Di Fabrizio Montanari
Dimessosi Giolitti, a seguito dello scandalo della Banca Romana e del Banco di Napoli, Francesco Crispi fu chiamato, nel 1893, a reggere le sorti del governo. Egli, confondendo gli scioperi e le proteste di carattere economico del popolo in atto in tutta Italia per tentativi di insurrezione, decise di soffocare ogni moto di protesta, usando il “pugno di ferro”.
A Partire dal dicembre 1893, si iniziò, dunque, a equiparare i Fasci siciliani, cioè la protesta popolare per il pane e migliori condizioni economiche, a organizzazioni sovversive, per giungere alla proclamazione dello stato d’assedio in Sicilia, in Lombardia, Monferrato, Lunigiana e Guastalla, dove i socialisti avevano ottenuto ottimi risultati elettorali, conquistando il Comune e il Collegio.
Contemporaneamente prese il via una politica d’arresti e d’arresti, che colpì socialisti, anarchici, repubblicani e ogni espressione del dissenso rispetto alla politica del governo. Anche la stampa d’opposizione venne imbavagliata con rigide norme di censura.
L’attentato non riuscito dell’anarchico Paolo Lega contro Crispi del 16 giugno 1894, compiuto per vendicare i morti dei fasci e della Lunigiana, rappresentò infine il pretesto per varare ulteriori misure reazionarie, definite “anti-anarchiche”, ma in realtà finalizzate a colpire soprattutto i socialisti e miranti a ledere la libertà di stampa, d’associazione e di riunione.
A Reggio furono sciolte la Lega socialista, poi sostituita dalla Lega per la libertà, il Circolo di Guastalla, la Lega di Gualtieri e i circoli di Cavriago, Massenzatico, Cella e San Maurizio. L’accusa recitava: “istigazione al sovvertimento della società attuale, attraverso i mezzi della violenza rivoluzionaria e delle vie di fatto”.
Per fare solo qualche esempio tra i condannati reggiani figurarono Vergnanini, Salsi, Mazzoli, Storchi, Prampolini, Cocchi, Gorisi, Giglioli, Catelani e Cerlini. Tutti personaggi dalla vita politica intensa, segnati da enormi sacrifici personali, dotati di una forte personalità, oltre che da una integerrima onestà e dirittura morale. Molti furono gli arresti e le condanne al carcere o al domicilio coatto.
Qui mi interessa ricordare e rendere onore in particolare ad Alessandro Mazzoli, personaggio poco o affatto conosciuto ai più, anche se molto importante per lo sviluppo del socialismo a Gualtieri, suo comune d’origine, ma anche oltre oceano come fondatore del partito socialista italiano negli Stati Uniti.
Costretto a soli ventidue anni all’esilio per la condanna a due anni di carcere subita nel 1894, raggiunse infatti gli USA, dopo una breve permanenza in Svizzera. Pare che il costo del viaggio sia stato coperto, come anche a molti altri esuli politici, grazie ad una raccolta di fondi lanciata da La Giustizia.
Nato a Gualtieri nel 1872 da nobile famiglia, aderì al socialismo riformista di Prampolini fin dagli anni di studio in legge presso l’Università di Bologna. Collaborò assiduamente a La Giustizia, firmandosi Ghino di Tacco, e alla organizzazione del circolo socialista comunale di Gualtieri. Appartenente alla Lega socialista di Gualtieri, quando questa fu soppressa d’autorità e i suoi militanti denunciati e condannati al carcere, Mazzoli decise la via dell’esilio politico.
Giunto dunque nel 1895 negli USA, si stabilì a Latrobe, contea mineraria di Westmoreland in Pennsylvania, dove si immerse nella numerosa comunità italiana, stringendo stretti rapporti d’amicizia con molti di loro. In particolare ritrovò alcuni convinti socialisti, provenienti anche loro da Gualtieri.
Con Gioacchino Artoni, detto il “Prampolini d’America”, e Amadio Mori, entrambi esuli politici, fondò il primo circolo socialista italiano in America, che, non a caso, venne intitolato al loro maestro Camillo Prampolini. Nacque così il PSIP (Partito socialista italiano della Pennsylvania), sezione in lingua italiana del Socialist Labur Party.
Grazie soprattutto ad Artoni fu anche creata, sempre a Latrobe, una cooperativa di consumo, che svolse anche l’attività tipica delle mutue. Gli aderenti al PSIP raggiunsero in poco tempo l’incoraggiante numero di oltre cento soci.
Per breve tempo uscì anche una edizione dell’Avanti!. L’anno seguente a Pittsburg nacque invece il settimanale Il Proletario, con primo direttore Alessandro Mazzoli. Contrariamente alla precedente esperienza dell’Avanti!, Il Proletario, fra alti e bassi, raggiuse le 4500 copie giornaliere, chiudendo la sua avventura solo nel 1947.
Mazzoli, data la sua buona istruzione universitaria, si impegnò molto anche nella propaganda, sostenendo comizi, conferenze e confronti pubblici.
