Di Aldo Repeti – Segretario Regionale Toscana PSI
l dibattito in questi giorni si è focalizzato in modo improprio sul diritto di esprimere il proprio pensiero o meno. Per questo aspetto mi rifaccio all’opinione competente del professor Emanuele Rossi, Professore ordinario di diritto costituzionale alla Scuola Sant’Anna di Pisa: “il generale in questione è un cittadino “cui sono affidate funzioni pubbliche” e per il quale, secondo l’articolo 54 della Costituzione, vale il dovere di prestarle “con disciplina ed onore”, giurando fedeltà alla Repubblica ed essendo sottomesso al dovere di osservare la Costituzione.
La Costituzione non si osserva rivendicando, come ha fatto il generale, “il diritto all’odio e al disprezzo e a poterli manifestare liberamente nei toni e nelle maniere dovute. Poi, l’articolo 52 stabilisce che “l’ordinamento delle forze armate è informato allo spirito democratico della Repubblica”: e ciò vale non soltanto per le f formarsi allo spirito democratico non significa soltanto rispettare le istituzioni democratiche, ma anche difendere i principi alla base della Repubblica: il principio per cui tutte le persone sono uguali (senza distinzioni di condizioni personali, ad esempio), quello secondo cui le minoranze vanno tutelate e non penalizzate, il rifiuto di ogni forma di violenza, il rispetto della pari dignità di ogni persona, e così via.”
Ciò che non è stato focalizzato, e prende spunto proprio dalle considerazioni del professor Rossi, attiene al ruolo ricoperto. Il generale ha acquisito nel tempo autorevolezza e prestigio per quanto fatto con missioni all’estero nell’esercizio di una specifica funzione istituzionale.
Ti aspetteresti che un generale che decide di scrivere un libro parlasse con titolo e competenza delle esperienze maturate in campo militare, perché in questo settore ha maturato indubbia competenza. Come da un medico o un operatore sanitario, in prima linea nella battaglia al COVID, ti aspetteresti opinioni competenti e degne di rilievo sulla propria esperienza.
Viceversa quando un generale, o il medico o l’operatore sanitario, o chiunque altro, decide di scrivere un libro che tratta argomenti più disparati, ma palesemente lontani dall’ambito in cui ha maturato competenza ed esperienza, dall’omosessualità, alla razza, alla politica ambientale, alla politica urbanistica, non possiamo aprioristicamente riconoscergli competenza come trasposizione dell’esperienza in ambito militare (o altro). Non vi è e ne’ può esserci alcun immediato automatismo!
Ne deriva quindi che, su altri argomenti generali, il rilievo del suo pensiero ha la stessa valenza e peso di una opinione espressa al bar tra amici intenti a discutere dell’universo mondo. Quindi questo è il caso in cui veramente occorre dire che uno vale uno!
D’altra parte, se si vuol strumentalmente utilizzare l’autorevolezza in ambito militare (o medico nel caso di esempio) per dare rilievo al proprio pensiero “generalista” significa trascinare, con estrema consapevolezza, il proprio ruolo nell’agone politico e quindi farsi interprete di una necessità di rappresentazione che esula dal ruolo istituzionale e coinvolgere, sempre consapevolmente, l’istituzione che si rappresenta nello scontro politico.
Ed è proprio il termine di consapevolezza, che evidenzia tutta l’ipocrisia del nostro generale. Alla stampa, dietro domanda sulle reazioni al suo libro, egli risponde che non si aspettava tutte queste polemiche. Nella realtà, che la sua sia una azione deliberata e politica là si evince proprio dalla lettura del suo libro al capitolo IX dove egli dice testualmente: “molti amici interpellati mi dicevano di non impelagarmi nel dibattito sulla omosessualità, è troppo fazioso e divisivo…lascia stare! Ti criticheranno, ti additeranno, dimostreranno spregio e disdegno, ti disprezzeranno dal profondo […]” e difronte a queste obiezioni egli risponde:”Se non prendi una posizione non avrai nessuno contro di te, ma neanche con te. [….] Se invece prendi una posizione chiara e inequivocabile, intanto esprimi francamente le tue idee e poi ci sarà sempre chi si schiera con te e contro di te e potresti suscitare l’interesse di chi vuole condividere le tue idee ma anche di chi le vuole contrastare“
Quindi il nostro generale ha scorrettamente strumentalizzato il proprio ruolo per scendere in politica, per stendere un manifesto politico fors’anche suggerito, per chiedere espressamente di schierarsi con o contro di lui!
Legittimo scendere in politica ma meno utilizzare un ruolo istituzionale per piegarlo alle proprie ambizioni. Non c’entra, ancora, la libertà di espressione ma l’uso strumentale sguaiato di un ruolo istituzionale per altri fini!
Il “mondo alla rovescia” è il suo!