certo una fan di Bazzano, il paesino del nonno paterno, vicino a Spoleto, soprattutto negli ultimi anni. E quale giovane ragazza piena di vitalità e voglia di fare può trovare attrattivo un borgo di 400 abitanti che non propone nemmeno qualche sagra o parata storica?
Quell’anno, con piacevole stupore di mamma Anna, Alessia aveva limitato le solite rimostranze, e pareva aver accettato di buon grado l’idea di partire. La scelta di quella data per la partenza, era stata stabilita da tempo: papà Antonio che, come già ricordato era alle dipendenze del Comune in qualità di Vigile Urbano, era solito voler partire il primo giorno di ferie accordate e, quell’anno, non avrebbe fatto eccezione.
Claudia discute la sua prova orale d’esame che ha inizio alle h. 11.50; successivamente le ragazze tornano verso casa per salutarsi all’altezza della fontanella di via Val Padana, alle 12.45. Su quest’ultimo orario si può fare solo parziale affidamento, essendo stato comunicato dall’amica Claudia, e non più confermato.
Da questo momento in poi non si avranno più notizie di Alessia.
I primi giorni della scomparsa
Abbiamo ormai imparato che, quando una persona scompare, i momenti decisivi sono le primissime ore e, abbiamo ormai appurato che il lassismo e l’imperizia si sono rivelati determinanti nella maggior parte dei casi irrisolti.
A casa Rosati l’allarme scatta quasi immediato, dal momento che i bagagli erano già accatastati all’ingresso per l’imminente partenza. I genitori di Alessia chiamano immediatamente a casa Claudia che, riferisce di aver salutato Alessia in via Val Padana, davanti alla fontanella, alle ore 12.45 e di non sapere altro. Il loro rivolgersi immediatamente alle forze dell’ordine, come già riscontrato nei casi Orlandi, Gregori e Skerl, sarà un tentativo infruttuoso.
La denuncia di sparizione verrà accolta, non senza difficoltà solo due giorni dopo, il 25 luglio. Il commissariato di Viale Gottardo non si mostra ben predisposto: la ragazza è maggiorenne, è estate, ai loro occhi non può che trattarsi di allontanamento volontario. “Caro signore, abbia pazienza, sa quante ne scappano ogni estate?” è la frase con cui liquidano il signor Antonio Rosati.
Il padre di Alessia, però, non è uomo da farsi inibire e, in totale autonomia, inizia la sua personale indagine. Triste presagio dal momento che la solitudine, la mancanza di supporto e di interesse per le sorti della figlia, saranno una costante che accompagnerà Antonio e il resto della famiglia, per i successivi 29 anni.
Il signor Antonio svolge le indagini in maniera minuziosa, guarda tra libri e quaderni dove scopre, non senza una punta di orgoglio, che la figlia è nella redazione di un opuscolo politico “Avanzi di scienza”. Con lei alcuni nomi che proseguiranno la carriera politica a livello sia locale sia nazionale.
Nonostante l’orgoglio per quella figlia intelligente e capace, nei Rosati inizia a emergere qualche preoccupazione rispetto agli ambienti estremisti frequentati dalla figlia; a partire dal centro sociale “Hai visto Quinto?” poco lontano da casa, al n. 4 di via Pellice. Alessia talvolta frequenta la sede di Autonomia operaia e di Radio onda rossa, entrambe site in via dei Volsci.
Viste e sviste: tutti gli eventi intercorsi
Nei giorni seguenti il 23 luglio si registrarono un paio di avvistamenti e alcuni fatti che lasciano un po’ perplessi:
- Alessia fu vista, e non c’è ragione di ritenere che non sia così, alle ore 13.00 da una vicina di casa. La stessa sostenne di aver visto la ventunenne nell’androne del palazzo entrare ed uscire in tutta fretta.
- Due vicine dichiarano di aver visto Alessia anche alle ore 11.00
- Il fratello di un’amica di Alessia, sostiene di aver visto la ragazza pochi giorni dopo la scomparsa in via Conca d’Oro, a bordo di una Peugeot 205 bianca, con la scritta rally su entrambe le portiere. Il ragazzo riferisce che ebbe l’impressione che Alessia a sua volta, notandolo, si accucciò di scatto come a volersi nascondere. Pare che il ragazzo si sia presentato spontaneamente a rilasciare questa deposizione.
- Il padre convoca i “colleghi di redazione” di Alessia, i ragazzi della rivista “Avanzi di scienza”: Gianluca Peciola, Fabio Ciabatti, Alessio Gagliardi, Luca Nutarelli, Simone Turchetti e Davide Vender. Non si presenteranno tutti e, quelli che si presentarono non fornirono alcuna informazione e, a fronte della legittima insistenza paterna, ebbero un atteggiamento scontroso, arrivando a tacciare di fascista il signor Antonio: un padre che non sa dove sia finita la propria figlia.
