di Gennaro de Blasio
Non molto tempo fa mi è capitato tra le mani uno scritto del mio amico e compagno Paolo Bedeschi.
Paolo viene dalla scuola politica di Massarenti e Martoni, ex sindaco di Baricella, ha ricoperto diversi incarichi nel mondo della cooperazione ma è soprattutto uno scrittore con la passione della ricerca storica.
Ciò che raccontava quello scritto mi scottava tra le mani e forse anche per questo ho deciso di sintetizzarlo in questo articolo e di metterlo a disposizione dei lettori de “La Giustizia”.
Un dubbio, mi ha attanagliato e mi tormenterà anche dopo la sua pubblicazione. Mi sono infatti chiesto se fosse il momento giusto per presentare questa storia, proprio ora che la politica del governo si sta cimentando goffamente in questa ignobile disciplina che è la mistificazione storica. Subito però mi si è paventata la risposta che sta ne DNA di questo giornale online.
Tenetelo sempre pesente, voi lettori, che questo spazio che ci siamo faticosamente conquistati Noi lo costruiamo insieme a Voi; è proprio per questo che abbiamo voluto la possibilità di inserire i vostri commenti, perchè La Giustizia è uno spazio partecipato che non lascia fuori nessuno, neanche chi meriterebbe di esserlo.
In più, con una piccola dose di presunzione che spero mi perdonerete, credo di conoscere il mio, il nostro pubblico, e che a mio avviso ritengo possieda tutti gli strumenti per distinguere il buono dal falso, il costruito dal genuino. Quindi procediamo.
All’ alba del 21 aprile 1945, vengono ritrovati fuori porta Saffi i cadaveri di due tra i più carismatici partigiani della resistenza bolognese, Giuseppe Bentivogli e Sante Vincenzi.
Proprio mentre l’ esercito alleato, con in testa la Divisione Fucilieri polacca entrava in città.
Giuseppe Bentivogli era il capo dei socialisti bolognesi, nato a Molinella era cresciuto nella fucina politica di Massarenti, più volte consigliere comunale fu perseguitato dal regime fascista fino ad essere condannato al confino. Rientrato a Molinella organizzò la Brigata Matteotti Pianura e si mise a capo della 5° Brigata Bonvinci col nome di battaglia “Nonno”. Al momento della morte aveva 59 anni.
Sante Vincenzi invece di anni ne aveva 49 ma ne dimostrava molti di meno anche grazie a una vaga somiglianza con l’attore Rodolfo Valentino, partigiano comunista si era dato come nome di battaglia “Mario”, di professione meccanico, aveva assunto nei giorni confusi della resistenza il ruolo di ufficiale di collegamento del Comando Unico Militare Emilia Romagna (COMER).
Mario aveva un patto con gli alleati, questi si erano impegnati ad avvisarlo via radio con un messaggio in codice: “All’ ippodromo ci sono le corse domani”quando fossero giunti alle porte della città per dare il via all’ insurrezione popolare.
I comunisti infatti consideravano l’ insurrezione dei cittadini un valore supremo, tanto che Secchia si troverà a scrivere:” E’ sempre utile, direi indispensabile (…) perchè durante anche soltanto le poche ore di “potere nazionale” è sempre possibile dare un colpo ai nemici della Patria, alle forze reazionarie.”
La morte di Vincenzi è sempre stata la giustificazione alla mancata insurrezione di Bologna. Non essendo all’ ascolto del messaggio non potè dare il segnale.
La versione ufficiale ci dice che Bentivogli e Vincenzi furono arrestati dai fascisti ormai in fuga dalla città, dopo un incontro che ebbero alle ore 17,00 in piazza Trieste e Trento con Giacomo Masi “Giacomino”. Vincenzi aveva riferito in quell’ incontro che subito dopo avrebbe dovuto incontrarsi con Ilio Barontini “Dario”.
