di Michele Chiodarelli
“Stangata Juve” titolava sabato 21 gennaio la “Gazzetta dello Sport”, “Ingiustizia è fatta” era invece l’apertura di “Tuttosport” e per quanto mi riguarda questo articolo potrebbe già finire così. Confesso: sono maledettamente di parte. Da quando ho il lume della ragione la mia quotidianità è organizzata in funzione delle partite della Juve. Non ci sono impegni politici o famigliari, uscite con la fidanzata, (forse è anche per questo che i miei legami sentimentali sono sempre terminati precocemente), poker con gli amici che tengano. In virtù di questa premessa avevo chiesto al direttore di esentarmi dal commentare la sentenza della Corte d’Appello della FIGC che ha condannato la Juventus per aver realizzato plusvalenze (1) fittizie a quindici punti di penalizzazione da scontarsi, con effetto immediato, nell’attuale campionato di Serie A. Alla fine, dopo una blanda insistenza, ho ceduto al carisma, al sintomatico mistero insomma al potere persuasivo di Mauro e ho accettato, provando comunque a trascendere la mia essenza bianconera, di occuparmi di questa intricata vicenda.
Non disponendo, mentre scrivo, delle motivazioni ufficiali della sentenza posso solo immaginare che i giudici abbiano ritenuto che quanto emerso dall’indagine penale della Procura di Torino sui bilanci della Juve 2019, 2020, 2021, da un lato dimostrasse l’esistenza di plusvalenze non corrette dall’altro consentisse di fare strame di uno degli elementi (nessuno si può processare due volte per lo stesso reato) cardine del nostro diritto e quindi riaprire il dibattimento. L’entità della pena mi sembra, poi, determinata dal convincimento che grazie alle alterazioni contabili contestate la Juve a differenza delle altre società coinvolte abbia tratto un tale vantaggio nelle competizioni sportive degli anni incriminati da meritarsi oggi una sanzione, più aspra anche rispetto alla richiesta dell’accusa, che di fatto la esclude dalla Coppe Europee del prossimo anno (per il Procuratore Federale, bontà sua, bastava impedirle di partecipare alla Champions League 2023/24). Un quadro complessivamente, a mio avviso, assai debole. In primis perché la sentenza si regge sul presupposto che sia possibile stabilire a priori il prezzo di un giocatore che è invece quanto di più soggettivo esista, essendo lo stesso determinato da un’infinità di variabili (l’adattabilità agli schemi dell’allenatore, la composizione della rosa, l’impatto su media e tifosi, la capacità di leadership e di avere buoni rapporti con i compagni di squadra, ecc) impossibili da parametrare. Tanto è vero che fino a oggi, in assenza di norme ad hoc, nessun club (Juve compresa) era mai stato condannato per questa fattispecie di reato; ma soprattutto perché si è dato valore confessorio (al famigerato libro nero di Paratici, ad esempio, che in realtà è semplicemente un foglio A4 di appunti) alla documentazione prodotta da una sola parte in causa (la magistratura inquirente) senza nemmeno attendere il pronunciamento di un giudice (l’udienza preliminare presso il GUP di Torino è fissata per il 27 marzo pv). Inoltre, è stato possibile violare il sacrosanto principio del “ne bis in idem” basandosi esclusivamente su intercettazioni telefoniche e ambientali (quanto ha ragione il ministro Carlo Nordio a volerle disciplinare) che sappiamo in questa fase iniziale del contradditorio essere spesso tagliate e cucite a uso del PM. Pensiamo, infatti, a come sarebbe stata diversa “calciopoli” se gli audio emersi, molto tempo dopo, in sede penale fossero stati da subito a disposizione della giustizia sportiva. Non mi soffermo, poi, per non scivolare nell’eccesso di tecnicismo sul reale impatto che i ricavi generati da queste mitiche plusvalenze abbiano avuto sui conti bianconeri considerando i 700 milioni di aumento capitale predisposti dalla proprietà negli ultimi tre anni. Se le mie argomentazioni hanno un senso allora mi è sorto spontaneo farmi una domanda: “come si è potuto emettere una sentenza così pesante?”, e il Gigi Marzullo che alberga in me si è anche dato una risposta. Nei tribunali italiani, di ogni ordine e grado, sovente, oggetto di valutazione non è tanto il reato specifico quanto piuttosto l’etica e la condotta morale degli imputati. In questo caso è stata così punita non la gravità del fatto commesso (dando per scontato sia stato proprio perpetrato) ma la tracotanza, il cinismo, il delirio di onnipotenza di Andrea Agnelli & C. così come nel 2006 erano stati colpiti per la medesima ragione Luciano Moggi e Antonio Giraudo.
Per gli juventini, in attesa del ricorso al collegio di garanzia del Coni è comunque iniziata l’ennesima traversata del deserto che magari anche questa volta sarà propedeutica a nuovi fantastici trionfi a differenza di quella che Enzo Maraio sta imponendo ai socialisti che, se le cose non cambieranno velocemente, temo si concluderà con la dissoluzione del PSI.
1) il concetto di plusvalenza in economia si riferisce all’utile derivato dalla vendita di un titolo o immobile che è aumentato di valore rispetto al momento dell’acquisto. La differenza positiva tra il prezzo di acquisto e quello di vendita è appunto la plusvalenza.