- Alle 20.30 del 25 luglio, finalmente i carabinieri procedono con la denuncia di scomparsa.
- La madre, la signora Anna, che nei primi momenti non esclude un possibile allontanamento volontario, riporta un episodio avvenuto diverso tempo prima, quando notando un atteggiamento sospetto nella figlia, le apre la borsa trovandone un pigiama. La ragazza motiverà il fatto come la volontà di voler pernottare fuori casa.
- Sempre i genitori, nel disperato tentativo di fornire quanti più elementi ad un’indagine che nei fatti non avrà corso per quasi vent’anni, riporta che Alessia, appassionata di letteratura, qualche settimana prima procedette con la vendita della sua amata collezione di romanzi di Agatha Christie.
- A distanza di qualche tempo il padre di Alessia riceverà una telefonata dove una voce anonima gli riferirà che “Alessia avrebbe fatto meglio a non picchiare e a non far picchiare”, con chiaro riferimento all’ambiente politico estremista.
- Nel 1995, tornando da un’uscita all’ospedale per visitare un parente, i Rosati troveranno un messaggio in segreteria telefonica. È una voce di donna con spiccato accento slavo e senza dimestichezza nell’uso del servizio di segreteria, tant’è che il messaggio sarà registrato solo per metà. La donna evidentemente non ha atteso il segnale acustico prima di cominciare a parlare. Ne emerge la seguente, stroncata, frase: “[…] per rintracciarla perché sta andando male. Grazie prego.”
- La mattina del 26 luglio 1994 l’amica Claudia riceve una lettera di Alessia. La lettera, che lascia intendere un allontanamento volontario. Ciò determinò la chiusura dell’appena abbozzata indagine per persona scomparsa.
- Marco Accetti si insinua anche in questa vicenda, sostenendo un nuovo complotto. Questa volta il suo gruppo dovrà agire contro il Sisde, reo di corruzione interna, il famoso scandalo dei “fondi neri”. In linea con il consueto copione: la sua gang, “i buoni”, si accordano con la persona oggetto d’attenzione per inscenare un finto sequestro. Come sempre qualcosa va storto: ieri il Vaticano, oggi il Sisde. Come da copione, le persone che hanno a che fare con lui o spariscono nel nulla, o muoiono.
Prime considerazioni
- Gli avvistamenti delle vicine di casa, a mio avviso risultano veritiere, anche perché non riscontro motivazioni valide a sostegno di riferire menzogne.
- L’avvistamento in auto. Sarebbe interessante accertarsi circa l’identità di questo ragazzo. Io non ho ancora avuto modo di visionare le deposizioni ma appare curioso come, nell’oceano di silenzio che ha caratterizzato l’intera cerchia degli amici di Alessia Rosati, ci sia un ragazzo più giovane che di spontanea iniziativa si reca dai Carabinieri. Era il fratello di quale amica?
- Il comportamento dei colleghi autonomisti è disdicevole e ben evidenzia quel senso di trasparenza e giustizia che sbandiereranno per anni e che aprirà a molti di loro spazi d’azione -e di elezione- in seno a importanti istituti della Repubblica italiana: da quello municipale a quello parlamentare. A loro discapito giocano due fattori:
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- Non è implicito che, lavorando alla medesima rivista, i ragazzi avessero maturato un’amicizia che varcasse i confini della mera conoscenza.
- In quegli anni gli estremisti dei gruppi autonomisti e intransigenti assumevano atteggiamenti aggressivi e non collaborativi, soprattutto se in discussione con un qualsivoglia rappresentante delle forze dell’odine e di tutto ciò che percepivano quale espressione delle istituzioni e dell’ordine prestabilito. Urlavano alla rivoluzione e alla distruzione del “sistema”.
- La questione del pigiama nella borsa, molto spesso utilizzato dai sostenitori della “fuga volontaria”, come dimostrazione alla loro tesi, non ha alcun fondamento:
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- Il fatto è avvenuto diverso tempo prima e non, come spesso di riporta, il giorno precedente.
- Generalmente le persone che intendono allontanarsi da casa non ritengono il pigiama l’indumento principale e, soprattutto, l’unico da doversi portare.
