Nota dell’autore
È arrivata l’estate, come ogni estate porterà con sé giochi, bagni canzoni, cornetti, amori brevi ma folli e, soprattutto insolazioni.
Conseguenza ignorata dai più, è che il colpo di sole può portare conseguenze anche gravi, sia per chi ne è colpito, sia per chi gli sta intorno. Sarà il caso di molti protagonisti di questa nuova rubrica, nata per rendere più intellettualmente significativi i vostri momenti sotto l’ombrellone, tra una sudata e un sudoku.
Quelle riportate saranno le notizie più significative della settimana (del mese per questo primo appuntamento), potrete finalmente leggere delle vere news, quelle che i poteri forti e il complotto plutogiudaicomassonico fanno in modo di silenziare e sabotare.
Oratorio chiuso per bestemmie
Il fatto
Sputi, parolacce, vestiario inadeguato e bestemmie. È questa la lista snocciolata da don Enzo Raimondi, parroco del paesino di Maleo, circa 3.300 abitanti, nella provincia di Lodi.
Lo scorso 8 giugno il sacerdote della parrocchia ha deciso di riaprire alla fruizione dei ragazzi, l’oratorio della chiesa di dei Santi Gervasio e Protasio, chiuso per qualche giorno a causa dell’atteggiamento dei ragazzi.
Il don si è affidato ad un bollettino distribuito ai fedeli, dove spiegava le motivazioni del gesto non nuovo; questa soluzione era già stata adottata qualche anno fa.
Il bollettino motiva la scelta e spiega la necessità di arginare una situazione divenuta ormai «intollerabile», e per «dare un segnale forte a quei ragazzi che dicono parolacce e bestemmie, lasciano sporcizia in giro, si comportano da bulli e, se ripresi, ti ridono pure in faccia». Non è la prima volta che don Enzo ricorre a una soluzione del genere per frenare certi comportamenti
Dall’individuazione lombrosiana della causa della maleducazione dei giovani nelle “famiglie difficili” alla proposta avanzata da qualcuno di adottare una tessera lascia-passare come al Rotari, la saga dei valori dell’inclusione cristiana e delle ditina puntate in pieno stile sceneggiata all’italiana, rimbalza sui social.
“Facciamo una tessera?” è la geniale proposta di un baciapile. La tessera doveva servire per qualcuno a distinguere tra ragazzi bravi e non. E fare entrare solo i primi. Ma “l’oratorio è aperto, è la casa di tutti”, spiega il sacerdote, “amareggiato” ma non arreso al fatto di trovare una soluzione. “Penso sia una scelta positiva non precludere l’accesso a nessuno. Si chiede una cosa sola, la buona educazione, ma questo vale dappertutto. Siamo un paese di 3mila abitanti e questi ragazzi difficili sono un gruppetto di 16-17enni, alcuni anche di fuori”, precisa
Nota dell’autore
I bestemmiatori seriali, offesi dal tanto scalpore, si giustificano: “Provate a dirlo voi, tre volte di fila e in velocità, Santi Gervasio e Protasio senza imprecare e scomodare il santissimo.
Nel frattempo in Veneto e in Toscana gli animi si scaldano e iniziano le riunioni per correre ai ripari. I governatori delle rispettive regioni, nella conferenza stampa dello scorso mercoledì hanno convocato i responsabili delle diocesi, invitando a spronare i ragazzi affinché non finiscano per perdere quel primato fieramente difeso da secoli.
“Si tratta di una tradizione locale che si sta diffondendo a livello extraterritoriale ma che, nei fatti non è che una mera imitazione”.
Per i toscani la situazione è ancora più drammatica ed allarmante, per salvaguardare il proprio gradino del podio si trovano costretti a doverli costruire gli oratori, anche se qualcuno ha lanciato la proposta si sostituire l’oratorio con le Case del Popolo.
Cittadino di Tampa, Florida, rischia di perdere una gamba dopo il morso di un parente
Il fatto
Si, avete letto bene ed è tutto vero. Donnie Adams di 53 anni e residente nel sobborgo di Riverview ha rischiato non solo di perdere la gamba ma l’intera vita a causa di un morso sulla coscia.
A morderlo è stato un parente, durante una baruffa familiare. E a chi non è mai capitato di azzannare la coscia della prozia durante una lite?
In ogni caso, il parente dall’invidiabile igiene orale – orale nel senso che invece di praticarla, ne parla- ha rilasciato nella ferita del degente, batteri della famiglia dello Streptococco di gruppo A, e altri simili contenuti nella sporcizia, nella saliva e nell’acqua. Queste colonie batteriche avrebbero agito molto rapidamente, determinando la necessità di ben due interventi chirurgici.
La necrosi si è diffusa velocemente e, se non ci fosse stato l’intervento tempestivo dei medici dell’HCA Florida Pasadena Hospital, la diffusione alla zona addominale avrebbe portato il signor Adams alla morte.
Ad effettuare le operazioni è stato il dr. Fritz Brink , che ha dichiarato di aver asportato dalla gamba del paziente circa il 60% della pelle presente nella parte anteriore della coscia.
