E’ fatta: dopo mesi di bagarre sulla ripartizione dei costi per accogliere i rifugiati, il governo federale tedesco e i suoi Lander hanno raggiunto un accordo su alcune misure per ridurre l’immigrazione irregolare in Germania. Le misure (drastiche e innovative) prevedono anche forti restrizioni delle prestazioni per i richiedenti asilo e un prolungamento dei controlli alle frontiere, soprattutto quelle orientali. Il cancelliere socialdemocratico Olaf Scholz ha parlato di un “momento storico“, mentre il presidente dell’Assia, il cristiano-democratico Boris Rhein, ha detto che è stato avviato “un percorso composto da molti passi” ancora da compiere. Dunque dal 2024 il governo federale pagherà una somma forfettaria annuale di 7.500 euro per ogni richiedente asilo. Questo, pur di cancellare la somma annuale di circa 3,7 miliardi di euro finora spesa per questi individui. Scholz ha parlato di “transizione verso un sistema che respira” cioè che eroga concede più o meno danaro a seconda che ci sia un aumento o un calo del numero di migranti. Resteranno tutti in piedi i controlli già oggi effettuati alle frontiere con Svizzera, Repubblica Ceca, Polonia e Austria. E invece di denaro contante, ai richiedenti asilo in Germania sarà versata una parte dei loro sussidi attraverso una carta di pagamento. Finora, ogni straniero che arriva in un centro di prima accoglienza tedesco – dove gode di vitto e alloggio – riceve 182 euro in contanti al mese “per le necessarie esigenze personali”. Per evitare che i richiedenti asilo rispediscano questo denaro nel loro Paese d’origine, d’ora in poi ai migranti sarà data una carta che consentirà loro di acquistare direttamente ciò di cui hanno bisogno nei negozi. Appena lasciato il centro di prima accoglienza, i richiedenti asilo sono poi assegnati a diversi alloggi: in attesa che il loro caso venga esaminato, finora ricevevano 410 euro al mese per una persona singola, e 738 euro per una coppia, fino a un tempo massimo di 18 mesi. D’ora in avanti, per beneficiare di questo aumento dovranno aspettare 36 mesi. Il doppio del tempo. A questo forte taglio dei sussidi economici si aggiunge anche la formula dell’impiego obbligatorio dei richiedenti asilo, che saranno tenuti occupati in lavori di pubblica utilità.
Al contempo la Germania ha voluto e saputo definire una legge tutta nuova per attirare lavoratori stranieri extracomunitari “qualificati”. Le prime fasi operative della nuova misura sono già in atto, e l’intero procedimento sarà completamente effettivo dall’estate del 2024. Questa nuova normativa sull’immigrazione dovrebbe rendere più facile per i cittadini di Paesi terzi lavorare in Germania, nonostante si preveda che il numero di lavoratori extracomunitari potrebbe aumentare fino a 60.000 unità all’anno. La manovra, però, piuttosto che incoraggiare l’immigrazione generale, sembra concepita per ridurre la grave carenza di lavoratori qualificati, che lo scorso anno in Germania ha raggiunto il massimo storico: lo IAB – Istituto per la ricerca sull’occupazione – ha rilevato 1,74 milioni di posizioni vacanti in tutti i Lander. Addirittura, la carenza di personale ha colpito quasi la metà delle aziende intervistate dall’istituto di ricerca IFO di Monaco, costringendole a rallentare le loro attività.
Giù a gennaio, durante una conferenza stampa presso l’Ufficio federale per gli affari esteri (BfAA), il ministro federale degli Esteri Annalena Baerbock dichiarò che modernizzare il processo di rilascio dei visti significherebbe “stravolgerlo” ma al contempo ammise la necessità di eliminare la burocrazia e di migliorare la digitalizzazione e l’efficienza dell’intero sistema. E questo la Germania ha fatto: per attrarre lavoratori stranieri qualificati eliminando le varie pastoie burocratiche, Berlino introduce una “carta delle opportunità”. Questa “chancenkarte” utilizzerà un sistema a punti per consentire ai lavoratori con le competenze richieste di entrare in Germania più facilmente. L’idea è del Ministro del Lavoro, Hubertus Heil, e si rivolge soprattutto a chi non ha ancora un contratto di lavoro stabile in Germania (attualmente, invece, la maggior parte dei cittadini extracomunitari deve avere un’offerta di lavoro prima di poter trasferirsi). Il sistema a punti terrà conto delle qualifiche, dell’esperienza professionale, dell’età, della conoscenza della lingua tedesca e dei legami col paese ospitante, come ad esempio la presenza pregressa di familiari nel Paese. Ogni anno verranno stabilite delle quote in base ai vari settori industriali che necessitano di lavoratori. Per candidarsi al programma è necessario soddisfare almeno tre dei quattro criteri fondamentali: laurea o formazione professionale; tre anni di esperienza professionale; conoscenze linguistiche adeguate oppure un precedente soggiorno in Germania; non superare i 35 anni di età. Oggi ai cittadini di quei Paesi con cui sono stati stipulati accordi sui visti è già concesso di entrare in Germania per 90 giorni (senza visto), ma sono autorizzati solo ad accettare impieghi di breve durata. Con la carta delle opportunità, invece, alle persone sarà possibile entrare per cercare un lavoro o un apprendistato mentre si trovano già nel Paese, anziché fare domanda dall’estero. Però i richiedenti dovranno prima dimostrare di poter permettersi di pagare tutte le spese di vitto e alloggio. I soggetti qualificati in cerca di lavoro, in possesso di una laurea o di un certificato professionale, saranno quindi autorizzati a rimanere nel Paese per un anno durante l’intera ricerca di un impiego a tempo pieno, e intanto potranno lavorare fino a 20 ore alla settimana.
Sembra trattarsi di un’enorme offerta di lavoro da parte di Berlino, per ovviare a una pericolosa carenza di personale che si traduce, oggi, soprattutto nella ricerca di artigiani qualificati, ingegneri elettrici, specialisti IT, badanti, infermieri e professionisti della ristorazione e dell’ospitalità. Tra le altre professioni più richieste, elencate addirittura sul sito web del governo, compaiono anche medici e scienziati. Tutto bene quindi. Ma non dimentichiamo che l’altra faccia di questa improvvisa generosità tedesca è la già citata stretta di vite sugli accessi “non professionali” di migranti. Come dire: volete vivere in Germania? Va bene, ma dovete dimostrarvi all’altezza. La selezione all’ingresso nel Paese di Goethe e Beethoven sembra così esser passata dal campo genetico a quello professionale. Bella mossa, teutoni. Nessuno vi può formalmente può criticare. Ma vi teniamo sott’occhio.