Si sa che le opinioni di Carlo Calenda, anche per il trascorso di manager industriale, non sono mai state esattamente in linea con quelle della Cgil. Qualcuno si é pure stupito della sua partecipazione, al congresso del sindacato di Landini, alla tavola rotonda con Schlein e Conte, senza Renzi. Ma l’esclusione di Matteo non pare gli abbia turbato il sonno. Qualcun altro si é meravigliato della convergenza con l’asse Pd-Cinque stelle sul salario minimo, senza coinvolgere l’ex presidente del Consiglio che lo aveva pur fatto ministro. Pare che Calenda sia anche disponibile a varare con l’arco progressista, chiamiamolo così, un programma comune sulla sanità. Dunque appare davvero incomprensibile che la Cgil bolognese abbia deciso di far saltare il suo comizio ai cancelli della fabbrica, ordinando a una trentina di suoi iscritti di aspettare il leader di Azione e fare teatralmente la mossa di smammare. Calenda ha parlato lo stesso. Tanto nella realtà virtuale conta la ricaduta di quel che dici sui giornali, i social, le tv, e non il numero dei presenti che dalle foto sembrano più o meno gli stessi che assistettero al mio primo comizio nell’assolata e deserta piazza di Villalunga di Casalgrande. Però cosa ha mai detto il temerario Calenda? Ha solo fatto presente gli errori di Elkann e della Fiat. E il silenzio della Cgil. Riepiloghiamo. La Fiat si é venduta nel 2019 ai giapponesi la Magneti Marelli, assicurando che non ci sarebbero stati esuberi. Poi ha investito sempre sull’automotive in Francia con Stellantis che ha il doppio dei modelli degli stabilimenti italiani e sono tutti equipaggiati per la transizione ecologica, mentre nel nostro Paese solo uno stabilimento è equipaggiato per produrre componenti elettriche. E ancora: la Cgil contestava Marchionne che produceva un milione di veicoli commerciali e auto l’anno e non dice nulla su Elkann che é sceso a 650mila. Il dubbio calendiano: non sarà perché la Fiat si é comprata il quotidiano della sinistra, la Repubblica? Interrogativo con risposta, seccata, scontata. Ma logico e pertinente.
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Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
1 commento
Calenda e’ una mina vagante,simile a Renzi,ambedue inaffidabili. Meglio costruire un alleanza elettorale e di programma con Conte. Un 38% contro un 45% del centrodestra: si può FARE! Il 50%dei non votanti e’ appetibile.