Ad oggi l’uomo è tornato a camminare e pare dovrebbe riprendere completamente la funzionalità dell’arto.
Il fatto sembrerebbe accaduto a metà febbraio, ma solo in questi giorni con la ripresa quasi totale dell’uomo, la notizia ha iniziato ad essere diffusa.
Nota dell’autore
Diffusione che è avvenuta a livello mondiale. Solo in Italia si è registrata la volontà di insabbiare la notizia, e in questo senso si sta muovendo anche l’associazione culturale SSS, per la Salvaguardia delle Suocere Stronze.
L’associazione si dice infatti preoccupata della possibile emulazione dell’atto, consapevoli che, potenzialmente letale come quello della vipera, il morso potrebbe condurre alla morte.
Indignato per la censura e determinato a difendere il diritto d’informazione, è invece il comitato Parenti Serpenti.
Dopo 9 anni di fidanzamento lei si fa suora e lui prete
Il fatto
È con un post su Facebook datato 9 maggio che Don Angelo racconta la sua storia con la carmelitana scalza, suora di clausura Maria Giuseppina dell’Amore Incarnato.
I due si conoscono all’età di 16 anni e per nove anni portano avanti la loro storia d’amore, nella loro città, Portici. Quando arriva il momento del grande passo, invece di sposarsi tra di loro, si sposano con Dio.
Ecco qui riportato il post di Facebook di Don Antonio, nelle sue parti essenziali: «I nostri anni di fidanzamento sono passati in fretta, fino al giorno in cui in parrocchia, vicino a casa di Paola, è arrivato il giovane vice curato don Michele Madonna, (attualmente parroco a Santa Maria di Montesanto a Napoli) che ci ha fatto incontrare “Gesù vivo”. Ripeteva sempre: «ragazzi, chiedete a Dio cosa ha pensato per voi, qual è il suo sogno su ciascuno di voi».
I ragazzi all’epoca stavano già cercando casa, mentre Paola terminava gli studi di economia. Proprio nel momento in cui rovano il loro nido d’amore, Paola lascia Il fidanzato, Angelo Ragosta, che prenderà gli ordini nel 2013. Il motivo della separazione è da ricercare, per quanto riguarda Paola, in una conferenza, come racconta il sacerdote:
«Andammo al convegno del Rinnovamento nello Spirito Santo a Rimini e Dio fece capire a Paola che la voleva sua, ma lei non riusciva ad accettarlo. Mi lasciò una prima volta a maggio. Dopo poco ci rimettemmo insieme poiché lei non riusciva a dire il suo “sì” al Signore. Ad ottobre invece Dio vinse i suoi ostacoli e Paola mi lasciò concludendo definitivamente la nostra storia».
A ruota la segue anche Angelo che:
«Dopo aver pregato i Vespri, rivolgo a Dio la fatidica domanda con cui don Michele ci aveva tartassati negli anni di frequentazione in parrocchia. Gli chiedo: ‘ma perché io sto sulla terra? Che vuoi da me?’ Apro la Bibbia, quella che avevo avuto in regalo dal padrino di Cresima, la figura che avevo scelto tra le persone che frequentavano la mia comunità parrocchiale e che, invece di regalarmi un oggetto inutile, mi aveva portato in dono la Parola. Qui leggo: “Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato (Geremia 1,4-5) […] Ogni volta che sono a Napoli passo al monastero da lei, suor Maria Giuseppina. La storia non è poi così cambiata: da fidanzati mi beccavo le ramanzine. Me le continuo a beccare pure da prete!».
Nota dell’autore
Sapendo quanto la nostra informazione subisca pressioni esterne e poco convinti di questa nuova Soap opera, I Promessi Voti, abbiamo indagato e trovato la versione originale della testimonianza circa i motivi della separazione.
Con il nome da lei scelto per agevolare le persone quando debbono chiamarla, Suor Maria Giuseppina dell’Amore Incarnato, la carmelitana scalza, aveva lasciato questa testimonianza:
“La casa l’aveva scelta Angelo, quando l’ho vista, non coibentata, non ci ho più visto e l’ho lasciato. Sapeva benissimo quanto sono freddolosa. Ho sempre apprezzato la moda in stile Arabia Saudita, garantisce una temperatura costante del corpo e non si gelano naso e orecchie. Per la casa invece ho sempre immaginato un open space in stile garage all’americana, un po’ Guantanamo. Però il vero motivo che mi ha fatto propendere per la clausura è una fissa che mi porto dall’infanzia…. Ho sempre voluto essere come i Barbapapà e ora eccomi qui, una Barbamamma perfetta! Senza contare che con il riscaldamento a pavimento posso stare scalza!”
Non meno illuminante la vera dichiarazione di colui che oggi è Don Angelo:
“A fare l’amore non riuscivo proprio, lei col terrore della gravidanza è passata dal metodo Ogino Knaus a quello basato sulla temperatura corporea interna. Aspettare ogni volta che finisse con quel termometro rettale era frustrante, perdevo ogni stimolo. E poi lei il terrore di rimanere incinta… Io invece ho sempre adorato i bambini, mi sono sempre piaciuti tantissimo, per questo ho deciso di farmi prete”