- La questione dei gialli di Agatha Christie è, come giustamente ritenne la madre, un elemento che merita interesse. Per chi le pratica, è assai difficile separarsi da una propria collezione, portata a termine con fatica e perseveranza, al do là dei soldi che negli anni ci si è investito. Ve lo dice una che colleziona Dylan Dog dal 1994. Innegabile è che l’unico motivo che può portare una persona a separarsi dalla propria collezione risieda nella necessità di liquidità. Mi domando dunque per cosa
- Scarto senza remore il discorso “droga”, di cui ci si riempie sempre la bocca e sui giornali è perfetto specchietto per le allodole. Alessia non era una drogata. L’amica, che ha taciuto su molte cose ha sentito l’esigenza di informarci che Alessia fumava le canne. Perché voi non le fumavate? La tossicodipendenza è ben altra cosa. La cannabis non è considerata droga ed è venduta legalmente in molti paesi. Tutti avanzati economicamente, socialmente e mentalmente. Al di là dei film che uno possa girare nella propria testa, nessuno ti uccide o ti sequestra perché non gli hai pagato due canne, ma nemmeno per 100. I regolamenti di conti in questo campo avvengono all’interno del raket. Credo possiamo concordare tutti che Alessia non ne fosse esponente.
- I soldi le servivano per qualche causa politica. Ricordo che sono gli anni in cui centri sociali e radio rosse indipendenti stanno affrontando una lotta senza quartiere e senza precedenti per la propria sopravvivenza. Dato il fervore politico che anima un’Alessia ricca di ideali, questa è una delle opzioni che ritengo più probabile. Certamente non si è trasferita al sud Italia o, addirittura, in Sud America, come arriverà ad ipotizzare Claudia.
- Si è innamorata o semplicemente si sente pronta per fare un passo come quello di andare a vivere da sola e sta iniziando a preparare il suo gruzzolo. Ha 21 anni, frequenta l’Università e non ha un lavoro: se vuole l’indipendenza deve iniziare a pensare a come pagarsela.
- Qualcuno che ha conosciuto e che decanta una propria sensibilità artistica, avendola adocchiata, la attira, magari anche con l’ausilio di una donna complice, proponendole una cifra importante per la collezione
- Alessia indubbiamente è una giovane donna di carattere e chi ha interesse a depistare e allontanare dalla verità, può sicuramente contare su materiale facilmente plasmabile alla bisogna. I tipi come Alessia attirano molto le invidie e le antipatie di persone pronte a tutto pur di aver una rivalsa, anche trasformare una giovane attivista, sicuramente combattiva, in una picchiatrice sfascia-vetrine.
- La telefonata anonima, che quando si aggira l’Uomo del Piffero non può mancare, è palesemente una bischerata, una bischerata a cui molti hanno creduto. Il motivo per cui le persone sono portate a cadere in queste trappole sta nell’immaginario collettivo pregno di ipocrisia, che vuole tutti i carnefici belve o mostri e tutte le vittime sante e impeccabili. Alessia non era né l’una né l’altra. Era una ragazza tutt’altro che anonima e questo le è costato molte antipatie ma, e non ho dubbi, anche molte sincere simpatie che sono pregate, gentilmente, di battere un colpo e contribuire alla ricerca della verità perché, e anche di questo sono certa, lei l’avrebbe fatto e non avrebbe taciuto.


- Rispetto alla telefonata, la questione si sarebbe compresa rapidamente se ci fosse stata la determinazione delle forze dell’ordine nell’individuare l’origine della chiamata. Sempre secondo la mia opinione che, va da sé, non rappresenta l’essenza stessa della verità, anche in questo caso ci troviamo davanti ad un falso. Chi ha telefonato l’ha fatto consapevole che i genitori non fossero in casa, lasciando un messaggio mutilato studiato a regola d’arte e avvalendosi della prestazione di una donna. Mi sovviene la telefonata ricevuta da Antonietta Gregori e Filippo al bar, quando il ”Telefonista” li invita a tornare alle rispettive postazioni. Conoscete qualcuno che si diverte con questi giochetti depistanti? Qualcuno che magari adesca tramite donne prive d’anima e rimorso?
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- La lettera a Claudia. Credo sia l’oggetto più malefico dell’intera vicenda. È il Turkesh della Rosati. Per quasi trent’anni chi ha provato ad interessarsi al caso, è partito da quella lettera che è un palese falso storico. Ne parlerò tra poco e non me ne vogliate se non mi metterò anch’io ad analizzare il reperto parola per parola.
La leggenda della lettera
Intorno a questa lettera si sono costruite e smontate centina di ipotesi. L’ultima vedrebbe la Rosati minacciata da uno o più ipotetici individui, che vanno dalla fazione politica opposta all’innamorato folle. L’obiettivo della Rosati sarebbe stato quello di ingannare queste persone facendo loro credere di essere in giro per l’Europa con un nuovo amore, scongiurando la possibilità che questi/questo possano raggiungerla in Umbria per farle del male.
