La partecipazione commossa della gente della sua Milano che ha accompagnato Berlusconi fino al Duomo da il segno del suo inscindibile rapporto con il territorio.
Nella sua vita è riuscito a realizzare grandi opere anche perché, da gran comunicatore, sapeva ascoltare, aveva la gran capacità di intuire quello che la gente desiderava.
In pubblicità si direbbe che riusciva a creare un vero e proprio bisogno indotto.
Oggi andare a Brugherio, dal centro città e visitare Milano 2 è un attimo, ma immaginate cosa abbia rappresentato negli anni sessanta settanta costruire un vero e proprio villaggio a misura d’uomo.
Un villaggio innovativo con piste ciclabili, laghetti, verde, quando fiorivano palazzi inguardabili ad esempio a Quarto Oggiaro e a Lorenteggio.
La TV la penso’ solo per fornire ai residenti un circuito interno via cavo, poi cominciò a capire che insieme al fenomeno delle radio libere, l’etere poteva anche svilupparsi come in America verso i sistemi televisivi.
Non mi interessa qui entrare nel merito della sua epopea nel mondo TV, mi interessa farvi riflettere su quello che è stato il suo sistema pubblicitario e di promozione.
Era un sistema totalmente dominato da poche agenzie, lui consentì con Publitalia alle aziende, a quelle che non potevano permettersi di pagare uno spot per Carosello, di poter promuovere direttamente i loro prodotti.
Possiamo anche tradurlo in consumismo, ma ciò ha messo in moto un meccanismo virtuoso che è stato anche alla base dello sviluppo post industriale di Milano prima, del paese poi.
Se non si comprende a fondo questo sistema, non si comprende come specularmente il craxismo fu capace di cogliere quel mondo che covava sotto la cenere.
Rimini 82 è l’estrinsecazione filosofica e progettuale di una società che stava mutando e che una sinistra ancora ancorata al sistema industriale della fabbrica non riusciva a cogliere.
Guardate che la vittoria del referendum dell’85, è figlio di questa concezione, perché la società italiana era pronta a cambiare, la scala mobile appiattiva tutto e non consentiva al mondo del merito e del bisogno di venir fuori.
Tangentopoli ferma tutto, perché una parte maggioritaria degli eredi di Togliatti e soprattutto di Berlinguer, consapevole che la caduta del muro li avrebbe travolti,ha pensato di utilizzare la magistratura come leva per sparigliare il gioco.
È Tangentopoli la nascita del populismo, non Berlusconi. Lui, a mio parere, comprese meglio di Craxi che il sistema del potere, della burocrazia romana, dei veti incrociati avrebbe salvato il mondo comunista.
Si è detto ed è vero che le sue TV cavalcarono l’onda giustizialista, ma chi come me lavorava a Milano nel Sindacato, sa che si era davvero in una situazione quasi insurrezionale, ricordo come fosse oggi D’Alema che disse di voler vedere Berlusconi fare l’elemosina in Svizzera.
Tangentopoli, paradossalmente, ma non troppo, fu un fenomeno reazionario, non rivoluzionario. Non a caso Davigo e Borrelli erano di destra.
Come è noto Berlusconi chiese a Segni e Martinazzoli di prendere il pallino del gioco, ma capì che solo lui avrebbe potuto essere il catalizzatore di quell’area politica che nonostante tutto era ancora maggioritaria.
Elettori che facevano riferimento al 54% dell’area del pentapartito si sono trovati senza casa e fu quasi automatico trovarsi sotto la casa di Berlusconi.
Purtroppo gli eredi di Berlunguer sono ancora fermi li, non hanno mai superato quel trauma che si portano dietro.
Berlusconi politico non ha certo fornito le stesse performances del Berlusconi imprenditore e presidente dell’unica squadra calcistica di Milano, perché la sua Rivoluzione liberale non c’è stata e la società italiana si è come incartata dalla crisi finanziaria dell’2008.
La sinistra, o meglio il fronte antiberlusconiano prima, antiSalvini poi anti Meloni oggi, non è ancora riuscito a capire che serve non un fronte contro qualcuno, ma una visione del paese che sappia conquistare la gente.
Come qualcuno avrà visto dai dati Istat in tre mesi si sono realizzati 536.000 nuovi posti di lavoro con contratti a tempo indeterminato, e per un semplice motivo, perché il sistema economico chiede stabilità politica. Sarebbe pura follia non partecipare alle discussioni sulla riforma avanzate dalla Casellati, sarebbe quasi opportuno una nuova assemblea costituente.
La scomparsa di Berlusconi in realtà scompagina di nuovo il campo, perché quell’area che in modo sintetico, riduco a quella del pentapartito ,area laica, riformista, può ancora essere ricomposta
Questo credo debba essere il compito dei socialisti, cioé rivendicare senza se e senza ma, le grandi conquiste di quegli anni e avere la capacità di capire che siamo di fronte a un mondo in mutazione rapidissima e solo dei trogloditi possono leggere il mondo attuale con le lenti del passato.