di Alessandro Palumbo
Il tema delle intercettazioni, telefoniche, ambientali, fatti con il trojan-Spy è tornato nel dibattito pubblico (alquanto sgangherato a dir la verità) dopo le dichiarazioni del ministro Nordio.
Ma cosa ha detto Nordio da far insorgere PM e giornali? (in particolare il Fatto Quotidiano ) ,cose abbastanza normali che ogni cittadino non influenzato da smanie giustizialiste potrebbe, se non approvare, perlomeno provare a capirle e a discuterne serenamente.
Le intercettazioni, di tutti i tipi, hanno un costo elevato, centinaia di milioni annui e quindi andrebbero usate con criterio e non ad libitum.
Una frase piuttosto “normale”, ogni investigatore dotato di buon senso potrebbe farla propria, soprattutto se confrontata con la mole di intercettazioni inutili che rimangono inutilizzate.
Le intercettazioni in Italia sono di gran lunga sopra la media europea e sono utilizzate sulla base anche di labili sospetti e per reati di poco conto, quando una semplice ricerca investigativa potrebbe essere sufficiente.
Le intercettazioni sono e devono essere uno strumento di ricerca della prova, non una prova esse stesse.
Anche questa è una frase di totale buon senso, quanti di noi parlando al telefono con un collega hanno “ucciso” il capo azienda, quanti hanno maledetto la suocera, quanti hanno torturato l’allenatore della propria squadra, quanti hanno messo una bomba sulla banca che gli ha negato il prestito? È cosi difficile pensare che frasi dette al telefono, estrapolate da qualsiasi contesto, nella propria intimità, hanno un valore nullo se non suffragate da prove concrete? Prova ne è che processi costruiti soltanto su intercettazioni sono crollati nel dibattimento, portando ad assoluzioni. (parleremo del caso Padovano, incarcerato sulla base di intercettazioni e assolto dopo 17 anni di inferno).
Le intercettazioni finiscono per essere uno strumento di violazione, a volte di stupro della propria privacy e sono strumento di distruzione della altrui dignità e spesso sono usate per scopi ultronei alla ricerca della verità, ma appunto per delegittimare e spesso e volentieri per scopi politici.
Questa è sicuramente l’affermazione più delicata e che più tocca il nervo dei giustizialisti con la bava alla bocca, interessati non alla giustizia, ma allo “sputtanamento”. È bene chiarire un fatto: il problema non riguarda i giornali e la libertà di stampa, i giornalisti fanno il loro mestiere, costruiscono carriere e vendono copie, il Fatto Quotidiano ci ha costruito una ragione di essere, come i giornali di pettegolezzi mondani che vivono sulle corna dei vip, questi giornali vivono sulla delegittimazione e sul voyerismo della gente, un potente messo alla berlina fa sempre gola alle tricoteuse nostrane; (ricordate la ministra Guidi e la sguattera del Guatemala? Costretta alle dimissioni e fonte di risate, salvo poi essere assolta, ma con reputazione e carriera finita).
Lasciamo pure che i giornalisti di questo stampo facciano il loro mestiere di gazzettini delle Procure, la vera questione è chi e perché fornisce ai giornali queste intercettazioni?
Che fine ha fatto il segreto istruttorio, quanti tra magistrati, cancellieri, avvocati sono stati indagati per questo motivo?
Qui io vorrei essere chiaro : la pubblicazione di estratti di conversazioni del tutto private e ininfluenti ai fini delle indagini è un fatto squallido e brutale, ma siamo sicuri che pubblicare intercettazioni che sono oggetto di indagini o nella fase processuale, quando non è intervenuta una condanna siano legittime? Non si ha diritto alla presunzione di innocenza? Non si ha diritto a non venire esposti a processi nei mercati e nei media ?
Sono due temi distinti, il primo tocca la dignità e la riservatezza delle persone. Tutti noi abbiamo il diritto di venire rispettati anche nei nostri segreti quotidiani. Il secondo tocca il tema del garantismo che in un sistema di processi pubblici è forse troppo sollevare, ma che dovrebbe essere affrontato con attenzione e pacatezza.
Non possiamo poi nasconderci dietro un dito e far finta di non sapere come le intercettazioni siano usate a scopo politico (le puttane di Berlusconi, i litigi tra Renzi e il padre e se volete più esempi comprate per una settimana il Fatto Quotidiano ).
Questo è l’aspetto più grave in un sistema democratico dove la battaglia politica dovrebbe essere basata sul confronto di idee e programmi, purtroppo da troppo tempo lo scontro politico è sceso a livelli bassi e da troppo tempo, da Tangentopoli in poi, la politica, la morale, la giustizia (in questo caso con la g minuscola) si intrecciano in una maionese impazzita e da troppo tempo la sinistra forcaiola ha inoculato un virus: l’avversario è un nemico corrotto e farabutto e ogni sistema è buono per estirparlo. Prendiamo il caso recente di Zaia, quale rilevanza ha intercettare e pubblicare gli insulti di Zaia e sapere che ha in antipatia un ex collaboratore? Nessuna se non si inquadra nella lotta politica squallida, che parte dalla ridicola denuncia di Crisanti. Si vuole criticare il metodo gestionale della Regione Veneto? Ci sono tutti gli strumenti politici per farlo, ma la scorciatoia è sempre quella, lo sputtanamento gratuito.
Tornando alla domanda iniziale perchè di fronte ad affermazioni cosi banali, che dicono cose di una evidenza solare questa feroce polemica che è arrivata ad affermare che si vuole aiutare la criminalità organizzata?
È evidente che le motivazioni sono nella presunzione dei giornalisti e dei PM (diciamo per prudenza di una parte di loro). La convinzione di essere una casta di intoccabili, che possono fare qualunque cosa, affermare il principio che si possa mettere un limite, quello della dignità della persona, introdurrebbe un fastidioso precedente, verrebbe a ledere l’onnipotenza di cui pensano di godere.
Vorrei poi fare una chiosa finale; non si vuole negare che le intercettazioni, fatte in modo equilibrato, utilizzate come strumento per arrivare alle prove e tenute riservate siano un utile strumento di indagine, ma siamo poi cosi ingenui da pensare che mafiosi, camorristi, ndranghetisti, grandi corruttori si confidino al telefono o parlino a ruota libera quando tutti sanno che possono essere intercettati? O questo argomento è usato in buona parte per motivi strumentali?
Sarebbe un paese normale come disse una volta un ex politico passato poi al lobbismo di professione un paese dove su cose cosi delicate si potesse aprire un dibattito serio e non viziato da interessi di parte.
A proposito ora si è passati dalla divulgazione di intercettazioni alla divulgazione di appunti riservati, Donzelli docet e ci dimostra ancora di più la trasversalità giustizialista e la solitudine dei garantisti e di chi aspira ad una elevata civiltà giuridica.