La proposta di Calderoli e la continua spinta della Lega di voler mettere in atto, con immediatezza, il disegno politico sull’autonomia regionale differenziata, sta creando non poche polemiche e divisioni nelle forze politiche del paese, tanto che la premier Meloni sta prendendo tempo nel proporlo come punto all’ordine del giorno nel primo CDM utile, almeno non prima delle Elezioni Regionali che si terranno in Lombardia ed in Lazio, il prossimo 12 febbraio.
Nel frattempo, sono molti i sindaci e gli amministratori – principalmente nel sud Italia – che stanno costruendo reti territoriali per dire “NO” alla riforma proposta dal Ministro per gli affari regionali e le autonomie.
Tecnicamente, il processo di autonomia differenziata, contenuto nella proposta del Carroccio, non può considerarsi come una forma di organizzazione delle funzioni delle Regioni. Attribuire una maggiore autonomia alle Regioni in materie concorrenti come l’istruzione, le politiche ambientali e la sanità è, a dir poco, allarmante.
Le regioni più agiate riserveranno per se stesse quote di tassazione più alte che andranno a reinvestire nei servizi delle loro regioni a scapito dei cittadini dell’intero paese, venendo, dunque, meno al principio di equa redistribuzione delle risorse.
L’Autonomia differenziata verrà parametrata sulla base della “spesa storica”, vale a dire che lo Stato interverrà stanziando fondi alle Regioni, sulla base di ciò che queste ultime, effettivamente, spendono.
Il Mezzogiorno che vive una condizione storica di difficoltà per la presenza di un sistema produttivo debole e per la mancanza di infrastrutture rischierebbe il definitivo collasso. I proventi delle tassazioni sono inesorabilmente molto più bassi rispetto a quelli delle regioni settentrionali.
Regioni che non utilizzeranno fondi per l’assenza o la carenza di una rete infrastrutturale in un determinato settore, riceveranno meno fondi e ciò potrebbe comportare una mancanza di investimenti futuri. In sostanza, la spesa storica diventerà la chiave per fotografare le differenze e le disuguaglianze passate, presenti e future. Chi è avanti, continuerà ad andare avanti. Chi è indietro, dietreggerà ancor di più e ciò avrà delle forti ripercussioni a carattere sociale.
In un momento storico così complesso, caratterizzato dapprima dalla pandemia ed ora dalla guerra, una riforma così concepita, frammenterebbe ulteriormente il principio di unitarietà del paese e causerebbe una trasformazione radicale nel principio costituzionale della forma di stato, mettendo in discussione l’ identità nazionale.
Un’ altra questione impugnabile e a tratti inaccettabile, è il ruolo di subalternità del Parlamento. Come si può avviare un progetto di autonomia differenziata tenendo fuori il Parlamento a favore di una intesa Governo – Regioni?
Sembra che la pandemia non abbia insegnato nulla. Che non abbia insegnato quanto sia importante un sistema sanitario che desume i principi fondamentali a livello nazionale. Vi è la forte necessità di rafforzare settori strategici come la sanità e l’istruzione, di renderle omogenee su tutto il territorio nazionale e non divenire percorsi di autonomia differenziata.
Altro nodo cruciale sono i livelli essenziali di prestazione, i LEP rientrano nei diritti di cittadinanza e un cittadino di Palermo deve avere gli stessi diritti di un cittadino di Torino poiché cittadini italiani e non perché residenti, rispettivamente, nella regione Sicilia o nella regione Piemonte.
Questo progetto di autonomia regionale differenziata fa credere che non esiste più l’idea di un futuro collettivo e non è un problema di carattere politico ma la messa in discussione dell’assetto istituzionale del Paese che così ideata, è una riforma palesemente incostituzionale. Una mera rappresentazione di un assetto arlecchino che crea tirannia e sudditanza.
2 commenti
Un testo immediato profondo completo e comprensibile perfino per chi nel sud si e’ fidato della Meloni
che sta tradendo i suoi lettori e ha votato come un tifoso (la mia squadra e’ la piu forte la piu bella e la meno corrotta) a destra senza valutarne le nefaste conseguenze non solo per il dud. Fallo girare nei circuiti nazionali. Merita.
Concordo assolutamente! La proposta di autonomia differenziata prefigura un vero e proprio drenaggio di risorse a favore delle regioni economicamente più forti. Una frammentazione del nostro paese che non fa altro che aumentare le diseguaglianze e i divari territoriali Nord-Sud. Per quanto riguarda i LEP nulla si dice su quali ambiti e a che livello si collocheranno e quali e quante risorse saranno necessarie. Un progetto di autonomia differenziata teso ad istituzionalizzare la povertà, in dispregio di quelli che sono i principi sui quali si fonda la nostra costituzione, all’ art. 2 la Repubblica infatti dovrebbe garantire e riconoscere i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiedendone l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. E nutro forti dubbi, quando lo Stato invece, decide di garantire i diritti dei cittadini in base al territorio d’ appartenenza. Nutro dei forti dubbi quando si vorrebbe compromettere l’ unità dell’ esercizio del diritto allo studio, penalizzando i territorio già in notevoli difficoltà nei quali il fenomeno della dispersione scolastica è sempre più frequente.. l’ istruzione deve unire, non deve dividere! E nutro altresì dei forti dubbi, quando penso alla tutela di un altro fondamentale diritto sociale, che è il diritto alla salute, anch’ esso vittima di logiche di isolazionismo e divisione. Una sanità che in seguito alla pandemia ha mostrato ancora di più la sua fragilità, precarizzata e impoverita in tutti i settori. Un vero e proprio smantellamento destinato a perpetrarsi sempre di più. Tutto questo sotto gli occhi dei cittadini che non vengono informati adeguatamente, succubi di una parte di politica che tende ad occultare quello che si sta facendo.