Questa è una teoria che, nonostante la buona volontà, fa acqua da tutte le parti:
- Se ci fosse il dubbio di una soppressione, stranamente non rivendicata, per mano della destra eversiva, i suoi colleghi della sinistra autonomista avrebbero sicuramente cavalcato l’occasione e l’avrebbero eretta a vessillo contro la brutalità fascista. Questo non avviene, al contrario tutti gli amici della militanza politica non solo non la cercano, ma Alessia non sarà più nemmeno nominata. Alessia è l’unica ragazza scomparsa che non ha una pagina o un gruppo facebook dedicato e anche sulle singole pagine degli amici, Claudia in primis, il suo nome non compare mai. Questo non è indice di nulla, ognuno gestisce i social e il dolore a suo modo, tuttavia questo oblio mi sembra eccessivo.
- Se la lettera fosse stata scritta per depistare un “pericolo” cosa l’ha portata a scrivere una lettera sgrammaticata? Perché sbagliare i verbi e le forme? Sia che si tratti di un avversario politico, sia si tratti di uno spasimante folle le persone sanno che ha frequentato il liceo classico, studia alla facoltà di Lettere e scrive su una rivista.
- Perché non confidarlo almeno all’amica.
- Una ragazza coraggiosa, tacciata di essere una picchiatrice, ce la vedo poco a scappare e nascondersi
- Secondo la teoria della grafologa Monica Manzini, a cui va il merito di aver fatto rinvenire un osso, attualmente sotto analisi, la ragazza sarebbe stata sequestrata nei 300 metri di tragitto che Alessia compie dal momento in cui si separa alle h.12.45 da Claudia. Dal momento che, come potete riscontrare nella mappa, la Rosati impiega sei minuti a rincasare e che viene vista dalle vicine, la ragazza sarebbe dovuta nuovamente uscire per essere prelevata. Pare un po’ macchinoso.
Il falso storico
Si chiama falso storico un documento che a prima vista sembra autentico, ma in realtà non lo è. Non solo il noto “lascito di Costantino”. La storia è ricchissima di questo genere di documenti. Moltissimi sono i falsi storici nati in seno alla Chiesa cattolica, sia per la sua natura politica, sia per la sua capacità “tecnica” di produrli: la Chiesa era l’istituzione con più alto numero di intellettuali e studiosi. Infine la necessità di adeguare la dottrina alla bisogna.
I falsi storici potevano essere palesi, ma non percepiti, come, ad esempio, il caso delle modifiche alle scritture bibliche: per motivare e avallare la tratta dei neri, il figlio che derise Noè venne sostituito: Cam (padre dell’islam) andò a sostituirsi a Sem (padre dei semiti, degli ebrei).
Più frequentemente, soprattutto se legato a questioni economiche, il falso storico era un vero e proprio documento, a cui venivano apportate una serie di modifiche atto a stravolgerne il significato.
Sono convinta che la lettera di Alessia rientri in questa tipologia.
L’amica Claudia aveva a disposizione un notevole numero di scritti dell’amica e conosceva il Signore del Piffero, che in quell’epoca abitava molto vicino a Claudia e la conosceva. Il signore del Piffero, oltre ad essere un amante dei garbugli, dei sotterfugi e degli enigmi, ha avuto una formazione fortemente segnata dalla chiesa cattolica e dal cristianesimo. MFA ha indubbiamente la capacità e l’intelligenza di produrre un falso storico.
Questa mia teoria è in fase di elaborazione perché, va da sé, il procedimento di riscrittura è tutt’altro che semplice. Proverò comunque a fare un esempio pratico a scopo chiarificatore:
Queste sono solo esempi, una mano esperta può riuscire con relativa facilità a falsificare o de-falsificare.
Abbiamo dunque, con la sola eliminazione di pochissimi dettagli, lo stravolgimento del significato della lettera.
Se si confermasse il falso storico non dobbiamo aspettarci che lo scritto originale, quello celato, possa essere d’aiuto o inerente al caso, anche se MFA ci ha ormai abituato ad aspettarci qualsiasi cosa. La lettera originale sarà stata selezionata fra quelle che più si prestavano alla modifica. Claudia a disposizione ne aveva parecchie.
In questo panorama la figura di Claudia deve essere completamente rivista; alle già molte numerose bugie e discordanze si andrebbe ad aggiungere un vero e proprio depistaggio.
Ovviamente le mie sono unicamente ipotesi ,ma le ipotesi stanno alla base del metodo scientifico. Per questo motivo dedicherò il prossimo articolo all’ambigua figura di Claudia.
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1 commento
….articolo molto articolato, lungo….e dunque? Il mistero rimane sempre misterioso! Walter Trentini