Eppure il 23 aprile i socialisti bolognesi fanno uscire un’ edizione straordinaria dell’ Avanti che già nell’ occhiello recava un atto d’accusa: (…) Giuseppe Bentivogli è stato vigliaccamente ucciso. Hanno voluto – i vigliacchi di dentro– sopprimere colui che fino ad oggi è stato il maggior UOMO del nostro partito (…)”.
Cos’è relmente successo? Pechè si parla di vigliacchi di dentro?
Sappiamo che Vincenzi il 20 aprile fino alle ore 14,30 era all’ ascolto di Radio Londra in una casa in via San Petronio Vecchio e che il segnale convenuto con gli alleati non arrivò mai. Perchè?
E’ importante ricordare, a questo punto, che all’ interno del CNL (Comitato di Liberazione Nazionale) si era creata una profonda spaccatura tra le componenti moderate e i GAP (Gruppi di Azione Patriottica, piccoli gruppi di partigiani appartenenti al Partito Comunista Italiano), in quanto le prime non condividevano le azioni terroristiche degli ultimi che avevano come conseguenza rappresaglie da parte dei tedeschi e dei fascisti che spesso ricadevano sui cittadini inermi.
Problemi in Bologna in questo senso c’erano già stati nel settembre del ’44 quando il Triumvirato Insurrezionale Comunista proclamò uno sciopero insurrezionale senza consultare il CNL, oppure quando ad ottobre (sempre nel’ 44) il CUMER diede l’ordine di concentrare in città tutte le forze partigiane perchè era “evidente che gli alleati questa volta fossero arrivati”-
Sul fronte opposto invece si verificava questa situazione: quando si diffuse la certezza che Hitler si sarebbe trincerato nel suo bunker di Berlino, i comandanti delle truppe tedesche in Italia si convinsero dell’ opportunità di avviare trattative per una pace separata dal resto della Germania.
A Bologna, il generale tedesco Von Senger mandò un messaggio al comando britannico in cui diceva che se i suoi uomini non fossero stati attaccati avrebbe sgombrato la città senza colpo ferire, lasciandola completamente intatta.
Padre Casati, che svolgeva il ruolo di diplomatico tra le forze armate presenti in città, testimonierà che appresa l’intenzione di Von Senger di far entrare in azione le artiglierie tedesche solo se ci fosse stata una sollevazione partigiana contro le truppe che lui doveva proteggere e, vista la continua richiesta di armi da parte dei comunisti, sicuro che il gioco non valesse la candela, supplicò il comando alleato di non permettere ai partigiani di impugnare le armi per evitare il peggio.
E’ dunque lecito pensare che le forze comuniste, vedendosi infrangere i loro sogni di gloria di prendere la città, abbiano ucciso chi si era fatto garante del patto con gli alleati di avvisarli quando ormai erano alle porte e che anche Bentivogli ne abbia fatto le spese?
Sappiamo per certo che il 16 dicembre 1944 era stata istituita la “Polizia Partigiana”, stuttura composta esclusivamente da comunisti. Questa polizia fu responsabile di 90 omicidi tra il gennaio e l’aprile del ’45, tutti ai danni di individui ritenuti provocatori, spie o che semplicemente potevano creare ostacoli in quanto non in sintonia con loro.
In quell’ aprile del 1945 le forze alleate operarono per evitare che la città diventasse il simbolo della Liberazione ottenuta da una maggioranza comunista ( anche perchè i britannici erano particolarmente preoccupati per quello che era avvenuto in Jugoslavia ad opera dei comunisti italiani passati sotto il comando titino) infatti, i primi ad entrare in cittò furono le truppe dell’ esercito polacco, convinti antinazisti ma anche convintissimi anticomunisti.
Il 25 aprile le autorità disposero che a seguito di una festosa sfilata in Piazza Maggiore i partigiani deponessero le armi il un camion predisposto all’uso. Sappiamo che molti non rispettarono questa disposizione e che la guerra civile continuò a lungo. Ma questa è un’altra Storia.