Di Paolo Dagli Orti
Con 7000 firme di cittadini residenti in Veneto sarà possibile presentare al Consiglio Regionale la proposta di Legge di iniziativa popolare denominata: “Procedure e tempi per l’assistenza sanitaria regionale al suicidio medicalmente assistito ai sensi e per effetto della sentenza n. 242 del 2019 della Corte costituzionale”.
Questa proposta di legge, elaborata e promossa dall’Associazione Luca Coscioni, vuole garantire procedure e tempi certi a chi deciderà di accedere al suicidio medicalmente assistito attuando quel diritto garantito sin dal 28 novembre 2019, dopo la pubblicazione della sentenza della Corte. Ricordiamo che le sentenze della Corte costituzionale hanno efficacia nei confronti di tutti i cittadini dal giorno successivo alla pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale e sono definitive.
La persona malata oggi può richiedere l’aiuto medico per la morte volontaria, senza ulteriori sofferenze e con dignità. Oltre alla espressione della propria volontà libera, la persona deve essere affetta da una malattia irreversibile che causa sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili e tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Il Servizio Sanitario Nazionale, con il parere del Comitato etico competente, deve verificare la presenza di queste quattro condizioni. Manca però una regolamentazione accurata che consenta di esercitare davvero questo diritto all’autodeterminazione.
Federico Carboni, dal 2010 tetraplegico, è stato il primo cittadino italiano che nel giugno 2022 ha ottenuto l’aiuto medico per la morte volontaria, nel rispetto della procedura prevista dalla sopra richiamata sentenza della Corte. Ma solo dopo due anni dalla richiesta fatta alla Azienda sanitaria della regione Marche e i ricorsi al Tribunale, ha avuto la possibilità di morire nel proprio letto.
Fabio Ridolfi, invece, dopo 18 anni di paralisi totale irreversibile, la richiesta inviata alla Azienda sanitaria e il ritardo dell’esito delle verifiche mediche, nel giugno 2022 ha chiesto la sedazione palliativa profonda continua perché, nella sofferenza intollerabile, non poteva più attendere. Morì dopo ore di sedazione e non immediatamente come desiderava.
Non si dovranno mai più ripetere simili situazioni di tortura di persone malate, sulle quali sono stati violati anche i limiti imposti dal “rispetto della persona umana” garantito dalla nostra Costituzione (art. 32 co.2).
Il 4 febbraio scorso è iniziata la campagna di raccolta firme LIBERI SUBITO e il riferimento al tempo è quanto mai opportuno, perché è proprio il troppo tempo di attesa nella sofferenza che può vanificare un diritto acquisito. Il Veneto sarà seguito dalle altre Regioni nei prossimi mesi.
Ad un mese dall’avvio della campagna sono state già raccolte più di 2800 firme.
Fino a luglio è possibile firmare ai tavoli presenti nelle principali piazze venete, presso gli uffici di molti Comuni e negli studi legali che hanno dato la loro disponibilità.
Informazioni e disponibilità come volontari o autenticatori al sito: https://inveneto.liberisubito.it/
Stefano Gheller di Cassola (VI), nella sua condizione di distrofia muscolare progressiva, per il proprio compleanno ha scritto alcuni versi che danno voce ad un crudo dolore che distrugge:
Ho 50 anni E qui dentro si muore.
Ma è già da più di 35 Questa prigione ti fa cambiare
Che vivo in un carcere E ti dà una vita
Nessun reato commesso là Che non esiste più
Fuori Perché questa sedia
È una gabbia anche lei
E il tempo scorre di lato ma E mi ripetono sempre che devo darmi da fare
Non lo guardo nemmeno Perché alla fine posso uscire ma non saprei dove andare
E mi mantengo sedato per Ma non capiscono un cazzo, no
Non sentire nessuno. Io non mi ci riconosco
Tengo la musica al massimo E non li voglio imitare
Io così agitato Ho 50 anni
Così sbagliato Ho 50 anni e vivo in un carcere
Da continuare a pagare in Se c’è un reato commesso là
Un modo esemplare Fuori
Qualcosa che non ricordo di È stato quello di nascere.
Avere mai fatto.
Comitato Promotore Veneto ALC