Elly Schlein non la conosceva quasi nessuno fino a quando decise di iscriversi direttamente alla segreteria del partito. Esattamente come si diceva una volta, e cioè che quel tale si era iscritto alla Direzione, perché faceva parte di quell’organo di partito senza aver fatto gavetta, a maggior ragione la Schlein assurge alla guida di un partito provenendo da un altro partito, Volt, anche se nessuno conosce il significato delle lettere che compongono la sigla. Ma un conto è la Direzione, e poi quella era solo una battuta perché nei partiti seri si entrava in Direzione con anni di tessera alle spalle, e ben altro conto è l’iscrizione della Schlein alla corsa alla segretaria del Pd, senza averne fatto parte (ne era uscita ai tempi di Renzi per la sua opposizione al Jobs act), se non per presentarsi, appunto, alle primarie. Mai prima d’ora si era verificato che un candidato vincesse tra gli iscritti e un altro tra gli esterni. Contraddizione non di poco conto perché gli iscritti a tale partito avrebbero preferito che alla sua guida fosse stato eletto Stefano Bonaccini e non la sua vice nella regione Emilia Romagna. E dunque suppongo che costoro mal tollereranno che ai non iscritti sia stata affidata la scelta del segretario del loro partito, travalicando quella loro. Cosa che non succede neanche tra gli aderenti a una bocciofila. Ma nel Pd le regole son queste. Un non iscritto, a cui è riservata la finale delle primarie, conta di più di un iscritto, chiamato solo per le qualificazioni. La Schlein, che ha anche antecedenze socialiste (suo nonno era Agostino Viviani, senatore socialista di Milano) rappresenta l’ala movimentista e più radicale del partito. Cosa che ha già messo in ambasce l’ala cattolica e riformista. Non certo uno che la sa lunga come Franceschini che della Schlein è stato il primo sponsor. E neanche Delrio, ex renziano di ferro, che si è già pronunciato a favore dell’unità interna. Ma l’area che fa capo a Lorenzo Guerini è in fermento. Lo stesso Pierluigi Castagnetti, ultimo segretario del Pp, aveva gia messo la mani avanti convocando una riunione degli ex popolari del Pd. Una cosa pare chiara. L’elezione della Schlein era in certo senso prevedibile e in perfetta assonanza con tutte le scelte post politiche degli italiani. Da Berlusconi, a Renzi, a Grillo e per finire alla Meloni. Non si cerca la coerenza del messaggio politico ma la rottura con essa, non si premiano le promesse mantenute ma quelle da mantenere, in Italia da trent’anni trionfa l’opposizione, e un disequilibrio stabile orienta un sistema politico anomalo in Europa e in Italia fondato sulla schizofrenica ricerca della vittoria elettorale ad ogni costo, non si apprezza l’esperienza e neanche la qualità politica, ma la novità. Chi c’è di più nuovo della Schlein, donna, non iscritta, che veste casual, che sposta il partito oltre l’orizzonte del socialismo europeo, in una galassia a metà tra Corbyn e il radicalismo di Podemos? Chi c’è di più adatta fronteggiare la Meloni? Un’altra donna che sia il contrario della Meloni, disinibita, libera sessualmente, un po’ radical chic? Questo cambiamento imposto al Pd dagli esterni agli interni, determinerà più di un problema all’interno e all’esterno del partito. All’interno alla Schlein si porrà subito il tema del peso del rapporto con i capi corrente che l’hanno appoggiata, Franceschini e Orlando, e, di contro, quello di una difficile convivenza coi riformisti e i cattolici, all’esterno si avvertiranno le conseguenze di un abbraccio esclusivo coi Cinque stelle e della proclamata esclusione di un rapporto col Terzo Polo. Al nostro piccolo Psi, che aveva scommesso sulla vittoria di Bonaccini, il compito di cambiare strategia. A meno di non cantare, parafrasando la romanza del duca di Mantova del Rigoletto: “Bonaccini e Schlein per me pari sono”.
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Bonaccini battuto dalla sua vice

Direttore. Nasce a Reggio Emilia nel 1951, laureato in Lettere e Filosofia all’Università di Bologna nel 1980, dal 1975 al 1993 é consigliere comunale di Reggio, nel 1977 é segretario provinciale del Psi, nel febbraio del 1987 è vice sindaco con le deleghe alla cultura e allo sport, e nel giugno dello stesso anno viene eletto deputato. Confermato con le elezioni del 1992, dal 1994 si dedica ad un’intensa attività editoriale (alla fine saranno una ventina i libri scritti). Nel 2005 viene nominato sottosegretario alle Infrastrutture per il Nuovo Psi nel governo Berlusconi. Nel 2006 viene rieletto deputato nel Nuovo PSI. Nel 2007 aderisce alla Costituente socialista nel centro-sinistra. Nel 2009 é assessore allo sport e poi all’ambiente nel comune di Reggio. Dal 2013 al 2022 dirige l’Avanti online.