La Giustizia del 26 luglio 1896 riportò la notizia di un suo pubblico confronto, che riscosse molto successo nella comunità italiana, con il noto poeta anarchico Pietro Gori, sul tema “astensionismo o parlamentarismo”.
Essendo stato eletto consigliere comunale, come candidato di protesta, e grazie all’interessamento del deputato socialista Sacchi, riuscì, nel 1897, a rientrare da uomo libero in Italia e nella sua Gualtieri, dove un grande banchetto fu allestito in suo onore. Da quel momento la vita del PSIP ricadde quasi esclusivamente sulle spalle di Artoni e Mori.
Per saperne di più di tutta l’incredibile avventura del gruppo socialista di Gualtieri consiglio di leggere l’approfondita ricerca compiuta dallo storico Alessandro Incerti.
Una volta rientrato, Mazzoli, detto “Lisandrèn venne nominato, nel 1900, sindaco di Gualtieri. Fu lui pertanto a firmare la delibera della giunta comunale per l’assunzione del giovane maestro socialista Benito Mussolini, come insegnante presso le scuole elementari di Pieve Saliceto, piccola frazione di Gualtieri. Tra i due non scattò mai né la simpatia, né ovviamente la condivisione delle idee politiche. Mazzoli e Mussolini si ritrovarono infatti su sponde opposte al Congresso nazionale socialista di Reggio del 1912.
Nel 1905 venne eletto nel Consiglio comunale di Reggio, seppur nel gruppo di minoranza dopo la vittoria dell’Associazione del bene economico, detta anche della “Grande Armata”. Dopo la sconfitta di questa e il ritorno in maggioranza dei socialisti, rivestì più volte la carica di assessore, prima alle istituzioni, museo e biblioteca, poi alla ragioneria. Venne inoltre nominato presidente della importante Congregazione di carità, ricoprendo quella carica con competenza e spirito umanitario fino al 1907.
A partire dal 1910, dimessosi da assessore comunale, fu eletto Presidente della Deputazione provinciale, ruolo che svolse con passione, dedizione e grande attenzione alle necessità dei più deboli e allo sviluppo socio-economico del territorio.
Mazzoli si dimostrò sempre corretto e onesto nei confronti del partito anche quando le sue convinzioni non corrispondevano esattamente con quelle ufficiali del PSI. Nel 1911, ad esempio, manifestò apertamente i suoi dubbi sulla intransigente contrarietà del PSI all’impresa libica, tanto che il 26 novembre 1911 a Santa Vittoria fu invitato, probabilmente su sua precisa richiesta, Guido Podrecca, uno dei massimi sostenitori della tesi interventista, che l’anno seguente, al Congresso nazionale del partito di Reggio sarà espulso con Bissolati e Bonomi, dando vita al Partito socialista riformista italiano.
Nonostante il suo dissenso rispetto alla posizione ufficiale sostenuta dal partito, al Congresso nazionale del 1912 votò contro la cacciata dei riformisti di destra, ma allo stesso tempo non condivise l’uscita dal partito dei suoi amici e compagni Borciani, Petrazzani e Maffei. Per Mazzoli, infatti, l’insegnamento di Prampolini che metteva al primo posto l’unità di tutti i socialisti, rappresentò sempre la strada maestra da seguire.
Nel 1915, su proposta del sindaco Roversi, venne costituito un “Comitato Generale per l’organizzazione dei servizi civili nel caso di mobilitazione”. Lo scopo fu quello di coordinare le attività economiche, dei servizi d’assistenza ai civili e ai soldati, e per assicurare assistenza materiale e morale alle famiglie di coloro che venissero chiamati alle armi.
A presiedere il Comitato fu chiamato Mazzoli, quale presidente della Deputazione provinciale. Tale Comitato venne subito allargato alla partecipazione di esponenti di tutte le forze politiche e delle associazioni economiche. Una delle prime iniziative di Mazzoli, onde rendere più efficace e puntuale l’attività, fu quella di suddividere il Comitato in sezioni, ciascuna con un proprio presidente: sanitaria, agricola, commerciale, propaganda e raccolta d’offerte, assistenza ai profughi, assistenza ai feriti, assistenza all’infanzia.
La posizione di Mazzoli di fronte al Primo conflitto mondiale non si discostò molto da quella assunta in occasione dell’impresa libica, tanto che nel maggio 1916 partecipò a una manifestazione patriottica a Reggio, suscitando critiche da parte di molti socialisti.
Il suo forte sentimento patriottico risaliva probabilmente al tempo del suo esilio americano, quando la lontananza dalla sua casa e dai suoi compagni si era trasformata in malinconia per la sua terra, portandolo a rivendicare e a diffondere, anche negli USA, le lotte e le conquiste riportate dal socialismo riformista nel reggiano.
Nel gennaio del 1916, come già previsto, Mazzoli venne sostituito alla presidenza della Deputazione provinciale dall’avvocato Igino Bacchi Andreoli.
Dopo l’avvento del fascismo si appartò definitivamente dalla vita politica per dedicarsi all’avvocatura, ottenendo anche il riconoscimento al merito della Toga d’oro. Morì in tarda età a Reggio nel 1965.