Di Alessandro Perelli
Il tempo provvede spesso a cancellare e a fare dimenticare gli avvenimenti, soprattutto quelli negativi, ma il caso dei due marò italiani, imbarcati su una petroliera e arrestati dalla polizia del Kerala, in India, il 15 febbraio 2012 con l’ accusa di avere ucciso due pescatori, aveva segnato pesantemente le relazioni e i possibili accordi tra il nostro Paese e l’India.
La nave italiana era stata posta in stato di fermo e i due erano stati incarcerati con l’accusa di omicidio, mentre si apriva il contenzioso sulla giurisdizione rispetto a dove sarebbe avvenuto il fatto, con accuse reciproche. Solo nell’ ottobre del 2021 il Tribunale internazionale dell’ Aja, dopo il pagamento di un cospicuo risarcimento alle famiglie delle vittime, aveva chiuso il caso. Questo anche in seguito al fatto che l’Italia aveva garantito a Nuova Delhi il proseguimento dell’iter giudiziario nei confronti dei marò, nel nostro Paese, come da indicazione dell’autorità dell’Aia.
Con il Governo Draghi si era già deciso di andare oltre quello che era stato un vulnus che pareva insuperabile nei rapporti, ma la visita effettuata da Giorgia Meloni sabato 11 marzo nella capitale Indiana, e l’incontro con il Premier Narendra Modi, ha significato la ricostruzione di una relazione su basi cooperative e addirittura amichevoli con la riconferma del ruolo dell’Italia quale partner strategico e militare.
Questo è avvenuto in un momento di particolare delicatezza, non solo per quanto accaduto in passato, ma anche per l’attuale contesto internazionale, profondamente segnato dalla guerra in Ucraina. Non è un mistero infatti che Modi, non solo non abbia condannato l’invasione di Putin, ma stia sorreggendo l’economia russa attraverso una serie di importante di importazioni. Tra queste di particolare rilievo è il mercato del petrolio, che ha raggiunto livelli record.
Con la caduta del Muro di Berlino, questo tradizionale rapporto non si è esaurito ma, di converso, si è consolidato, soprattutto nel campo della sicurezza, dal momento che Mosca è divenuta la più importante fornitrice di armamenti. Modi si è ben guardato dal prendere una posizione precisa a fianco di Kiev, cercando di trarre profitto per il suo Paese dalle tensioni tra Est e Ovest. Questo ha determinato un vertiginoso aumento degli scambi bilaterali con Mosca.
Negli ultimi periodi si sta verificando un curioso meccanismo che vede il subcontinente indiano acquistare petrolio russo per poi esportarne i suoi prodotti derivati, che non sono soggetti a sanzioni. Una dipendenza, quella da Mosca, che si è estesa anche alla decisione di non utilizzare più il dollaro nelle transazioni commerciali.
In questo complesso contesto si è svolto l’incontro Modi-Meloni. Il Premier indiano ha accolto la nostra Presidente del Consiglio con il picchetto d’onore e la cavalleria della guardia presidenziale. Nel suo indirizzo di saluto Modi ha voluto sottolineare il fatto di trovarsi di fronte la prima donna Premier del nostro Paese.
Durante il colloquio durato oltre un’ora e mezza, si è passati ad analizzare una serie di temi riguardanti la cooperazione nel settore della difesa con esercitazioni congiunte e coproduzione di armi. Modi ha auspicato che le relazioni con il nostro Paese possano registrare un salto di qualità sia sul piano economico, sia sul piano commerciale e industriale. Giorgia Meloni non poteva che apprezzare queste dichiarazioni; ha tenuto infatti a rimarcare quanto le autorità italiane e quelle indiane abbiano deciso di elevare i loro rapporti al ruolo di partenariato strategico (in pratica quello che già esiste tra il nostro Paese e il Giappone).
In chiusura la Meloni si è complimentata per la leadership di consenso raggiunta da Modi in India (dimenticando le critiche dell’opposizione sui suoi metodi e sul suo integralismo). Indubbiamente è stata voltata pagina rispetto al clima di diffidenza e di freddezza che aveva regolato le relazioni Roma Nuova Delhi dopo il caso dei marò. Quello che non è ancora chiaro è come ciò si inserisca in un contesto internazionale che ci vede impegnati, con USA e Unione Europea al fianco di Kiev contro l’invasione di Putin . Da questo punto di vista nessuna dichiarazione congiunta ma solo un vago auspicio di impegno comune verso la pace. Francamente, considerata l’attenzione che l’India sta riservando alla vicina Cina, e al suo ruolo rispetto la complessa situazione pakistana, non si poteva sperare nulla di più.