6 commenti
Colpa del pd e delle sue regole.. altra “novità” degli ultimi trent’anni: flotte di meloniani, grillini e vattelapesca chi altri saranno andati a votare il “loro” candidato migliore.. che dire.. ridateci i partiti veri, le tessere, i congressi, i delegati, la gavetta, l’esperienza.. insomma la politica vera. Come scrive il bravissimo dott. Carugno: primarie da ridere.. per non piangere aggiungo sommessamente io. Grazie per il vostro coraggio direttore Del Bue.. Avanti così!
Caro Mauro ti ringrazio per avermi inconsciamente offerto la possibilità di dire la mia sulle primarie del Pd senza essere mescolato a quelli _ su Facebook ad esempio, si formano legioni nuove ogni minuto _ che parlano di una cosa che non li riguarda. Da non iscritto al Pd _ anzi, da incazzato con il Pd e se vogliamo datare questa frattura possiamo fissarla ai giorni dei famosi 101, quando sì, quella notte, è stata, con un parricidio, uccisa l’idea del Pd _ non mi andava di mescolare il mio a altri commenti. Il tuo bel commento, invece, mi fornisce questa opportunità. Intanto perché nè io nè te siamo troppo coinvolti dalle ultime vicende. E poi perché c’è un punto della tua analisi che non mi trova d’accordo. E’ quando scrivi che ” Non si cerca la coerenza del messaggio politico ma la rottura con essa, non si premiano le promesse mantenute ma quelle da mantenere, in Italia da trent’anni trionfa l’opposizione, e un disequilibrio stabile orienta un sistema politico anomalo in Europa e in Italia fondato sulla schizofrenica ricerca della vittoria elettorale ad ogni costo, non si apprezza l’esperienza e neanche la qualità politica”. Quali promesse mantenute può ragionevolmente portare all’incasso la recente gestione del partito democratico? Forse quella di una legge elettorale che _ una volta vivaddio _ possa assicurare che ha la maggioranza nel paese abbia poi anche la possibilità, in parlamento, di fare quelle riforme di cui l’Italia ha bisogno? Purtroppo no, visto che abbiamo una legge elettorale che ci consegna lo scenario di oggi. Quali promesse mantenute può rivendicare il Pd di questi ultimi anni? Quella di aver ascoltato la gente comune? Se fosse stato vero non avremmo fatto i conti con il fenomeno M5S. Che non si premi l’esperienza e la qualità politica, poi, non credo sia soltanto un problema del Pd. Per non parlare della schizofrenica ricerca della vittoria elettorale ad ogni costo. In questo caso, ti suggerisco con una battuta, di citofonare Renzi.
Nel merito, sono sollevato per quella che è stata fino a pochi anni fa la mia regione, l’Emilia Romagna, che potrà contare _ a pieno servizio _ sul suo presidente Stefano Bonaccini. Sarebbe stato un ottimo segretario del Pd? A giudicare dai commenti post-voto (invero, quasi tutti di sponda renziana) si direbbe di sì. Ma questo aspetto mi interessa il giusto. Mi interessa di più che faccia _ torni a fare _ al meglio il suo lavoro di presidente di regione. Su questioni non esattamente di poco conto, come ad esempio, la sanità pubblica.
Se oggi il segretario del Pd fosse Stefano Bonaccini si sarebbe dimesso da presidente di regione? Tutti gli osservatori politici hanno escluso questa eventualità. Quindi, il presidente della Regione Emilia Romagna, nonché nuovo segretario del Pd avrebbe poi dovuto fare i conti con la realpolitik, fatta _ ad esempio _ della snervante trattativa _ tra regioni _ sulla spartizione della “torta” del fondo sanitario nazionale. Una “torta” divenuta in questi anni, nonostante l’esperienza pandemica, sempre più piccola (a proposito delle promesse “non” mantenute) da spartirsi con le altre regioni, tra cui quelle di Emiliano e De Luca. Come avrebbe potuto tenere il punto il presidente Bonaccini di fronte a chi gli ricordava che era diventato testè il segretario Bonaccini grazie ai loro voti?
