Allora esistono.
No perché una volta quando si voleva dileggiare una persona un po’ facilona, ingenua, infantile, la frase storica era: ”…quello crede pure agli UFO”.
La questione è al centro del dibattito da decenni a partire dai primi avvistamenti per passare, attraverso i misteri dell’area 51 e dei tanti altri racchiusi nei cassetti di servizi militari supersegreti di non so quanti stati, per finire alla famosa frase di Medvedev, del 8 dicembre 2012, quando disse: ”Gli alieni sono tra noi. Non posso dire quanti perché sarebbe il panico”.
Ma nonostante ciò i popoli del pianeta si dividono tra ufo-scettici, prudenti possibilisti e fanatici del settore alla ricerca “dell’incontro ravvicinato del terzo tipo“.
Fatto sta che ieri un allarme UFO ha portato alla chiusura, per 12 ore, dell’aeroporto di Gaziantep in Turchia mettendo nel panico i passeggeri e il personale della struttura. Lo sconquasso è stato provocato per una segnalazione di un oggetto non identificato nello spazio aereo avvistato, intorno alle 00:30, dagli equipaggi di pilotaggio di ben due aerei passeggeri in viaggio a un’altitudine di circa 2.743 metri.
La tesi di una illusione ottica, di un abbaglio o di una bevuta collettiva foriera di visioni etiliche, diventa ben difficile da perseguire dinanzi alla testimonianza di diverse persone tra l’altro altamente qualificate e dislocate su due aerei distanti tra loro e davanti all’allarme lanciato da una autorità di controllo aeronautico di livello nazionale.
Ovviamente la Airports Authority (DHMI) sta lavorando per far luce sull’accaduto.
A seguito di questo evento attendiamo con ansia il riaccendersi del dibattito specie in Italia e, dopo aver visto 50 milioni, di virologi, poi di esperti di guerra e non di rado di CT della nazionale, ora li aspettiamo nelle vesti di Ufologi (Umberto Eco santo subito).
Una cosa però è certa, una volta conoscevamo la luna e il sole, poi abbiamo scoperto i pianeti del sistema solare, poi la via lattea che conteneva milioni di sistemi, poi che esistevano milioni di altre galassie racchiuse negli ammassi, infine che milioni di ammassi compongono le muraglie e la storia procede in un crescendo di quantità e di distanze che sta evolvendo all’infinito.
Pensare che in questo gran casino, in cui il numero dei pianeti non è misurabile solo perché non esistono vocaboli destinati a dare un nome a unità di misura pari a miliardi, di miliardi di miliardi di miliardi ecc.ecc., noi saremmo l’unico pianeta abitato da esseri viventi un po’ presuntuoso ci è.
O no?
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Massimo Carugno
Vice Direttore. Nato nel 1956, studi classici e poi laurea in giurisprudenza, oggi è avvocato nella sua città, patria di Ovidio e Capograssi: Sulmona. Da bambino, al seguito del padre ingegnere, ha vissuto, dall’età di 6 sino ai 12 anni, in Africa, tra Senegal, Congo, Ruanda, Burundi, rimanendo anche coinvolto nelle drammatiche vicende della rivolta del Kivu del 1967. Da pochissimi anni ha iniziato a cimentarsi nell’arte della letteratura ed ha già pubblicato due romanzi: “La Foglia d’autunno” e “L’ombra dell’ultimo manto”. È anche opinionista del Riformista, di Mondoperaio e del Nuovo giornale nazionale. Impegnato in politica è attualmente membro del movimento Socialista Liberale.