Al contrario, ha vinto Elly Schlein, una donna, per giunta entrata, uscita e rientrata nel partito per diventarne di colpo e coram populo, il capo. Un percorso lineare? No. Un percorso alla luce del sole e fino a questo momento privo di congiure e pugnalate alle spalle? Sì. Potrà fallire e andare a ingrossare la stiva di chi ci ha provato prima di lei. Ma almeno non la accuseranno di parricidio.
Grazie Mauro, condivido tutto, ne vedremo delle belle. L’OPA ostile dei 5S ha segnato il punto, la grande armata è allo sbando, a meno di miracoli, ma non credo.
Che piaccia o meno…
Il PD rappresenta nei fatti il partito trainante dell’opposizione alla peggiore destra d’Europa…
E quindi sarebbe molto grave che si azzerasse…Come stava accadendo a causa di una dirigenza che ne ha commesse di ogni…
La gente non iscritta…Che è andata a votare…Era la stessa che non era andata a votare alle elezioni…
Perché il PDr… Perché tale è…
E spero era… Perché il partito non aveva un’identità politica precisa e coerente…Ed il duo Calenda e Renzi…In odore di scissione…
Sono impresentabili…
È sperabile che la Schlein riesca a dare quell’identità richiesta…
E non ci sia il solito logorio di chi ha perso…
La stessa gente dei 101…
Per intenderci…
Non mi sembra tanto calata dall’alto…
Visto che è stata la più votata alle scorse regionali…
E tra le più votate alle politiche…
Premesso che condivido l’idea di avere i partiti politici con tutti i dettagli di un partito…
E soprattutto finanziamento pubblico alla francese…
Ed azzeramento di altri finanziamenti e fondazioni per raccolta fondi…
Se parliamo di idee…
Penso sinceramente che molte idee della Schlein dovrebbero essere comuni anche ad un partito socialista…
Infatti sono anche idee proposte dal neo eletto segretario regionale pugliese Domenico Tanzarella…
Prima di guardare da “soloni”…
In casa d’altri…
Guarderei piuttosto di ritrovare una propria identità…
Identità che era quella che esprimeva Martelli al convegno di Rimini…O di Marco Biagi…Etc.
Ovvero un partito sempre all’avanguardia nelle idee…
Dei diritti…Del lavoro…Della solidarietà…
Quella di Sanchez per intenderci…
Identità completamente persa…
Perché schierato sempre con il pifferaio magico di turno…
Da Berlusconi…A Renzi…Ora al Bonaccini…
Per non parlare di +Europa o con gli amici di Prodi…
E relativo zerbinaggio regionale…
E sarebbe anche ora che il PSI trovasse al suo interno un nuovo leader giovane…O meglio una giovane…
Leader con carisma e presenza…
Attualmente invedibili…
In queste righe il Direttore ci dice che “l’elezione della Schlein era in certo senso prevedibile e in perfetta assonanza con tutte le scelte post politiche degli italiani. Da Berlusconi, a Renzi, a Grillo e per finire alla Meloni”, e riconduce tali scelte anche al fatto che “non si apprezza l’esperienza e neanche la qualità politica, ma la novità”.
Il che in effetti può risultare abbastanza incomprensibile per chi era abituato a partiti al cui interno l’entrata negli organismi direttivi era di norma preceduta da tempi non brevi di militanza e “apprendistato”, ma non va pur tuttavia escluso che una personalità possa accelerare o “saltare” detto percorso imponendosi col proprio ascendente e “carisma”.
Quando però questo succede a personalità non appartenenti alla sinistra, sono pronte a levarsi voci gridanti al populismo, demagogia, cesarismo ….., mentre ciò non accade a parti invertite, nel senso che entra in gioco la logica del cosiddetto “doppiopesismo”, come avviene per il garantismo a doppio binario, il che non può sfuggire ai socialisti
Infine, se la nuova Segretaria rappresenta l’ala movimentista e più radicale del partito, si può ragionevolmente supporre che il PD si orienti a diventare una entità politica dai tratti massimalisti, il che non lascerebbe molto spazio al riformismo (pure questo non dovrebbe sfuggire a quei socialisti che si sono avvicinati al PD, o vi hanno casomai aderito).
Paolo Bolognesi 28.02.2023
Tutto s0mmat0 caro Mauro, può essere utile a noi socialisti se sappiamo cogliere il vero significato politico di questa segreteria Schlein. Voglio dire, che è giunta l’ora di non rincorrere più il Pd. e finalmente definire la nostra scelta politica che deve essere a fianco dei moderati. promuovendo insieme quel Lib Lab a suo tempo caldeggiato da Bettino Craxi.